Cari fratelli Laziali, finalmente la nostra Lazio è ritornata! Non poteva essere quella impalpabile vista contro il Milan ne' la boccheggiante affondata a Lecce, in quel che è stato forse il più cocente naufragio occorso quest'anno. Abbiamo perso per strada punti fondamentali ma non è questa la sede per rimuginarci sopra. Salutiamo piuttosto uno dei più grandi giocatori della storia del calcio italiano: Ciro Immobile, campione dentro e fuori dal campo, il modello perfetto da offrire alle generazioni future dei tifosi che verranno. Auguriamoci che possa concludere la sua eccezionale carriera continuando a vestire per sempre la maglia con l'Aquila sul petto. Simone Inzaghi, già subito dopo il successo casalingo contro il Cagliari, aveva dichiarato che la squadra si meritava un piazzamento finale migliore di un quarto posto. L'impressione di domenica sera, a Verona, è che la Lazio sia tornata giusto in tempo per lo sprint finale, sei punti da aggredire senza troppi giri di parole e dichiarazioni di facciata. Attenzione però alla partita contro il Brescia. Non rilassiamoci sul più bello! Proviamo a puntare al secondo posto. Come buon augurio, allora, abbiamo scelto il Lazio-Brescia del 4 giugno 1995. Ricordate come andò a finire l'ultima giornata del Campionato di Serie A? Era il 4 giugno di venticinque anni fa. Zeman aveva una macchina da gol e per l'ultima di campionato predispone la squadra con il consueto modulo offensivo: Marchegiani Bacci Favalli Venturin Negro Chamot Rambaudi Fuser Boksic Colucci e Signori. In panchina il fido Bubu Orsi, Bonomi, Casiraghi, De Sio e il baby Nesta. Il Brescia è allenato da un ex grande calciatore, uno dei più rappresentativi del calcio italiano degli Anni Settanta. Di scuola atalantina, ha giocato a lungo nell'Inter ma è tra le mura medievali di Ascoli Piceno che trova la sua definitiva consacrazione. Adelio Moro, dunque, schiera, oltre al "nostro" Marco Ballotta, anche Francini Di Muri Piovanelli Baronchelli Bonometti Schenardi Marangon Neri Giunta e Gallo. Ci verrebbe la voglia di cominciare dalla fine: giocammo la partita più brutta del Campionato ma scavalcammo il Parma e agguantammo il secondo posto, all'epoca il miglior piazzamento raggiunto dopo il primo scudetto del '74. "Zemanlandia" giocò veramente sottotono, con una immotivata sufficienza. Il Brescia si arroccò dietro e non ci concesse nulla. I cinquantaseimila tifosi che affollarono l'Olimpico si interrogarono a lungo sul perché una formazione già retrocessa potesse battersi con insolita ed indomita rabbia e perché la Lazio quasi snobbasse l'ultimo impegno al punto da rischiare di vanificare il sogno del secondo sorpasso stagionale dopo aver già realizzato quello sulla asroma. Per quasi un'ora e mezzo il Brescia stringe in una morsa Signori e Boksic, con la testa quasi già in vacanza e indifferenti ai richiami dell'irritato Rambaudi che si sbracciava invano sulla corsia di destra. Questa abulia metteva in crisi la squadra, già priva del fosforo e del dinamismo di Winter, fermo per squalifica. Quando il tabellone lampeggio' per segnalare il gol del vantaggio del Napoli sul Parma, la Nord riprese a soffiare alle spalle della squadra: niente! Tant'è che, qualche minuto dopo, a momenti lasciavamo passare Gallo, lasciato incautamente solo davanti a Marchegiani. Fortunatamente l'inesperto attaccante lombardo calcio' con scarsa convinzione e Marchegiani evito' il gol dello zero a uno parando con un tuffo, tutto sommato abbastanza scolastico. Nel secondo tempo ancora meno episodi da raccontare. Signori accennò qualche timido guizzo che non produsse esito, Venturin, Fuser, Colucci e gli altri del centrocampo saltellarono sul prato come se si stessero allenando a Formello. Davanti Boksic si smarrì nella ricerca di uno slancio per sfuggire alla marcatura, fino ad essere giustamente sostituito da Casiraghi il cui apporto però fu scarso, riuscendo quasi a far rimpiangere la macchinosità del croato. La difesa vigilo' con esperienza ma l'impressione era che, anche dietro, non si stesse giocando una delle partite migliori. Ed infatti ancora Marchegiani fu costretto ad esibirsi in altri due interventi, prima uscendo sui piedi del fuggitivo Gallo e, successivamente, due volte, su iniziative di Neri. Quando tutto sembrava perduto ecco il gol che restituiva il sorriso allo stadio e ci consegnava il secondo posto. Una rete giunta all'ultimo minuto di una partita da dimenticare. Quel che vogliamo invece ricordare (e ringraziare nuovamente ad un quarto di secolo di distanza) è il centrocampista Leonardo Colucci, eroe per un giorno per quel suo gol che ci regalò il secondo posto finale. Era il novantesimo: Venturin, appena fuori dal limite dell area, forse nell'unica azione di attacco ben congegnata di tutta la partita, crossa al centro. Irrompe, quasi nell'area piccola, Colucci che schiaccia di testa sorprendendo Ballotta. Il signor Dinelli della Sezione di Lucca registro' sul suo libretto un gol probabilmente poco meritato ma, al tempo stesso, il gol che valeva un secondo posto. Chi si classificò al primo posto? C'è da chiederlo? La Juventus vinse con merito il suo ventitreesimo scudetto, noi ribadimmo l'egemonia cittadina e confermammo di aver diminuito il gap dalle formazioni del Nord. Mercoledì dovremo essere concentratissimi. Oggi, come ieri, giochiamo contro un Brescia già retrocesso ma dobbiamo aiutare Ciro ad entrare nel ristretto e selezionato gotha dei super-bomber d'Europa. Già, l'Europa! Tra qualche mese sarà nuovamente Champions! Per l'edizione 2020-2021 saremo anche noi in corsa per la Coppa più importante. Un nostro nuovo inizio, nella dimensione che più ci compete. Ugo Pericoli