Mi ritorni in mente - domenica 27 novembre 2005 - Empoli, stadio Carlo Castellani - Empoli-Lazio 2-3

 

Cari fratelli Laziali,

oggi ritorneremo ad una delle prime Lazio dell’era lotitiana. Era il 27 novembre 2005 quando, per la XIII giornata del Campionato 2005-06, andammo in terra di Toscana a far visita all’Empoli.

Arriviamo in città sabato mattina. Da diverse ore si è abbattuta sull’Italia centrosettentrionale una perturbazione di origine atlantica. Scende una pioggia ininterrotta quando il signor Tagliavento di Terni fischia il calcio d’inizio.

L’Empoli è allenato da un tecnico molto giovane, si chiama Mario Somma e viene da Latina. Schiera Berti, Raggi, Coda, Pratali, Bonetto, Buscé, Ficini, Almiron, Vannucchi, Tavano, Pozzi e Riganò. Può contare su una panchina composta da Balli, Lucchini, Moro, Gasparetto, Serafini e Lodi.

Anche il nostro tecnico è di fresco incarico, si chiama Delio Rossi e proviene dall’Atalanta.

È appena retrocesso ma ha fatto di tutto per salvare gli Orobici dalla B. Lotito lo contatta a inizio Estate e pochi mesi più tardi la sua Lazio inizia a prendere forma: Peruzzi, Oddo, Siviglia, Cribari, Zauri, Behrami, Dabo, Liverani, Manfredini, Di Canio e Rocchi. Può contare su una panchina più che dignitosa: Sereni, Cesar, Stendardo, Belleri, Baronio, Pandev e Tare.

Abbiamo vinto lo scudetto solo cinque anni prima ma sembra passata un’era geologica. È una Lazio operaia quella che inizia subito a macinare gioco, contrastata da un avversario che non molla un pallone che è uno. Dopo dieci minuti, in campo non c’è nessuno che non abbia la maglia incrostata di fango, che affiora copioso da un manto erboso che non riesce più a drenare adeguatamente. Impantanatosi sul più bello, Paolo Di Canio manca una facile occasione, poi è Siviglia a volare in alto, spizzando molto bene il pallone che sorvola la traversa un palmo di mano. Si capisce che la Lazio sta provando a vincere, l’Empoli sta giocando solo di rimessa e su un cambiamento di fronte, Vannucchi non riesce a controllare la sfera sul terreno acquitrinoso.  Poi ancora Di Canio è frenato da una pozzanghera finché non si arriva al 27’. Fabio Liverani, appena rientrato da un intervento al menisco, viene atterrato un metro fuori dall’area. Batte la punizione Ousmane Dabo, e la batte molto bene. Il tiro è violento e per di più impatta sulla gamba di Tavano che la devia in modo decisivo ingannando il portiere Berti vanamente lanciato in volo: 0 a 1. Rientriamo negli spogliatoi decisamente soddisfatti. Nello stanzone empolese sono decisi a vendere cara la pelle e la squadra rientra in campo ancora più determinata. Controlliamo abbastanza agevolmente le sfuriate dei toscani fino a quando non veniamo assaliti da un inatteso blackout. Nel giro di due minuti l’Empoli ribalta la partita. È il 55’ quando Bonetto “trova” il gol del pareggio poi, due minuti più tardi, Tavano viene placcato entro l’area. È rigore sacrosanto, e Tavano lo trasforma superando un Peruzzi in splendide condizioni di forma. Delio Rossi aveva mandato in campo una Lazio forse troppo leggera, con il guizzante Di Canio in evidente difficoltà di equilibrio. Allora lo sostituisce con Tare, più vocato a giocare sui campi pesanti per via della sua stazza non indifferente. Qualche minuto più tardi, splendido cross di Oddo sul quale si avventa Igli Tare, testata perfetta, il pallone s’insacca in una rete le cui maglie sono appesantite e gonfie di pioggia: 2 a 2. Siamo agli ultimi colpi. Quando pensiamo che le forze stiano venendo meno, e che potremmo accontentarci dell’ennesimo pareggio, arriva un calcio di punizione dal limite. Se ne incarica stavolta Liverani (ritratto nella foto) che fino a quel momento ha giocato in maniera perfetta, donando luce, ordine, geometrie e profondità alla squadra dalla cintola in su.

Fa un passo all’indietro poi calcia un sinistro mortifero, impercettibilmente sfiorato dalla barriera. Un colpo perentorio, di chi possiede “questi” numeri, che s’insacca all’incrocio sinistro, proprio sotto la curva con i 2000 tifosi saliti da Roma: 2 a 3. Anche Siniša Mihajlović gli avrebbe battuto le mani.

L’Empoli torna rabbiosamente a centrocampo e riparte all’assalto. Peruzzi all’88’ salva il risultato e poi, al 91’, in pieno recupero, un Tare “versione Giordano” effettua un colpo di biliardo che tocca la sponda del palo interno prima di percorrere la linea della porta. Un quasi gol, una quasi doppietta per l’albanese, per un passivo che l’Empoli non avrebbe meritato. Quella sera, comprendemmo che avevamo trovato un buon allenatore, un nome non altisonante ma che ispirava concretezza e senso di partecipazione. Delio Rossi restò a lungo con noi, completando il suo percorso con la splendida vittoria della Coppa Italia vinta nella finale dell’Olimpico giocata con la Sampdoria di Walter Mazzarri.

Quel giorno erano presenti al Castellani 7.300 spettatori, due su sette erano tifosi della Lazio. Sabato sera saranno probabilmente di più.

Servirà il loro sostegno e sarà importante provare a centrare il secondo posto, per i seguenti motivi:

il secondo posto frutta alla società 26,6 milioni di euro, inclusi i 7,5 erogati dalla Uefa; il terzo ne vale invece 21,8 (di cui 5 dalla Uefa): ben 4,8 milioni in più, una cifra che può tornare utilissima per allestire una rosa che possa provare a migliorare la posizione in campionato e, si spera, evitare di fare brutte figure in giro per l’Europa.

Comunque vada, possiamo essere felici per la bella Lazio ammirata quest’anno. Mettiamo un bell’otto e mezzo cui aggiungiamo un mezzo voto in più, come riconoscimento per il risultato raggiunto con risorse, economiche e tecniche, decisamente più modeste di Juventus, Napoli, Inter, Milan e Roma.

Un bel 9 dunque! Complimenti alla Lazio e a tutti i suoi tifosi, i fratelli Laziali che sono tornati a riempire lo stadio, come ai cari vecchi tempi.

Mi ritorni in mente tornerà a Ferragosto, perché già dal 20 inizieranno nuove battaglie. Forza Lazio!

Ugo Pericoli