Cari fratelli Laziali,
dopo la splendida vittoria in terra spezzina ci è venuta una
insopprimibile voglia di Lazio e non vediamo l’ora che arrivi sabato
pomeriggio! Chissà se Ciro potrà almeno essere presente in panchina, per
sentirsi abbracciato da un Popolo che lo ama!
Per l’amarcord di oggi vi riportiamo ad un vecchio Lazio –
Torino, quello che si disputò nell’anno del primo Scudetto.
Fa sempre piacere ritornare al 1974! Ai Laziali di una certa
età questo numero evoca immancabilmente sensazioni piacevoli e dolci ricordi.
Tuttavia, come stiamo per vedere, anche in quel campionato non mancarono
momenti complicati. Torniamo indietro al 13 gennaio 1974.
Siamo alla 13ª giornata, siamo reduci da due
vittorie consecutive che ci hanno fatto trascorrere benissimo le vacanze
natalizie. Abbiamo battuto il Milan e il Genoa e adesso siamo pronti ad aprire
le danze anche all’Olimpico, per la prima in casa del nuovo anno. Con Petrelli
indisponibile Tommaso Maestrelli ha rispolverato il prode Mario Facco ma
per il resto siamo in formazione-tipo: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi,
Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e D'Amico.
Anche Gustavo Giagnoni dispone del suo miglior
undici: Castellini, Lombardo, Fossati, Zecchini, Cereser, Agroppi, Rampanti,
Ferrini, Graziani, Salvadori e Paolino Pulici.
Sospinti da un pubblico di cinquantamila anime iniziamo col
piede giusto. La prima occasione capita a Nanni al 6' ma Castellini para in
tuffo. Poi è Chinaglia ad impegnare il portiere avversario con un tiro
rasoterra. Al 20' c’è una punizione calciata da Martini, Long John prova ad
impensierire Castellini che non si lascia sorprendere. I nostri rientrano negli
spogliatori con l’aria un po’ stanca. C’è un filo di preoccupazione, ci siamo
abituati, se non a vincere facile, a mandare in affanno le difese avversarie,
con il nostro gioco avvolgente, che nasce allo stato grezzo lungo le fasce per
poi prendere forma, immancabilmente, dalle giocate di Frustalupi. Pulici non ha
dovuto fare nemmeno una parata ma, allo stesso tempo, anche la difesa del Toro
è sempre sembrata più che ordinata.
I nostri attaccanti sono stati resi inoffensivi dai
difensori granata. Anche nel secondo tempo Zecchini dà l’impressione di
arginare con facilità Giorgione. E allora?
E allora la ripresa si apre con un contropiede di Ciccio Graziani
(ritratto in una telefoto al momento del tiro) che supera Facco e Wilson e insacca, con
Felice in uscita disperata, alla prima occasione utile.
Fino a quel momento c’era stato un tiepido sole
sull’Olimpico e i cori di incitamento (molto diversi da quelli che sentiamo
oggi provenire dalla Nord e dalla Tevere) erano sempre stati ispirati da un entusiasmo
incondizionato. D’un tratto cala un silenzio di preoccupazione. Tommaso Maestrelli
resta seduto, la squadra gioca a memoria da ormai quasi due anni ma,
inaspettatamente, si lancia all’arrembaggio in modo sconsiderato, lasciando
indietro il solo Facco e un capitan Wilson poco propenso all’attesa. Ci prova Bombardino
Nanni, con un tiro angolato che Castellini neutralizza in modo irritante. Non è
soltanto Castellini a trovarsi in splendide condizioni di forma. Anche il
“nostro” Pulici nega a Rampanti e a Graziani due gol già fatti. Altri indizi di
una “giornata no” al 63', quando Luciano Re Cecconi deve uscire dal campo per
un infortunio che rovina il pomeriggio anche al dottor Ziaco. La Lazio sparisce
dalla partita, non ci siamo abituati, restiamo muti quando Agroppi prima e
Pulici poi ci graziano dal doppio svantaggio.
Ci buttiamo all’arrembaggio, le proviamo tutte: Nanni sfiora
la traversa all'80’ poi Giorgione, su cross di un sempre lucido Frustalupi, in
semirovesciata, ci illuderà di poter evitare la sconfitta. Al 90’, su cross di
D'Amico, l’esperto Natalino Fossati respinge corto proprio sui piedi di Giorgio
che, da due passi, spreca l’occasione centrando le ginocchia di Castellini.
Il giorno dopo tornammo a scuola un po’ ammosciati. La
Juventus ci aveva raggiunti. Avremmo avuto domeniche più sorridenti già a
cominciare dal turno successivo ma non avevamo esperienza, eravamo piccoli, non
avevamo mai vinto.
Oggi abbiamo ricordato con piacere una sconfitta che ci insegnò
la strada maestra verso la vittoria finale. Ricordiamo con piacere anche il
Torino di quel giorno, per la sua umile concretezza, che si rivelò spietata ma
sempre corretta, figlia ad una condotta di gara onesta e sportiva.
La Lazio post La Spezia è la squadra del momento, una
corazzata low cost costata nell’insieme quanto il centravanti titolare (?)
della asroma.
A Maurizio Sarri, ai Giocatori, e alla Società Sportiva Lazio c’è da dire solo una cosa: GRAZIE. Forza Lazio!
Ugo Pericoli