Cari fratelli Laziali, battendo lo spauracchio del Borussia Dortmund, la nostra cara vecchia Lazio ci ha regalato una grande soddisfazione, un sorriso rubato a questa settimana caduta in un periodo difficile, per via del ritorno prepotente del Coronavirus che rende complicato, e a volte perfino ridicolo, pensare ad altro. Aggrappiamoci al sorriso di Jean-Daniel Akpa Akpro, lo sconosciuto ragazzo proveniente dalla Salernitana, accolto a fine campagna acquisti con non poca ironia da quella parte di tifoseria più incline dal grande nome. Contro i fortissimi e ricchi tedeschi della Renania-Vestfalia, Akpa Akpro ha segnato un gran goal, finalizzando al meglio un’azione veloce ed elegante operata dai compagni, veramente da manuale del calcio. Speriamo possa ripetersi anche in campionato e saremo certi che saranno sempre meno, quelli che faticheranno a pronunciarne correttamente il nome. Tra poche ore sarà nuovamente Lazio-Bologna. Otto mesi fa l’ultima partita contro i felsinei, nell’ultima partita in uno stadio pieno, innamorato e – a sera - primo in classifica. Abbiamo tutti ancora negli occhi i primi 20’ minuti di quella partita: determinati e concentrati, da Ciro a Luis Alberto, i nostri non si placarono fino al goal del raddoppio di Correa. Una furia di squadra, una volontà e una coesione rare, che a noi laziali di lungo corso hanno ricordato la Lazio di Tommaso Maestrelli. Quando si nomina il Maestro il pensiero corre inevitabilmente al suo “figlioccio”, a Long John Chinaglia. E così stavolta, per anticipare l’incontro contro il nostro prossimo avversario, faremo un salto indietro di mezzo secolo esatto, ad una Lazio già targata Chinaglia ma guidata da un allenatore che, per mentalità e modo di fare, era l’esatto contrario di papà Tommaso Maestrelli. Scaramantico al limite del patologico quando mise piede sul terreno dell’Olimpico Juan Carlos Lorenzo era già stranito. Avevano trovato traffico, e fatto ben 9 minuti di ritardo. Fossero stati 8 sarebbe andata bene, ma 9 no, e nemmeno 7. 8 minuti sarebbero stati il “ritardo perfetto” per un soggetto “fissato” su questo numero. Lorenzo aveva un’attrazione maniacale per il numero 8: in albergo voleva solo camere con quel numero (18, 108, 218, 328), viaggiava in scompartimenti di treno con l’8, e pretendeva gli venisse riservato quel numero di posto. Una volta, un sabato prima di una partita, supplicò un cliente dell’hotel perché cambiasse stanza con la sua, perché non ce n’erano altre libere col numero 8. Insomma, quel pomeriggio Facco e Chinaglia sogghignarono un bel po’, scambiandosi colpetti d’intesa, mentre Polentes se la rideva da sotto i baffoni. Era il 18 gennaio 1970, era l’alba del decennio in cui sarebbe nata la “Lazialità” nell’accezione attuale del termine. Per la 17° giornata del Campionato di Serie A 1969/70 arrivava il Bologna F.C di Edmondo “Mondino” Fabbri. Lorenzo schierò: Sulfaro, Papadopulo, Facco, Wilson, Polentes, Marchesi, Massa, Ferruccio Mazzola, Chinaglia, Ghio e Governato. L’ex c.t. della nazionale puntò su Adani, Roversi, Prini, Cresci, Janich, Gregori, Perani, Bulgarelli, Mujesan, Righi e Savoldi. Frastornato dalle tre sberle rimediate col Torino la domenica prima, Lorenzo vara una squadra allineata e coperta, con i soli Chinaglia e Ghio piazzati avamposto. Fabbri spedisce Bulgarelli dalle loro parti, quasi un secondo libero tra il biondo Roversi e Prini, mentre i rossoblù si arroccano fin dal primo minuto confidando in Savoldi e Mujesan. L'inizio non è dei migliori per noi. Dopo meno di un giro di lancette Sulfaro esce incerto su un traversone di Bulgarelli e la palla giunge a Savoldi che scheggia la traversa. Il pericolo ci scuote e prendiamo il pallino del gioco manovrando con prudenza ma anche con sterilità offensiva. L’arbitro della partita è il signor Di Tonno della sezione di Lecce. Non ha smaltito i bagordi delle feste natalizie e appare lento e incerto. Prima non vede uno sgambetto in area ai danni di Governato e poi, misteriosamente, nega l’evidenza di una punizione dal limite per un placcaggio di Prini su Ghio. Con il duo d’attacco imballato e nervoso, avanzano i nostri difensori e tocca a Facco provarci, con un destro al volo che finisce di poco alto. Nella ripresa nulla sembra cambiare, l’inerzia è sempre dalla nostra ma il Bologna sembra stia giocando a specchio, attuando un gioco specularmente efficace. Alla mezz’ora sembra fatta: calcio d'angolo per Massa che trova il tempo giusto e di testa supera Adani, ma Bulgarelli respinge sulla linea di porta. All'80' Cresci, già ammonito in precedenza, atterra Giorgione l’ennesima volta e finalmente l'arbitro non mostra più incertezza alcuna e lo manda dritto negli spogliatoi. In 10 contro 11 però, il Bologna sembra giochi con più ordine, e all’83’ - su assist di Bulgarelli, Mujesan riesce a liberarsi della guardia di Polentes e con una mezza girata sfiora la traversa. Arriviamo all’88’: c’è ancora Facco che ha mollato gli ormeggi e avanza deciso sulla sinistra, passa la metà campo e cambia gioco dall’altra parte del campo dov’è libero Massa. Scatto perentorio dell’attaccante che allunga a Chinaglia che sta già scalpitando sulla destra. È un assist preciso, Giorgione scarica un diagonale potente, uno dei suoi, imparabile: 1 a 0! I trentacinquemila di quella domenica soleggiata, dal clima assai poco invernale, saluteranno la Lazio, neopromossa dalla serie B, alla prima vittoria del 1970. Nonostante il ritardo del pullman fosse stato di nove minuti, il numero otto sarà comunque ricorrente in questa partita: 8 calci d’angolo (a 1) per la Lazio. Al minuto 80 passiamo in superiorità numerica per l’espulsione del terzino bolognese. Goal della vittoria al minuto 88. Sarebbe stato bello se Lorenzo avesse avuto la fissa per altri numeri, tipo il numero 1, perché – pensate – nonostante il suo accalorarsi per l’8, nella lunga militanza nella “sua” Lazio non riuscirà mai a conquistare un piazzamento migliore dell’ottava posizione. Sarà proprio in questo campionato, il 1969/70: non il massimo, per un maniaco di cabala come lui. Sta per arrivare un nuovo Bologna, tra poche ore soggiornerà nell’isolamento di un albergo di Roma Nord. Mentre noi attenderemo, ipnotizzati sul divano, quel goal in più che ci consentirebbe di chiudere al meglio la settimana. Da lunedì riprenderà la nostra avventura europea. Ed è bello così, perché non ci si ferma mai. Vola Lazio, vola! Ugo Pericoli