Cari
fratelli Laziali,
la
qualificazione al turno successivo della Champions, addirittura con un turno di
anticipo, non se la sarebbe aspettata nemmeno il più irriducibile degli
ottimisti. Presi come eravamo a leccarci le ferite, per i tanti punti persi fin
qui in campionato – tra i 10 e i 12, a seconda dei punti di vista – non avevamo
nemmeno preso in considerazione l’eventualità di una nostra vittoria in
contemporanea con una dei madrileni. L’Atletico del Cholo Simeone è tornato
utile al momento giusto, possiamo dunque goderci qualche giorno di relativa
serenità. Relativa e breve, perché tra poche ore sarà già tempo di un nuovo
Lazio Cagliari.
Per il
ricordo di oggi torniamo ad una sfida di 44 anni fa, esattamente a quella del 21
ottobre 1979, la VI giornata del Campionato di Serie A.
Lovati deve fare a meno di quasi tutti i
titolari del centrocampo. D’Amico e Nicoli hanno marcato visita e
al buon vecchio Bob, altro non resta che schierare la seguente formazione:
Cacciatori, Tassotti, Citterio, Wilson, Manfredonia, Zucchini, Garlaschelli,
Montesi, Giordano, Labonia e Viola. La panchina, cortissima, come lo erano
quasi tutte le compagini della Serie A, è composta da Avagliano, Manzoni e
Todesco.
Il Cagliari è
arrivato a Roma in un clima di festa. Dopo soli due anni di B è nuovamente
nella massima serie. Sono molti i tifosi sardi accorsi in Curva Nord (vale la
pena di ricordare, per i più giovani, che all’epoca, tranne che in occasione di
Derby, la “Curva Nord” trovava spazio in quella Sud) molti di loro sono
residenti a Roma, proprio come il sardo più famoso d’Italia. Si chiama Enrico
Berlinguer, è un importantissimo leader politico e fa il tifo per la Juventus.
Tuttavia, il Segretario del Partito Comunista Italiano, anche per dovere di
ospitalità, oggi non ha voluto far mancare la sua vicinanza alla squadra più
rappresentativa della Sardegna.
Sarà stato per
l’atmosfera di leggera euforia che anticipa le trasferte di una neopromossa
allo Stadio Olimpico, che i magazzinieri del Cagliari si sono dimenticati i
borsoni con le divise di gioco negli spogliatoi del Sant’Elia. Poco
male, hanno il grande Gigi Riva! Rombo di tuono bussa a casa nostra,
chiedendo in prestito un’intera muta di gioco. Il Sor Umberto fa
immediatamente recapitare un set di maglie da calcio, tutte rosse. I nostri
le indossano assai raramente, nemmeno troppo volentieri. Alle 14:30 in punto,
sbuca dal tunnel della Sud un undici cagliaritano interamente rosso-vestito:
Corti, Canestrari, Longobucco, Casagrande, Ciampoli, Brugnera, Gattelli, Bellini, Selvaggi, Marchetti e Piras. In
panchina, insieme a Bruno Tiddia, si accomodano Bravi, Melis e Osellame.
Sbracati in
tribuna, ci godiamo il sole dell’ottobrata, è il clima perfetto per una bella
partita di calcio. Diciamoci la verità: non ci importa che sia bella, ci importa
che sia vinta! Perciò prendiamo a tifare, gli Eagles Supporters,
assiepati dietro lo striscione più lungo di tutta le tifoserie d’Europa,
chiedono a gran voce che si arrivi presto al gol. Stiamo giocando malissimo, quasi
ci annoiamo, così lo sguardo va spesso al tabellone, alla ricerca - magari - di
un golletto dell’Udinese, impegnato in casa con la Roma. Niente. Poi,
d’improvviso, un lampo del nostro attacco. Nando Viola ha raccolto un
pallone vagante nel disco del centrocampo, al volo effettua un lancio verso il
fronte destro dell’attacco. Da quelle parti staziona Giordano, una finta,
un’altra, conversione al centro, tiro a superare l’uscente Corti, vanamente
proteso a braccia aperte nel tentativo di ridurgli lo specchio della porta. Ma Bruno
(ritratto nella foto al momento del tiro) è in stato di grazia. Sono circa tre
anni che Giordano ci toglie spesso le castagne dal fuoco, facendo alterare – in
senso positivo - un giudizio che altrimenti sarebbe di insufficienza.
Esattamente quanto sta succedendo questa domenica.
Il
secondo tempo è appena iniziato: il Cagliari, che sul finire della prima frazione aveva
preso coraggio, imbastisce un’azione partendo dal proprio portiere. Corti passa
a Longobucco, che smista su Brugnera, rapido scambio con Selvaggi,
poi Marchetti s’invola verso la nostra area. Capitan Wilson prova
a tagliargli la strada, in piena area gli tira pure la maglietta, ma Marchetti
è inarrestabile. Splendido gol, che vale il pareggio ad avvio di ripresa.
C’è chi
rumoreggia, in molti si accendono una sigaretta consolatrice. Ci si aspettava
molto di più dalla Lazio, in un turno considerato favorevole. Poco importa che
dopo un mese e mezzo, il neopromosso Cagliari sia ancora imbattuto. Vogliamo
vincere e basta.
Del resto
del secondo tempo ne parliamo? Ci sarebbe ben poco da dire, almeno per quanto riguarda noi,
che a parte qualche elegante fraseggio tra Viola e Montesi, non
riusciamo mai a mettere un attaccante in condizione di tirare verso la porta
del Cagliari. Dall’altra parte, gli Isolani hanno alzato il baricentro, che
adesso vede il baffuto Casagrande e l’esperto Brugnera capeggiare il reparto più
nevralgico, alternandosi lì davanti con Gattelli, Bellini e Selvaggi. Quando Spadino
Selvaggi, il futuro campione di Spagna ’82 che quel giorno ci fece
ammattire – venne richiamato per far spazio a Osellame, tirammo un
sospiro di sollievo. Non sapevamo che stavamo per fare un gran capitombolo!
Perché,
quando mancava una manciata di minuti al Novantesimo, proprio Osellame
si sarebbe inventato una fuga sulla sinistra, un rapido accentramento e poi via
libera ad un tiro mortifero, brillantemente parato da Cacciatori,
protagonista di un intervento di assoluta qualità tecnica.
Sarebbe
stata una beffa troppo grossa: quando un nostro amico, l’arbitro Francesco
Panzino, fischiò la fine delle ostilità, ci alzammo con un moto di
disappunto. Il sole era tramontato ormai da un quarto d’ora, una bordata di
fischi partì all’indirizzo dei nostri, spenti, imbambolati, totalmente resi
inoffensivi dal neopromosso Cagliari per quasi un’ora. Uscendo, all’imbocco delle
scalinate, lanciammo un’ultima occhiata al tabellone: lampeggiava lo 0 a
0 della Roma a Udine. Un altro risultato che non avremmo voluto vedere.
Sabato sera dobbiamo iniziare a risalire la china, prenderemo per buono solo un risultato. Forza Lazio!
Ugo Pericoli