Cari fratelli Laziali,
si sta chiudendo un anno piuttosto deludente. Le gestioni della S.S. Lazio degli ultimi vent’anni sono sempre state altalenanti. Un anno su e uno giù. Purtroppo, stiamo assistendo ad un declino, nel senso che – almeno alla luce dell’attuale posizione in classifica - quest’anno corriamo il rischio di peggiorare il risultato dello scorso anno. E questo, al netto degli omissis arbitrali che ci stanno perseguitando e che faranno sì che nella prossima gara a Udine, la Lazio sarà ancor più in emergenza di quanto non sia stata con la Cremonese.
Ci scuserete il lungo preambolo.
Per l’amarcord che anticipa la partita di sabato 27 dicembre, vi riportiamo ad un precedente, anch’esso disputato di sabato, che vide la Lazio di Roberto Mancini protagonista al Friuli.
Era il 1° novembre 2003, l’VIII giornata del campionato.
L’Udinese di Luciano Spalletti è decisamente una buona squadra: De Sanctis, Bertotto, Sensini, Kroldrup, Castroman, Pinzi, Pazienza, Jankulovski, Iaquinta, Fava e Jorgensen. A disposizione del tecnico toscano ci sono Renard, Pieri, Muntari, Nomvete, Pierini, Manfredini e Rossitto.
È bella anche la Lazio del Mancio: Sereni, Oddo, Negro, Mihajlovic, Zauri, Fiore, Dabo, Liverani, Stankovic, Corradi e Simone Inzaghi. Sulla panchina siedono Casazza, Couto, Albertini, Favalli, Giannichedda, Claudio Lopez e Muzzi.
Mancini dispone di discreta rosa che sta però lottando su tre fronti. Manda in campo la Lazio-bis, con Albertini, Lopez, Couto e Favalli a riposare in panchina.Il turn-over si è reso necessario, la Champions è dietro l’angolo e bisogna gestire e razionalizzare le forze.
Siamo alquanto perplessi della scelta operata da Roberto Mancini, di schierare il duo Dabo-Liverani come perno di centrocampo. Il Mancio ha infatti concesso un turno di riposo a Giannichedda; la partita inizia con la Lazio subito in attacco.
Dall’altra parte, anche Spalletti ha una grana non da poco. David Pizarro è infatti bloccato da una tendinite atipica e il centrocampo dell'Udinese perde tantissimo, in quantità e qualità.
Il gioco della Lazio è semplice, facile e corale e dopo un quarto d’ora arriva il meritato vantaggio, complice un’incertezza della difesa bianconera: Sensini e De Sanctis sono rispettivamente convinti che intervenga l’altro e sul cross da destra operato da Oddo, si lasciano anticipare da Corradi che si esibisce nel suo pezzo forte: il colpo di testa. È il 17', Udinese 0 – Lazio 1.
Il vantaggio dura molto poco, perché Iaquinta s’inventa un goal da favola. Cross da destra di Castroman e girata al volo dell’attaccante crotonese proprio all’incrocio dei pali. Sereni resta di sale mentre i friulani fiutano la possibilità di ribaltare il risultato. È il minuto numero 28. La paura per noi tifosi dura poco, perché Mancini ha ridisegnato la Lazio, che adesso gioca nuovamente un calcio arioso ed efficace. Non passa che un'altra manciata di minuti per comprendere che si tratta di un pareggio estemporaneo.
Quattro minuti più tardi, Dabo innesca la rete dell'1-2 con un colpo di tacco che verrà archiviato come uno dei gesti tecnici più belli della stagione. Il colpo di tacco di Dabo ha innescato Fiore, che ora discende lungo la fascia destra, mette in mezzo, tiro di Stankovic e Inzaghi piomba come un falco sulla respinta di De Sanctis. I friulani protestano, sostengono che Simone era in fuorigioco al momento del tap-in, ma il signor Trefoloni ha visto bene, Sensini teneva in gioco sia Inzaghi che Corradi. Gol regolare e Udinese, stavolta, quasi tramortita. Nonostante un buon quarto d'ora in avvio di ripresa, quando Spalletti ha ridisegnato la formazione, mettendo fuori Castroman e inserendo Pieri a sinistra e Jankulovski a destra, i friulani appaiono nettamente inferiori alla squadra ospite.
La Lazio di Roberto Mancini (ritratto nella foto in un abbraccio con Stefano Fiore) era veramente di alto livello: sapeva difendersi con autorità e ripartire con soli tre-quattro tocchi, generando contropiedi mortiferi in sequenza. Non c'era pallone che sfuggisse o occasioni che venissero sciupate. Come dicevamo, quella Lazio giocava un calcio semplice ma spettacolare, con azioni ariose e sempre efficaci.
La Lazio 2025-26, nonostante le innegabili doti psicologiche e taumaturgiche del suo allenatore, appare terribilmente più debole. Con un centrocampo totalmente da inventare, la saggezza psicologico-motivazionale di Maurizio Sarri potrebbe non bastare. Non prendere nemmeno un punto contro l’Udinese potrebbe significare un ritorno nella parte destra della classifica. Non se lo merita il tifoso Laziale, che spera di chiudere il 2025 con un risultato almeno dignitoso.
Vi diamo appuntamento a gennaio per Lazio-Napoli e naturalmente, forza Lazio!
Ugo Pericoli
