Cari fratelli Laziali,
come è stato scritto da tutte le parti (persino da alcune televisioni e testate giornalistiche) siamo veramente ad un passo dal cielo! Conosciamo le sensazioni che state vivendo perché sono esattamente le nostre.
Quello da poco trascorso è stato un lungo week end, iniziato con la rimonta veronese, vissuta tra una canzone e l'altra del Festival di Sanremo è terminato con la sconfitta milanista nel derby che ha fatto rumore più del dovuto visto il risultato che stava maturando al termine del primo tempo.
Forse è meglio così. L'Inter è una fuoriserie full-optional ma è meno continua di noi. La Lazio di Inzaghi, al contrario, sembra un diesel dalle grandi prestazioni sportive, capace di improvvise accelerazioni, una perfetta tenuta di strada e consumi molto ridotti.
La vittoria di Parma fotografa perfettamente la filosofia Lazio. Squadra corta (proprio come la sua efficientissima rosa), difesa concentrata, centrocampo pronto a salire su di giri (Luis Alberto, in questo momento, è fenomeno di livello internazionale), attacco pratico e concreto.
I nuovi entrati, chiamiamoli tranquillamente "le riserve", hanno dato il loro meglio. Stiamo assistendo, insomma, ad un piccolo miracolo. La corsa iniziata a fari spenti si è trasformata in una corsa a tre in cui siamo lanciatissimi, incollati alle ruote delle vetture che ci precedono, che sentono la pressione della Lazio di cui intravedono la sagoma negli specchietti retrovisori.
Rilassiamoci un momento e, con una buona dose di scaramanzia, torniamo indietro al Lazio-Inter di venti anni fa. Ad una sera di fine inverno, a sabato primo marzo 2000. È la venticinquesima giornata del Campionato di Serie A, sono le venti e trenta e Mister Sven Goran Eriksson manda in campo questa formazione: Marchigiani Negro Nesta Mihajlovic Pancaro Stankovic Sensini Simeone Nedved Veron Salas.
L'Inter ha appena ingaggiato Marcello Lippi che ha vinto tutto quello che c'era da vincere con la Juventus. Schiera questo undici di partenza: Peruzzi Simic Blanc Cordoba Panucci Cauet Di Biagio J.Zanetti Seedorf Zamorano e Recoba.
È il big-match della giornata, secondi contro terzi. Non appena il signor Braschi di Prato comanda l'avvio ci lanciamo in attacco. È un tiro al bersaglio e solo l'abilità di Peruzzi evita all'Inter di trovarsi sotto di tre reti nei primi trenta minuti. Già perché nella prima mezz'ora la palla è stata costantemente nella metà campo avversaria ma, come spesso accade nel calcio, è la squadra che si difende a realizzare.
Nella prima azione di contropiede, infatti, l'Inter, grazie ad un potente sinistro di Recoba, supera Marchegiani. Ci riportiamo immediatamente in attacco, con ancora più veemenza, ma purtroppo i nostri attaccanti si rivelano particolarmente imprecisi. Al minuto quaranta Cordoba viene espulso per un brutto fallo su Salas, lasciando i suoi in dieci per tutto il resto della gara. Prima dell'intervallo c'è anche il tempo di vederci negato un rigore per un netto atterramento di Negro da parte di Peruzzi.
Lippi, nel secondo tempo, corre ai ripari e sostituisce Recoba con Serena. Pensiamo di aver pareggiato con Salas ma l'arbitro annulla per fuorigioco dello stesso Matador. A quel punto Eriksson butta nella mischia Simoncino Inzaghi. Il pareggio però non arriva ed anzi sono nuovamente i nerazzurri a segnare con l'ex Di Biagio. Sono presenti quasi sessantasettemila spettatori, il novantacinque per cento dei quali di fede Laziale. C'è profonda delusione sulle tribune, un clima di rassegnazione Generale perché l'Inter ha fatto due tiri in porta realizzando però due gol.
Sembra ormai tutto perduto quando, al minuto ottantatré, Simone Inzaghi riapre la sfida siglando, da pochi passi, la rete dell'uno a due. Un gol "di rapina", alla Paolo Rossi. I nostri, a questo punto, sono indemoniati e attaccano ininterrottamente con quattro o cinque giocatori finché, al minuto ottantotto, si completa la rimonta. Pancaro, ritratto nella foto, ha seguito l'azione, arriva da sinistra lanciato come un Frecciarossa ed è pronto a raccogliere la ribattuta in mischia di Peruzzi.
Questi è a terra, Inzaghi gli è piombato contro a tutta velocità ed è lo stesso Inzaghi ad esortare il compagno al tiro, con le stesse movenze con le quali siamo abituati a vederlo oggi, quando si sbraccia al limite dell'area tecnica per spronare i suoi giocatori.
Siamo al minuto ottantotto e la partita sta finendo. Proprio come aveva fatto nella gara di andata regalandoci il pareggio, Pancaro lascia partire un tiro forte e molto preciso che si insacca a fil di traversa. Stavolta però il suo gol vale molto di più. Da una sconfitta certa si passa al due a due finale che equivale ad una vittoria. Giuseppe Pancaro si arrampica su un tabellone luminoso a bordo pista e, con una posa trionfale, raccoglie l'applauso di tutto lo stadio festante.
Finisce con Nesta e Panucci che fanno quasi a capocciate anche se, dopo novantacinque minuti tesissimi, sulla scaletta del sottopassaggio prevale un clima di distensione.
A fine gara si conteranno ventotto tiri in porta della Lazio di cui almeno la metà pericolosi. A sera inoltrata la classifica racconterà di una Juventus ancora più lontana, a quota cinquantasei, con la Lazio sei punti sotto e il Milan a quarantasette.
Analogie con quel Lazio Inter? Non moltissime.
Quella Lazio era una multinazionale del football mentre l'attuale è una formazione costruita con un budget autofinanziato, nel senso che la Società non ha mai fatto ricorso ad iniezioni di nuove quote di capitale.
Quest'Inter è prima in classifica mentre quella di venti anni fa era terza. Le due Inter hanno in comune una rosa gigantesca, dotata di un budget quasi infinito, oggi come ieri.
I tifosi della Lazio, nel 2000, avevano assistito a partite contraddittorie. La squadra aveva spesso steccato contro avversarie ritenute, almeno sulla carta, assai più abbordabili.
Quest'anno abbiamo visto i giocatori rendere sempre al cento per cento, dal momento dell'ormai famoso secondo tempo di Lazio-Atalanta.
C'è grande entusiasmo e, in un sentimento che è un misto di commozione e di ammirazione, si spera di assistere ad una nuova impresa in un Olimpico nuovamente gremito.
Finora abbiamo cercato di seguire una linea editoriale quanto mai prudente e realistica. Ma ci riesce difficile, se non impossibile, non menzionare la parola scudetto. Non vi stiamo dicendo che la Lazio lo vincerà ma che la sfida di domenica sera sarà una partita fondamentale per aggiudicarsi questa corsa.
Forza Lazio
Ugo Pericoli