Cari fratelli Laziali,
ci risiamo. Anzi, ce risemo. Riecco il derby, la
stracittadina che al momento ci vede leggermente in vantaggio rispetto ai
giallorossi. Sono inutili le “dietrologie”: la classifica fotografa la realtà ed
è la somma abbastanza fedele dei valori mostrati fin qui. Certo, nelle ultime
giornate abbiamo ottenuto ottimi risultati. Peccato che il campionato sia
iniziato ad agosto e che non abbiamo a disposizione ricambi all’altezza dei
titolari.
Andiamo dunque al ricordo di oggi. Abbiamo scelto un vecchio
derby di quarantasei anni fa.
Torniamo al 14 marzo 1976, alla XXI giornata del campionato
di Serie A 1975-76
La Roma è molto simile a quella della stagione precedente, conclusa
brillantemente al terzo posto: Conti, Negrisolo, Rocca, Cordova, Santarini,
Batistoni, Pellegrini, Boni, Petrini, De Sisti e Casaroli. Insieme a Liedholm,
in panchina vanno il piccolo Quintini, Sandreani e Persiani.
Noi abbiamo fatto un ulteriore passo indietro rispetto alla stagione
precedente: scendiamo in campo con Pulici, Ammoniaci, Martini, Wilson, Ghedin,
Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, D'Amico e Lopez. Tommaso
Maestrelli si accomoda in panchina con il fido Moriggi, l’immarcescibile
Polentes e il giovanissimo Ferrari.
È stato chiamato a dirigere la partita Sergio Gonella,
uno degli arbitri più controversi ed al contempo più futuribili che l’AIA abbia
a disposizione. Il cielo è né carne né pesce, è la perfetta domenica da
divano, uno di quei pomeriggi da trascorrere insieme a Corrado e Paolo
Valenti nel salotto di Domenica in. Qualche goccia di pioggia
infatti già cade, giusto a rinfrescare le idee ai 60.000 spettatori presenti. Il
terreno non è perfetto, è scivoloso e bisogna stare attenti a non farsi male.
Come manifestato nelle venti precedenti giornate, giochiamo
imballati e timorosi. Dove ti sei nascosta, Lazietta nostra? Al quinto minuto la
Roma è già pericolosissima: cross di Rocca, Wilson &. soci
respingono a fatica ma si salvano. Brutto indizio di quel che sarà. Poi è Petrini
a superare Pulici con un pallonetto perfetto, ma a Ghedin sono
spuntate due ali, ed elegantemente evita, petto in fuori, il gol dello
svantaggio proprio sulla linea di gesso. Poi è Picchio De Sisti a
dribblare Ammoniaci e Badiani mangiandosi nuovamente un gol quasi
fatto.
Quanto a noi, solo un diversivo con Garlaschelli, che
scaglia una discreta saetta che Paolo Conti si lascia sfuggire forse per
troppa sufficienza: sarebbe un “quasi autogol” ma osserviamo la palla finire in
calcio d'angolo. Sarebbe stato troppo, perché il nostro primo tempo sta tutto
qui.
I giallorossi riprendono da dove hanno interrotto:
continuano a comandare la manovra che tuttavia non finalizzano mai. Mettici
l'inesperienza di Casaroli, mettici le precarie condizioni fisiche di
Petrini, fatto sta che anche la Roma non brilla. Proprio Petrini fallisce la prima
(e facile) occasione del secondo tempo spedendo la palla fra le braccia di
Pulici. Ha tirato da non più di due metri, Felice è stato molto bravo. Sarebbe
stata una beffa, perché 60 secondi prima Chinaglia si è imbufalito con
Gonella che non ha “notato” il mani in area di capitan futuro Santarini.
La fisionomia della gara è delineata: noi scoordinati, privi
di collegamenti tra attacco e gli altri reparti. Chinaglia si è messo a fare il
centrocampista aggiunto e non assicura il giusto aiuto a Garlaschelli. Renzo
sta giocando bene e sarà la nostra punta più avanzata fino alla fine della
partita.
Comunque, dopo il mancato rigore, sembriamo più convinti. La
Roma ha speso tanto ed è meno lucida. Ci proviamo: Re Cecconi, Badiani e
D'Amico restituiscono al centrocampo il giusto equilibrio. Vincenzo sfiora
la traversa: l’impressione è che sia stanco anche lui, in altri momenti avrebbe
gonfiato la rete.
Per la Roma sono guai, ma è troppo tardi anche per noi. All'84'
De Sisti indovina un tunnel, noi chiudiamo gli occhi per non assistere al
vantaggio romanista, invece Rocca si lascia ipnotizzare da Felice che con calma
raccoglie il pallone.
Tentiamo un ultimo assalto, sarebbe il miglior modo per
vincere un derby giocato non benissimo. D'Amico si beve tutta la fascia, si
accentra e serve Giorgione che tira: parata! Arriva a traino di Re Cecconi,
tira pure lui. Paolo Conti quasi non crede ai suoi… baffi: ha parato due tiri
consecutivi prima a Long John poi a Cecco. Tiri centrali ma
ravvicinatissimi. Finirà 0 a 0 ma a
sera, i nonni degli straccali giallorossi dei nostri tempi, proclameranno
la Roma la vincitrice morale, “ai punti”, come se il Calcio fosse un parente stretto
del Pugilato.
Vorremmo ricordare un episodio sul quale non c’è mai stato
un chiarimento tra i protagonisti: all’inizio della partita, in uno scontro
fortuito tra Chinaglia e Loris Boni, fu quest’ultimo a riportare la peggio.
Boni attaccò Giorgio a fine partita, incolpandolo del grave danno patito, che
gli avrebbe impedito di proseguire la stagione.
Loris Boni è stato uno splendido avversario. Al
tifoso Laziale dispiacque sinceramente il suo infortunio. Giorgio Chinaglia
è stato un gigante buono. A volte irruento, a volte non molto coordinato,
certamente molto forte e sempre leale.
Permetteteci prima di congedarci, una piccola nota sulle maglie usate in quella stagione. Nella foto all’inizio dell’articolo è ritratta una fase di gioco che sembra quasi una danza, tra gli attaccanti giallorossi e i difensori laziali: un’immagine dalla quale affiora ancora una volta la fascia rossa di Capitan Pino Wilson, che quel pomeriggio Nils Liedholm, molto sportivamente, definì insuperabile. Quel giorno sia Roma che Lazio indossavano divise splendide, vere icone di un calcio bellissimo del quale sentiamo maledettamente la mancanza. Forza Lazio!
Ugo Pericoli