Cari fratelli Laziali, l'ultimo week-end non è che sia andato propriamente benissimo, lo dobbiamo ammettere senza se e senza ma. Allo stesso tempo vogliamo dirvi che tutto può ancora succedere. Visto che questa è tutto fuorché una rubrica dove si parla di tecnica, vi diciamo che resteremo in attesa - proprio come tutti voi - delle sfide che la Juventus avrà con Milan e Atalanta. Certo, non possiamo più mancare nessun appuntamento con la vittoria a cominciare da quello di Lecce, tra poche ore. Come buon augurio per l'amarcord di oggi abbiamo scelto il Lecce-Lazio del secondo scudetto, quello in cui la nostra Lazio inseguiva la Juventus ad una distanza simile a quella di oggi. Era il 5 marzo 2000, la ventiquattresima giornata del Campionato di Serie A una giornata soleggiata e ventosa, con le pianure salentine spazzate dal gelo di una implacabile tramontana. Cavasim schiero il suo migliore undici composto da Chimenti Juarez Viali Pivotto Savino Balleri Bonomi Piangerelli Lima Marino e Lucarelli. Noi arriviamo a Lecce con la testa anche alla Champions ma, nonostante ciò, Sven Goran Eriksson, ritratto nella foto, può schierare una delle migliori formazioni possibili potendo pescare continuamente da un mazzo molto ricco carico di assi, jolly e pinelle. Quel pomeriggio di venti anni fa la Lazio era la seguente Marchegiani Negro Nesta Couto Pancaro Conceicao Veron Sensini Nedved Ravanelli e Salas. Eh si, la panchina era ben diversa da quella attuale e merita di essere menzionata quasi come una formazione bis Ballotta Gottardi Lombardo Mancini Stankovic Simeone e il giovane Simone Inzaghi. Quando il signor Messina di Bergamo fischia il calcio di inizio il vento soffiava più forte del suo fischietto. I ventisettemila presenti alzarono il bavero dei giubbotti e iniziarono a seguire la partita con le mani infilate in guanti bel caldi. Iniziamo bene e al sesto minuto prendiamo una traversa con Veron su calcio di punizione. Poi Negro tira addosso a Chimenti, lanciato in uscita, ma sulla ribattuta spreca sul fondo. Al 10' Lucarelli si trova solo davanti a Marchegiani ma non riesce a sfruttare l'occasione. La partita non decolla fino al 35' quando sono i giallorossi leccesi a sfiorare la rete con un gran tiro al volo di Bonomi che costringe "il Conte" ad un grande parata. Ma tre minuti dopo Nedved si ricorda del vento dell'Est, avanzando verso l'area avversaria con spavalde falcate. Giunto al limite fa partire un destro imprendibile. È gol: zero a uno! La ripresa inizia con un piccole schermaglie nella zona di centrocampo. Al 62' è nuovamente Nedved, ancora da lontanissimo, a costringere Chimenti alla respinta con i pugni. Un minuto dopo è ancora il portiere leccese a neutralizzare un tiro di Sensini da distanza ravvicinata. Non paghi dell'esiguo vantaggio ci spingiamo ancora in avanti e Veron colpisce nuovamente un legno, sempre su punizione. L'ultimo acuto è di Simeone, da poco entrato in campo, ma il suo tiro è impallato in angolo da Pivotto. A sera la classifica vedrà immutata la distanza dalla Juventus che guida con cinquantatré punti, davanti alla Lazio con quarantanove e all'Inter con quarantasei. Nel Duemila eravamo un Dream Team. Pensate in tutto il primo tempo lasciammo al Lecce un solo tiro in porta. Un altro nel secondo oltre ad una protesta per una trattenuta furbastra di Couto sul suo avversario diretto. Sbagliammo tre gol fatti, prendemmo due pali. Semplicemente, volammo sulle ali del vento e su quelle di Veron. Con il Lecce, tra qualche ora, torneranno Ciro e Caceidone. Luis Felipe sarà in panchina. Non fare freddo e speriamo tiri un po' di vento per rinfrescare questa notte d'estate salentina. Non ci serve il grande spettacolo. Ci basta vincere, anche con un gol piccolo piccolo contro un avversario che avrà sempre un posto d'onore nel cuore di tutti noi. Avanti Lazio, tutto può ancora succedere... Ugo Pericoli