Cari fratelli Laziali,

la flessione accusata dalla squadra nel corso del campionato, associata alla crescita dei “cugini”, ha generato un clima di generale malcontento in tutto l’ambiente-Lazio.

Tra giocatori sicuri partenti e altri sull’orlo di una crisi di nervi, a noi tifosi non resta che appellarci alla semifinale di ritorno della Coppa Italia, oltre che – ovviamente – alle restanti giornate del Campionato che potrebbero regalarci qualche sorpresa allo sprint finale, magari anche all’ultima curva.

Per quanto ci riguarda, vogliamo riportarvi ad una vecchia sfida che venne giocata a Marassi ben quarantasette anni fa. Era domenica 11 settembre 1977, la prima giornata del Campionato. Dopo un’estate infinita, c’è attesa per il debutto della nuova Lazio. Pensiamo di aver ritrovato la strada per il successo, dopo aver concluso la stagione con un brillante quinto posto. Qualcuno non ha gradito l’accantonamento di Felice Pulici, per scelta tecnica. Luis Vinicio si dice certo che Claudio Garella è pronto per caricarsi sulle spalle l’eredità del n.1 campione d’Italia del ‘74. Felice non ha accettato l’estromissione, da Tor di Quinto ha imboccato l’autostrada direzione Brianza, nella cadetteria monzese.

È la prima vera Lazio post Maestrelli. Rispetto a quella dello scudetto sono rimasti solo 4/11: Wilson, Martini, D’Amico e Garlaschelli. Neanche Renzo appare tranquillo. In estate sono arrivati due “prediletti” di Vinicio, Boccolini e Clerici. E se Boccolini è consapevole di avere dinanzi a sé una folta schiera di centrocampisti, Clerici ha messo nel mirino il posto di Garlaschelli. Per il debutto stagionale Vinicio ha optato proprio per il brasiliano.

Il Genoa è allenato da Gigi Simoni da tre stagioni. La sua formazione prevede Girardi, Secondini, Mendoza, Silipo, Onofri, Berni, Castronaro, Damiani, Arcoleo, Pruzzo, Ghetti e Basilico. In panchina Sergio Motta, Mendoza e Rizzo.

Noi rispondiamo con Garella, Ammoniaci, Martini, Wilson, Manfredonia, Cordova, Giordano, Agostinelli, Clerici, D'Amico e Badiani. In panchina vanno Avagliano, Ghedin e Garlaschelli.

Già dalle prime battute si intravede il bel gioco che aveva caratterizzato il finale del campionato precedente. Molto bene il centrocampo: Cordova e D’Amico che si interscambiano senza pestarsi i piedi, Agostinelli garantisce dinamicità, mentre Badiani effettua agevolmente le due fasi. Soprattutto D’Amico sembra essere già al top della forma: magro come un’alice, sguizzante e rapido, sembra imprendibile per i difensori genoani. Al 24’ s’invola in contropiede, Secondini, il suo marcatore di giornata, per fermarlo deve intervenire in spaccata. Il numero due rossoblù si stira ed è costretto a lasciare il campo a favore di Mendoza. Stiamo giocando in scioltezza. Va detto che Clerici appare qualcosa in più che un trentaseienne prossimo alla pensione. Batte un calcio di punizione che si trasforma in un assist proprio per D’Amico, è un cross sul quale Vincenzino (ripreso nella nostra foto articolo al momento dell’azione descritta) interviene di testa, producendosi in un elegante mezzo avvitamento, ad anticipare Silipo e beffare Girardi con una deviazione aerea più unica che rara: 0 a 1.

Il Genoa reagisce immediatamente, già un minuto dopo il nostro gol, ma Badiani rimedia deviando in angolo un pericoloso tiro di Ghetti. Passano tre minuti quando Arcoleo, ben servito da Pruzzo, ha un’occasione d’oro per il pareggio ma la spreca per la troppa foga. È un piccolo assedio, tutto sommato ben gestito dai nostri, con capitan Wilson sugli scudi: prima intercetta in rovesciata un insidioso tentativo di Arcoleo e poi, al 38', su una violenta ciabattata di Mendoza, devia in angolo con una spaccata delle sue.

Rientriamo negli spogliatoi forti del gol di D’Amico. Per il secondo tempo Vinicio non si sente di toccare nulla alla formazione di partenza. Rientriamo in campo un po’ molli, forse per il gran caldo. È ancora estate, la serie A è partita con tre settimane di anticipo perché a maggio la Nazionale di Enzo Bearzot potrebbe partire per l’Argentina, qualora riuscisse ad eliminare l’Inghilterra. Non c’è assoluta certezza, non ancora, ma la FIGC ha preferito adottare tale ottimistica opzione.

E la partita? Noi sembriamo accaldati e confusi, lasciamo troppi spazi al Genoa che attacca in massa, sospinto da Onofri e dalla vecchia guardia, Berni e Silipo. Eppure, siamo ancora noi a sfiorare il raddoppio, al nostro secondo tiro in porta: lo effettua Giordano, che spara alto su bel passaggio di Badiani.

Proprio quando sembriamo aver preso le misure all’avversario, entra in gioco la sfortuna: siamo al 61', passaggio lunghissimo di Mendoza per Castronaro, questi avanza e tira all'angolino alla sinistra di Garella. Il pallone sembrerebbe destinato ad uscire, magari strusciando il palo esterno ma Badiani, nel tentativo di liberare in rovesciata, se lo fa sbattere goffamente tra petto e viso: su quest’ultimo rimbalzo il pallone finisce in rete. Sull’1 a 1, ci lanciamo in un rabbioso contropiede con D'Amico, che spara verso Girardi obbligandolo ad una fortunosa respinta. Il Genoa non si impressiona e Pruzzo, dopo un primo tempo modesto, adesso sembra stia dando maggior filo da torcere a Martini e Manfredonia.

Al 65' siamo fortunati, perché Ghetti s’impappina davanti alla porta, sprecando l’ottimo assist di Basilico. Al 70’ Pruzzo spreca un’ottima occasione su calcio d'angolo, e cinque minuti dopo la sfortuna torna a bussare dalle nostre parti. Nuovo colpo di testa di D'Amico su cross di Agostinelli, palo pieno con Girardi ormai fuori causa. Sarebbe stata una doppietta per Vincenzo D’Amico, con entrambe le reti di testa, non certo la sua specialità.

Anziché provare a riportarci in vantaggio, Vinicio chiede ai suoi di abbottonarsi e di prestare massima attenzione a Pruzzo e a Damiani. Anche lui, che ha sonnecchiato per settantacinque minuti, appare di colpo indiavolato.

Al 79' Garella salva il risultato deviando in angolo un colpo di testa di Mendoza. Poi torna a farsi vivo Bruno Giordano ma il suo tentativo è controllato da Girardi.

Mancano meno di cinque minuti: dopo uno scambio con Damiani, Ghetti va via sulla destra e centra alto, sembra un pallone perso ma Manfredonia, assai distrattamente, interviene in maniera scoordinata su Pruzzo. Spalla contro spalla? Macché, il signor Reggiani di Bologna indica il dischetto. Noi non ci stiamo, Vinicio è saltato in piedi sulla panchina, Roberto Pruzzo s’incarica della battuta. Marassi assiste in silenzio. È un pallone che scotta, nel corso della stagione precedente, Pruzzo ha fallito più di un penalty. Stavolta non si emozionerà: con una finta, indirizza la sfera sulla sinistra, spiazzando Garella. Tentiamo una reazione ma c’è troppo poco tempo e Giordano, proprio all’ultimo minuto, viene anche graziato da Reggiani, che fa finta di non vedere il colpo proibito al suo marcatore, dovuto alla frustrazione per il modo in cui è maturata la sconfitta.

Iniziammo quel campionato con un passo falso, facendoci battere da un Genoa affatto irresistibile ma molto umile e volenteroso.

Mancano sei partite, ci sono diciotto punti in palio. Speriamo di vedere le maglie biancoazzurre giungere nelle prime sei posizioni. Forza Lazio!

Ugo Pericoli