Cari fratelli Laziali,

il primo mese dell’anno che sta iniziando sarà decisivo.

Non ricordiamo un gennaio così, subito un derby di Coppa Italia, poi la semifinale di Supercoppa italiana. Chissà, forse anche un’altra finale.

Dopotutto, non è quel che avevamo sempre desiderato? Di vivere continuamente sulla breccia, a caccia di vittorie?

E allora, sotto con l’Udinese, una squadra improvvisamente tornata in forma nelle ultime due settimane.

In vista dell’insidiosissima trasferta di Udine, vi riportiamo al 17 dicembre 1989, quando per la XVI giornata del Campionato di Serie A 1989-90 incontrammo i bianconeri da poco ritornati nella massima serie.

Sono allenati dal tecnico Bruno Mazzia: in porta hanno Claudio Garella. Apriamo una parentesi: la sua è una storia nella storia. Dopo una "rivolta" mai ben chiarita, che lo ha visto protagonista, insieme a Moreno Ferrario, Salvatore Bagni e Bruno Giordano contro l'allenatore Ottavio Bianchi, è stato ceduto per punizione all'Udinese in Serie B. Con i friulani è subito tornato in Serie A e adesso apre la formazione seguito da Paganin, Vanoli, Bruniera, Sensini, Lucci, Mattei, Iacobelli, Branca, Gallego e Abel Balbo. Non solo un giovane Néstor Sensini, la sequenza di nomi non era affatto male, a rileggerla oggi.

Per il secondo anno consecutivo, ad allenarci è Giuseppe Materazzi. La formazione di quella domenica recita Orsi, Bergodi, Sergio, Icardi, Gregucci, Soldà, Di Canio, Troglio, Amarildo, Sclosa e Sosa. A disposizione di Mr. Materazzi, anche Sassanelli, Nardecchia, Beruatto, Bertoni e Pin.

Ci presentiamo al Friuli in completo giallo formato trasferta. I giocatori indossano la seconda maglia, realizzata dalla Umbro in maniera impeccabile, come si può notare nella foto che accompagna il nostro articolo.

Già nei primissimi minuti, notiamo una grande fiducia nei nostri centrocampisti: Icardi e Sclosa hanno preso in mano le redini del gioco e smistano palloni a ripetizioni verso le nostre punte. Amarildo e Di Canio si muovono in leggerezza, mentre Ruben Sosa appare lievemente appesantito. Manca una soluzione facile, poi è Garella a sventare in uscita un’occasione pericolosa. Poco dopo, è Amarildo ad intervenire di testa ma il suo tiro è intercettato da Garella. Sul finire del primo tempo è Sergio ad andare a conclusione - ma con una provvidenziale deviazione in angolo - Garella evita lo svantaggio.

Alla fine della prima frazione, Claudio Garella è riuscito a bloccare risultato sullo 0 a 0. L’Udinese non ha effettuato nemmeno un tiro in porta, la nostra difesa non è mai stata chiamata in causa. Conoscendo come funzionano le cose in casa Lazio, rientriamo negli spogliatoi con qualche mugugno: abbiamo speso tanto e raccolto assai poco.

Sensazione sbagliata, i nostri rientrano in campo ancora più determinati. Quando Materazzi richiama Ruben Sosa per Bertoni, le nostre azioni si velocizzano. È entrato anche Pin, al posto di un sudatissimo Troglio. Raccogliamo due angoli consecutivi. Sul secondo, ancora Sclosa va alla battuta. Tiro ad effetto, pallone liftato: Vanoli, nel tentativo di sventare la minaccia apportata da Gregucci e Amarildo, allunga il piedone indirizzando la sfera alle spalle del suo portiere. È il settantacinquesimo minuto: finalmente passiamo in vantaggio, meritatamente.    

L'Udinese era già in affanno, adesso sta provando ad abbozzare una reazione. Da una punizione calciata da Sensini, nasce un’occasione per i Friulani ma Orsi è attentissimo e sventa con presa sicura. Branca e Balbo sono francobollati da trio Gregucci, Bergodi e Soldà. Sono tempi duri, per l’attacco bianconero.

In più, Materazzi applica come sempre il vecchio modulo tattico del catenaccio. Tutti indietro e ripartenza in contropiede. L’Udinese cade nel tranello, in realtà piuttosto prevedibile, lasciando spazio alle scorribande di Di Canio e di Sergio. Mancano cinque minuti alla fine: ennesimo angolo di Sclosa, pallone respinto fuori area dalla contraerea udinese, Gabriele Pin spara una bordata ad occhi chiusi. È un tiro a parabola, preciso e potente, che gonfia la rete di Garella per un gol quasi d’altri tempi.

Vincemmo 2 a 0. Non c’eravamo di certo abituati! Era una Lazio convalescente, messa in piedi con pochi mezzi e tanta maestria da Gianmarco Calleri. La sua fu una presidenza difficile, di transizione, che rimise in sesto la Lazio in modo pressocché definitivo. Vogliamo ricordare la figura di Gianmarco Calleri, scomparso nel marzo scorso. È stato uno dei presidenti più importanti del nostro Sodalizio.

Sono finite le feste, non possiamo permetterci di non vincere a Udine. Forza Lazio!

Ugo Pericoli