Cari fratelli laziali,
in vista della difficile gara col Parma, vi riportiamo ad un vecchio precedente. Era appena iniziato il 1998 e per la quattordicesima di Campionato andavamo a far visita al Parma di Carletto Ancelotti.
Sono le 15 del 4 gennaio quando il signor Bettin fa il suo ingresso in campo seguito dalle due formazioni.
La prima è l’attrezzatissimo Parma di Ancelotti: Buffon, Mussi, Cannavaro, Benarrivo, Stanic, Dino Baggio, Sensini, Blomqvist, Fiore, Crespo, Chiesa e Nista. A disposizione ci sono Apolloni, Crippa, Fiore, Giunti, Maniero e Zé Maria.
Sven Goran Eriksson manda in campo Marchegiani, Pancaro, Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Jugovic, Nedved, Roberto Mancini, Boksic, Giovanni Lopez e Casiraghi. In panchina vanno Ballotta, Almeyda, Marcolin, Grandoni, Rambaudi e Venturin.
Eriksson presenta una Lazio prudente, con Roberto Mancini terzino alto e Casiraghi quasi sulla mediana. Favalli e Fuser saranno gli stantuffi sulle fasce laterali. I parmigiani cominciano la partita studiando il nostro atteggiamento tattico. Giochiamo in modo completamente diverso rispetto a quello che aveva ipotizzato Ancelotti. E al 18’, andiamo meritatamente in vantaggio. Il gol è di Boksic, al terzo goal consecutivo in altrettante gare. Non stiamo facendo nulla di speciale, anzi, e caliamo leggermente prestando il fianco alle sfuriate del Parma, che si impossessa del gioco. Buon per noi che Marchegiani appaia molto concentrato. Mancano pochi minuti allo scadere del primo tempo quando i parmigiani intensificano le manovre di aggiramento. In tribuna, temiamo possano riuscire a sfondare, prima o poi. Osserviamo i nostri rientrare negli spogliatoi e ci diciamo convinti che vinceremo, in un modo o in un altro. La ripresa parte lenta ma improvvisamente s’infiamma. È il 9’, c’è un calcio di rigore per il Parma: è stato concesso per un fallo di Pancaro su Maniero. Maniero, subentrato a Crespo nell'intervallo, si è procurato un rigore con molto “mestiere”. Il tiro viene trasformato da Chiesa, che fa 1 a 1.
Abbiamo approfittato delle lunghe vacanze natalizie per seguire la Lazio in una trasferta “comoda”. Siamo a gennaio e all’imbrunire, iniziamo a sentire abbastanza freddo. Non passa un quarto d'ora che Favalli viene espulso per doppia ammonizione. Ma quale fallo? È stato Stanic ad andargli addosso, Favalli l’aveva saltato in velocità. Siamo in dieci ed Eriksson deve rimodulare in corsa l’assetto: Mancini era già uscito per Almeyda, non rimane che togliere pure Boksic e posizionare Lopez al centro della difesa, con Negro a destra e Pancaro a sinistra. E addio sogni di vittoria. La partita era già bruttarella prima, senza l’Alieno (ritratto nella foto articolo durante un momento di esultanza) degrada in un pareggio assai “racchio”, che serve solo a farci sentire un po’ più freddo. Negli ultimi minuti Casiraghi si scontra con Benarrivo. Era l’ultima azione nonché l’ultima occasione gol. Ci eravamo alzati tutti in piedi. E invece niente, Lazio in nove e risultato finale di 1 a 1, un pari inutile e vuoto.
Però la nostra corsa non si sarebbe interrotta. La Lazio 1997-98 era una delle più forti di sempre, andavamo pazzi per lei.
A Parma sarà difficile ma abbiamo il dovere di provarci. Forza Lazio!
Ugo Pericoli
