Cari fratelli Laziali,

c’è una canzone dei Pink Floyd che sembra poter descrivere alla perfezione il momento che sta attraversando ogni singolo tifoso laziale. Si intitola One Of My Turns e potremmo tradurla come Uno dei miei momenti, oppure una delle mie crisi. Una sensazione disturbante e assolutamente non piacevole alla quale eravamo più abituati, un senso di disaffezione che ci colpisce come singoli, una lontananza dalla Squadra e soprattutto dalla Società, verso la quale sentiamo di aver esaurito ogni possibilità di credito ulteriore.

Complici i successi dei nostri arcirivali cittadini (che probabilmente amplificano le problematiche contingenti), il feeling verso la Lazio attuale è ridotto ai minimi termini. Due anni fa, in questi giorni, nel bel mezzo del durissimo lockdown per il Coronavirus, attendevamo con ansia la ripresa del campionato confidando nel successo finale. Dal momento della ripartenza abbiamo assistito ad una lenta inesorabile discesa che ha compromesso prima la classifica, poi i risultati (anche economici) ma che ora sembra stia minando anche le basi di un rapporto, quello tra Tifosi e Società, che sembrava aver raggiunto la stabilità ottimale. Non è più così e domenica scatterà una grande contestazione. È giusto: perché il tifoso innamorato non ha altre soluzioni. Spetta alla Società il compito di una ricostruzione e di una nuova programmazione di medio periodo.

Per l’amarcord in vista di Lazio-Milan abbiamo scelto una vecchia partita dove i sentimenti, la solidità economica della Società e la situazione generale di tutto l’ambiente Lazio era esattamente agli antipodi.

Torniamo indietro al 19 dicembre 1982, alla Quindicesima giornata del Campionato di Serie B 1982-83, quando la Lazio e il Milan stanno dominando il campionato. Il Milan è già una realtà (mancano solo quattro anni perché incontri l’uomo dei suoi sogni) mentre noi siamo ripartiti da Giordano &. Manfredonia e da una nuova divisa di gioco futuribile e molto suggestiva.    

Nonostante molti nomi illustri, è una Lazio piccola piccola quella allenata dal mite Roberto Clagluna. In campo scendono Orsi, Podavini, Saltarelli, Vella, Miele, Spinozzi, Ambu, Manfredonia, Giordano, D'Amico e De Nadai. In panchina vanno Moscatelli, Pochesci, Badiani, Tavola e Chiodi.

Sulla panchina del Milan una nostra vecchia conoscenza, Ilario Castagner. La sua squadra fa già paura: Nuciari, Tassotti, Icardi, Pasinato, Canuti, Franco Baresi, Manfrin, Battistini, Jordan, Verza e Damiani. Le riserve sono tutte di livello medio/alto: Piotti, Longobardo, Cuoghi, Gadda e Incocciati.

Ad arbitrare questa partita di B è stato chiamato l’arbitro più famoso della A: è il signor Luigi Agnolin della sezione di Bassano del Grappa.

Quando Agnolin comanda l’avvio l’impressione è che si stia disputando un match-scudetto. Si gioca davanti ad un pubblico record, quasi 70.000 spettatori. La piccola Lazio di Gian Casoni ha fatto breccia nei cuori dei tifosi e sugli spalti è un tripudio di bandiere come non si vedeva dai tempi belli.

Abbiamo una difesa fortissima, Orsi è imbattuto da diverse giornate. E sarà una fortuna, perché il Milan sta per esibire un gioco sontuoso. Sotto la poderosa spinta di Pasinato i rossoneri danno vita ad un’autentica girandola di azioni pericolose. Orsi sembra tarantolato e para tutto. O quasi. Perché nulla può quando Oscar Damiani conclude a rete un’azione partita sulla tre quarti. Fallo su D’Amico, “sollevato” da terra dallo spumeggiante Icardi, cross al centro per Damiani per porta i rossoneri in vantaggio. È il 10’ del primo tempo. Si attende una reazione ma a Giordano non arriva un pallone che è uno; tutto il nostro centrocampo è in bambola, soprattutto Manfredonia, evidentemente non a proprio agio contro Icardi, Manfrin e Verza. Non sarà solo Lio ad “emozionarsi”: anche dall’altra parte il più famoso tra i milanisti, Franco Baresi, sta commettendo parecchie ingenuità. Ma intanto il pallino del gioco resta in mano ai nostri avversari e al 21', ancora con Damiani, il Milan ha la possibilità di chiudere la partita. Dopo essere riuscito a dribblare Orsi in una delle sue tipiche azioni in contropiede, Damiani viene prima ostacolato da Spinozzi e infine da Vella, freddo a ribattere proprio dalla linea di porta.

Dopo qualche minuto finalmente anche noi abbiamo la nostra occasione con Giordano. Purtroppo Bruno la spreca malamente, forse per la troppa fretta, dopo aver superato Nuciari con grande bravura. Bruno Giordano, che nel frattempo è stato anche ammonito per proteste, sta per prendersi la rivincita. Sono le tre e un quarto e sta finendo il primo tempo, in curva siamo sul depresso andante quando Agnolin comanda una punizione dal limite destro dell’area di rigore, proprio sotto la curva Nord. Bruno calcia una bomba a spiovere, a cinque passi dal limite, e noi vediamo il pallone abbassarsi e poi infilarsi all'incrocio dei pali. Splende un sole caldo che sembra già primavera, invece stanno per iniziare le vacanze natalizie mentre ci abbracciamo illudendoci di essere già tornati in Serie A. Dopo la partita ci attende un pomeriggio di shopping e vorremmo che la partita fosse finita qui. Lo vorremmo anche perché ci siamo accorti che i nostri sono condizionati sul piano psicologico: l’attesa per questa partita è stata enorme e i meno esperti non hanno retto la tensione. Dicevamo di Manfredonia, ma anche l’ex romanista De Nadai – fino a quel momento in grande spolvero – sembra attraversare una giornata negativa. Come l’intero reparto difensivo, eccetto Bubu Orsi: pur perdendo un’imbattibilità che durava da 724 minuti, risulterà il migliore dei nostri anche nel secondo tempo.

Il Milan si fa subito nuovamente minaccioso. Iniziamo a guardare l’orologio e sembra che il tempo non passi mai. Non riusciamo a superare la metà campo e ogni volta che perdiamo palla lo stadio ha un sussulto di paura. I milanisti sono oltre 7.000 e fanno un tifo d’inferno. Su una pericolosa azione tra lo sdentato Jordan e il saggio Pasinato, Orsi salva da campione. Per quanto in curva facciamo finta di niente, sentiamo che un altro gol rossonero è nell'aria. Siamo arrivati al 56': Damiani intercetta di testa un lungo traversone di Manfrin ed insacca con un perfetto diagonale restando sospeso in volo per una frazione di secondo in più. Un gol davvero splendido, realizzato da questo giocatore di razza finito troppo presto nel dimenticatoio. Manca poco alla fine, i nostri sentono il peso di una sconfitta imminente, che farebbe il paio con quella, malaugurante assai, occorsa sul finire del 1980 nelle medesime circostanze e contro lo stesso avversario. A quel punto i nostri, Bruno Giordano in testa, si lanciano all’attacco con un impeto commovente. Certo, il tempo rimasto è poco. All' 88', dopo essersi liberato di un paio di avversari, Bruno pesca con un pallonetto D'Amico in piena area di rigore. Forse è l’ultima occasione, Vincenzino tira bene ma colpisce in pieno il lato basso della traversa. Il pallone torna in campo mentre tutto lo stadio trattiene il respiro. La palla gira all’impazzata in una selva di gambe, D’Amico (ritratto nella foto con l'emozionante maglia-bandiera) riesce a riprenderne il controllo ma è un’azione complicata.

Vincenzo D'Amico non sbaglia mai due volte di seguito e quando vediamo la rete gonfiarsi nella lontana Curva Sud, l’esultanza è enorme, l’urlo è liberatorio e interminabile. 2 a 2, non ci rendiamo conto, non ci interessa affatto, vedere Castagner espulso per proteste. Sì, lo sappiamo che era fuorigioco ma chisseneimporta. Siamo troppo felici per un pareggio che vale più di una vittoria. Uscendo dallo stadio cantiamo cori trionfali, prima di separarci dall’onda biancazzurra e tornare ognuno alla propria vita, risistemandoci il giubbetto e dandoci un tono, prima di incontrare la ragazza che ci ha aspettato fino alle cinque per il rito dei regali di Natale. Ma, in cuor nostro, sappiamo di aver visto una Lazio più che ridimensionata e che il gol di Vincenzo D’Amico altro non è stato che un gentile cadeaux del signor Agnolin, innamorato anch’egli da un pubblico Campione del Mondo.

Come avrete notato, non v’è nessuna analogia con la Lazio attuale. Povera ma bella quella, bella senz’anima questa. Gli innamorati non ragionano che col cuore e quindi riteniamo condivisibile la contestazione che avrà luogo domenica sera. Forza Lazio!

Ugo Pericoli