Cari fratelli Laziali, sappiamo che molti di voi non hanno dormito dopo la batosta di Lecce. Siamo rimasti vittime di quella che viene comunemente chiamata “la bellezza del calcio”, della sua inesplicabile imprevedibilità e della totale mancanza della proprietà transitiva, che ci avrebbe messo al sicuro da sorprese inattese. Invece uno dei migliori attacchi d’Europa (il nostro) non è riuscito a piegare la seconda peggior difesa d’Europa, quella del Lecce che fin qui le aveva prese un po’ da tutti. In questi giorni non c’importa un bel niente della bellezza del calcio ed anzi ci irritiamo più del dovuto pensando all’occasione sprecata. Questi ragazzi che ci hanno fatto innamorare per tutto il campionato, sembra si stiano sciogliendo come neve al sole di quest’estate cocente. Ha detto bene Ciro Immobile, come al solito affabile, misurato e sincero, confessando ai microfoni di Sky: “Dovremmo restare sereni, ed invece in questo momento la cosa che ci manca di più è proprio la serenità. Non ci divertiamo più”. Quella del “divertimento” era la vera molla che metteva in azione il meccanismo perfetto dell’inarrestabile Lazio ammirata tra ottobre e marzo: i giocatori sembrava volassero sull’onda del sano divertimento, con un approccio più da partita di calcetto tra amici il mercoledì sera, che da chi sta provando a vincere il massimo titolo italiano. Non spetta a noi analizzare e motivare l’attuale stato di forma, fisica e mentale, dei nostri calciatori. Attenderemo con fiducia le mosse della Società, che certamente saprà come migliorare una rosa che, seppur molto forte, necessita di qualche puntello di rinforzo. Ogni cosa a suo tempo, mancano tre settimane alla fine di questo interminabile campionato (ci accorgeremo che sarà durato 11 mesi e mezzo, un record del quale avremmo fatto volentieri a meno). Siamo ormai in dirittura d’arrivo. Abbiamo il dovere di provarci. Sono partite atipiche, che si giocano a 72 ore di distanza l’una dall’altra, un’overdose pallonara che francamente sembra aver poco a che vedere col calcio cui siamo abituati. Le cinque sostituzioni su tre slot, il cooling break, lo stadio vuoto, l’uso della Var a corrente alternata, la ricerca sistematica della mano avversaria da colpire (perché tentare un passaggio ad un compagno quando posso mirare il braccio del mio avversario ed ottenere molto di più?) e tante altre piccole e grandi differenze che ci spingono a dire che non è questo il gioco che abbiamo imparato ad amare. Tra poche ore la Lazio sarà nuovamente allo stadio Olimpico. Arriva il Sassuolo, la squadra di serie A che non ci ha mai messo seriamente in difficoltà. Però arriva bello carico, perché ha appena vinto il derby col Bologna, che era una delle squadre più osannate, dopo la vittoriosa trasferta di San Siro contro l’Inter. Cosa dirvi di questa Lazio-Sassuolo che non sappiate già? Che è una partita da terzo millennio e non esistono aneddoti legati al passato. In questi ultimi sei anni, col Sassuolo in serie A, ci siamo spesso divertiti. Chiudiamo con questo augurio: quello di vedere i nostri giocatori sorridere e divertirsi sul prato dell’Olimpico, tornando a volare sabato pomeriggio, nonostante l’orario “caldo e impossibile” riservatoci dal calendario, con la mente libera dall’ossessione di vincere a tutti i costi per non perdere ulteriore terreno dalla Juventus. Già che ci siamo, sarà il caso di cominciare a guardare maggiormente anche negli specchietti retrovisori. Forza Lazio! Ugo Pericoli