Cari fratelli Laziali,

in precario equilibrio tra la delusione per l’ennesima sconfitta in Campionato e l’euforia per un sorteggio in un ottavo di finale di Champions League, ci accingiamo ad affrontare l’ultima trasferta di questo 2023.

Andremo ad Empoli. Quella con i toscani non è mai stata sfida facile. Per nessuno. Nemmeno per la potentissima Lazio cragnottiana. Ricordate il 21 settembre 1997? Era la III giornata di un Campionato disputato nel corso della stagione 1997-98, una delle più felici della nostra storia.

L’Empoli è allenato da un allenatore all’inizio della carriera. Si chiama Luciano Spalletti, guida una squadra formata da giovanotti di belle speranze, armati di sana umiltà e tanta buona volontà: Roccati, Fusco, Baldini, Bianconi, Tonetto, Ametrano, Pane, Ficini, Martusciello, Esposito e Cappellini. A disposizione ha il secondo portiere Giannoni, poi Arcadio, Artico, Cribari, Martino, Pecorari e Pusceddu.

Sven Goran Eriksson guida da qualche mese una delle Lazio più forti di sempre: Marchegiani, Negro, Nesta, Lopez, Pancaro, Fuser, Almeyda, Jugovic, Mancini, Boksic e Casiraghi. A disposizione ha quasi un’altra Lazio: Ballotta, Grandoni, Marcolin, Nedved, Rambaudi, Signori e Venturin.

L’estate non accenna a svanire, fa caldo ad Empoli. La Lazio vi è arrivata la sera prima, è una trasferta vicina e comoda. Sono tantissimi i laziali accorsi a Empoli. La partita inizia e subito assistiamo a una discesa sulla destra; è di Pane, il suo cross è insidioso, Nesta deve avvitarsi per prolungarne la traiettoria, evitando così il successivo intervento di Martusciello, ritratto nella foto. Non riusciamo ad imbastire un’azione nitida, l’Empoli ha preso il sopravvento e non sono trascorsi che cinque minuti. Quasi non ce ne rendiamo conto, ma la giovane formazione toscana ci sta mettendo in seria difficoltà. Per tre volte Martusciello si libera dalle grinfie di Negro e di Nesta, controllato però da un Pancaro che è spesso costretto a riparare in copertura. Finché poi, all'11', non facciamo la frittata. Superato sullo slancio l’ingessato Lopez, Martusciello vola verso Marchegiani, scavalcandolo con un pallonetto beffardo: 1 a 0 per i padroni di casa.

Fuser, Almeyda, Jugovic, Mancini e Boksic: nessuno di loro ha risposto all’appello di Eriksson. Dall’altra parte, due dioscuri come Fusco e Martusciello, che da poco hanno esordito in serie A, stanno surclassando il nostro centrocampo, facendoci vergognare un po’ della tanta fiducia concessagli prima della partita. Ti aspetti una fuga di Fuser, te ne appare una di Ficini. Speri in una giocata da parte di Boksic o di Casiraghi, e invece arrivano gli interventi di Baldini, sempre di testa, a spazzare via dall’area le minacce laziali. Solo verso il quarantesimo, sembriamo in grado di poter affondare il colpo: Casiraghi, Boksic ed infine Mancini sparano raffiche verso Roccati, ma l’estremo difensore si oppone prima a Casiraghi e poi a Boksic parando con sicurezza.

Il rientro negli spogliatoi è quasi una liberazione. Tutto sommato, siamo abbastanza certi che la partita si possa recuperare. Confidiamo molto in Eriksson, un passato importante nella Roma vice-Campione d’Italia nel Campionato 1985-86: sono passati 11 anni da quel Roma Lecce, abbiamo ancora negli occhi le sensazioni lasciate da quella partita, che vide la squadra che giocava il miglior calcio della Serie A, suicidarsi contro la già retrocessa squadra pugliese, proprio sul filo del traguardo.

Lo svedese si è calato subito nella parte: elegante, disinvolto e socievole, è assai diverso da Zeman, si lascia coinvolgere dal clima passionale che precede ogni partita, con un atteggiamento più latino che scandinavo. Ha una “faccia da laziale”! Sì, pensiamo tra noi, nel secondo tempo la Lazio prevarrà, non potrà che andare così. Sven ostenta un sorriso mentre si accomoda sulla panchina, il sole è calato, si è alzato un venticello leggero che agita le bandierine del corner. Nel giro di venti minuti, ne battiamo ben cinque, ma né a Casiraghi né a Boksic riesce l’incornata vincente. Sven richiama il croato per Beppe Signori. Da qualche settimana, anzi, fin dai giorni del ritiro e durante il precampionato, il nostro ha lo sguardo triste e il ciuffo ammosciato. Signori prova un uno-due con Nedved, ma Ametrano – fortunosamente – gli rintuzza la triangolazione sul più bello. Però abbiamo ritrovato il nostro gioco: l’Empoli è calato vistosamente da qualche minuto. E si arriva al settantatreesimo: il signor Bolognino di Milano, ha ravvisato un contatto fra Baldini e Nedved. In effetti, il contatto c’è stato: Baldini ha ostacolato Pavel in modo platealmente scorretto, ma in una posizione del campo dalla quale il ceco non avrebbe mai potuto tirare, essendo defilato assai, quasi sulla linea di fondo. In porta l’Empoli ha presentato il giovane Marco Roccati, che non sarebbe il titolare, ma Alexandar Kocić è da tempo fermo ai box. Roccati ha un viso smilzo scalfito da un accenno di barba. Ha uno sguardo da pistolero buono, di quelli che si vedono nei western, che sparano solo quando non possono farne a meno. Mentre Signori si accinge a tirare il suo penalty, rigorosamente senza rincorsa, il giovane portiere appare concentratissimo. È un attimo: Roccati neutralizza il tiro di Signori mandando in frantumi i nostri sogni di vittoria, in rimonta e in extremis.

Ci aspettavamo molto di più da Signori. Un Beppe-gol senza più quel sorriso sbarazzino stampato sulla faccia. Ora è muto e introverso, quasi come Dino Zoff, visibilmente contrariato a fine partita per la sconfitta, inattesa e bruciante.

Come vedete, cari fratelli Laziali, a volte tendiamo a mitizzare i nostri giocatori del passato, dimenticando che hanno sbagliato partite come questa, apparentemente facili, senza storia, facendoci molto arrabbiare. Quel giorno, trovammo un Martusciello particolarmente ispirato, umile e concentrato, intento ad offrire il meglio di sé, contro un avversario molto più dotato a livello tecnico. A distanza di venticinque anni, è divenuto un tecnico affidabile: è il vice-Sarri. A lui dedichiamo la foto in testa al nostro articolo.

Con un occhio alla classifica e un altro alle forze in campo, pensiamo che tra quella di venerdì sera ad Empoli e l’ultima in casa col Frosinone, non possiamo non ottenere i sei punti in palio.

Altrimenti, per noi, sarà più che una crisi.

“Mi ritorna in mente” si prende un periodo di vacanza. Vi diamo appuntamento ai primi giorni del 2024. Ci rivediamo per Udinese Lazio, un’altra partita da portare a casa a tutti i costi.

Ma ogni cosa a suo tempo. Adesso è il momento degli auguri: di un sereno Natale, di una buona fine, di un anno nuovo ricolmo di soddisfazioni! Arrivederci a gennaio. Forza Lazio!

Ugo Pericoli