Cari fratelli Laziali,
quest’anno la Lazio è questa, noi le vogliamo bene e
l’accettiamo così.
Venerdì sera si aprirà un nuovo ciclo di fuoco, che speriamo
possa ardere il più a lungo possibile. Vorrebbe dire che la fiamma è dura a
spegnersi, nonostante le dieci docce gelate rimediate nel corso della stagione,
inclusa l’ultima, freddissima, di Firenze.
Per l’amarcord di oggi, vi riportiamo a un vecchio
Lazio Milan, che si disputò il 15 gennaio 1978 in un Olimpico non pienissimo,
forse anche a causa della batosta rimediata 7 giorni prima, a Perugia. I Grifoni
ci hanno preso a pallonate, un’onta che ha nuovamente rimesso Luis Vinicio
sulla graticola. Contro il Milan non saranno ammesse scusanti di sorta, ha
lasciato intendere il Sor Umberto, stufo, come tutti noi tifosi,
di questo continuo saliscendi tra prestazioni gagliarde e indifendibili
figuracce.
È la XIV giornata del campionato di serie A 1977-78, è
stato chiamato a dirigere la partita più importante della domenica, l’arbitro internazionale
Sergio Gonella, prossimo fischietto azzurro ai Mondiali di Argentina
78.
La Lazio è la seguente: Garella, Pighin, Ghedin,
Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Giordano, Lopez e
Badiani. Assente il lungodegente Vincenzino D’Amico, a disposizione di Vinicio
siedono in panchina il secondo portiere Avagliano e il duo “napoletano”,
Boccolini e Clerici.
Il Milan è allenato da Nils Liedholm. Il
tecnico di Valdemarsvik dispone dell’undici titolare ad esclusione di Ruben
Buriani, fermo ai box per infortunio: Albertosi, Sabadini, Maldera, Morini,
Collovati, Turone, Antonelli, Capello, Bigon, Rivera e Calloni.
Sono le 14:30 in punto, si comincia. È un pomeriggio
uggioso e umidiccio. Le due squadre iniziano trotterellando, noi con un po’ più
di brio. Si nota, tra i Rossoneri, una certa propensione ad addormentare
il gioco e non farsi male. E noi ci caschiamo. Siamo pieni di corridori, da Agostinelli
a Badiani, a Giordano stesso, ma non vogliamo affondare. Nelle
file del Milan, l’assenza di Buriani si fa sentire fin da subito, la
squadra manca di dinamismo, ed il fosforo, che dovrebbe sgorgare dalle giocate
di Rivera e di Bigon, viene dispensato in quantità troppo modesta.
Nel primo tempo, se si esclude un bell’intervento di Albertosi su tiro
di Lopez, nessun tiro in porta, da una parte e dall’altra. Gioco
lentissimo, troppo fraseggiato, quasi noioso. Piove a tratti, qualcuno
rimpiange la pennichella sul divano e l’appuntamento mancato con il pranzo
in famiglia. Quando le due squadre si avviano verso gli spogliatoi, non
sappiamo cosa pensare. Da un lato, siamo ancora troppo scottati dalla partita
di Perugia e abbiamo paura anche dell’acqua calda. Un pari col Milan, tutto
sommato, ci potrebbe stare.
In vista del secondo tempo, Vinicio ha rimescolato le
carte. Ha visto il Milan troppo soddisfatto per il pareggio fin qui ottenuto:
un sintomo di debolezza, un indizio di difficoltà che sarebbe delittuoso non
sfruttare: fuori il difensore Ghedin e dentro Boccolini, suo
antico e valente arciere ai tempi del Napoli.
Lopez, Cordova, Garlaschelli,
Agostinelli e Giordano appaiono trasformati. Il gioco diventa
improvvisamente più vivace, Bet, Sabadini e Collovati, che
nel primo tempo hanno imposto un lento Tango, sono adesso costretti a
ballare la Samba. E Giordano sembra essere il ballerino più
scatenato. Tutto sommato, è un ragazzino di soli ventidue anni che ha la faccia
abbastanza tosta per impedire ad Albertosi di intervenire sul gol che
sta per arrivare. Riviviamolo insieme. Siamo al 60': il Milan è tutto in difesa
a protezione della porta di Albertosi. Cordova ha rotto gli
indugi, ha cambiato marcia, accennando perfino un passo da corridore - una vera
notizia - essendo nota l’indolenza dell’ex romanista. Nessuno lo affronta e Cordova
tira in porta. Il suo è un siluro, Albertosi è bravissimo a tuffarsi per
tempo ma la palla lo supera, batte sulla base del palo sinistro, torna in campo,
impattando sulla sua schiena. È a terra, starebbe per rialzarsi ma Giordano,
come si vede nella foto articolo, gli sta letteralmente a cavalcioni. L’Olimpico
trattiene il fiato, la partita cambia in un istante: Boccolini, che correva
al fianco del nostro centravanti, butta il pallone vagante nella porta
sguarnita. Gonella ha visto e non ha visto, chiede lumi al guardalinee, ma
anche il suo collaboratore è incerto sul da farsi. Ci viene convalidato un gol
che oggi verrebbe immediatamente annullato, irregolare senza ombra di dubbio anche
per la più tentennante delle Var.
Il Milan prova a reagire. Noi, in curva, ragazzetti
che siamo cresciuti a pane e figurine Panini, quelle di Riva,
Boninsegna, Mazzola e Facchetti, ci rendiamo conto che gli idoli della nostra
infanzia, stanno inesorabilmente invecchiando. Tra queste figurine c’è anche
quella di Gianni Rivera. Qualche tocco degno della sua antica classe, ma
nulla di più. Capello, Antonelli e Calloni, dopo un letargo
protrattosi per più di un’ora, provano ad arrivare al pareggio imbastendo
azioni d’attacco più incisive. I Rossoneri si lanciano in avanti ma il
nostro centrocampo filtra agevolmente e nelle retrovie, anche Wilson e
soci reggono bene l’urto. Manfredonia vince tutti i duelli aerei, il
Milan è sbilanciato e concede ampie praterie alle sgroppate di Agostinelli
e di Giordano. Manca un quarto d’ora quando Lopez e Cordova
mancano l’appuntamento con il gol del raddoppio. Sul finire, Liedholm toglie
il centravanti titolare Calloni e fa entrare Tosetto. L’allenatore
svedese ha levato il centravanti titolare nel momento in cui la squadra sta
tentando la rimonta: avrebbe dovuto sostituire il fantasma di Gianni Rivera,
ma evidentemente anche gli spettri hanno il loro peso.
Il Milan le tenta tutte con Capello e Bigon.
Però manca poco, iniziamo a farci la bocca: una vittoria del tutto insperata
alla vigilia. Stringiamo i denti, i Rossoneri sono tutti avanti, è il minuto
numero 82 quando osserviamo Morini sbagliare un appoggio su Antonelli,
e Cordova arpionare il pallone e lanciare subito Garlaschelli,
che supera di slancio uno scarmigliato Collovati. Albertosi, sempre
puntualissimo, effettua una diagonale a chiudergli lo spazio, poi
inevitabilmente lo tocca, fino a farlo quasi scivolare. Forse sarebbe già
calcio di rigore, ma Garlaschelli si libera dalla presa e svicola verso
il fondo. Turone ha seguito l’azione, lo ha murato ben bene, ma Renzo
ha ancora la possibilità di appoggiare su Giordano, che non deve fare
altro che spingerlo nella porta sguarnita.
Vincemmo 2 a 0, disputando un grande secondo tempo, un
risultato secco, all’inglese. Prima della partita, per la stampa e per la
tifoseria, eravamo già al De Profundis.
Venerdì sera avremo nuovamente di fronte il Milan, i nostri dovranno fare di tutto per farci trascorrere un weekend più sereno. Forza Lazio!
Ugo Pericoli