Cari fratelli Laziali,
si dice che, chi ben comincia, sia a metà dell’opera. Messi in cassaforte i tre punti di Torino, occorre trarre il massimo dalla partita di Firenze. Per l’amarcord di oggi vi riportiamo indietro di 33 anni, al 24 novembre 1991. È l’undicesima giornata del campionato di Serie A 1990-91, andiamo a Firenze per incontrare la Fiorentina di Gigi Radice.
Da una ventina d’anni, Radice è uno degli allenatori più
apprezzati e conosciuti dal grande pubblico. La sua, è una Fiorentina infarcita
di grandi nomi: Mareggini, Malusci, Carobbi, Dunga, Faccenda, Pioli, Dell'Oglio,
Iachini, Batistuta, Orlando e Branca. In panchina l’esperto Mannini, poi Maiellaro,
Borgonovo, Matrone e Mazinho.
La Lazio sta facendo le prove per diventare grande. Gian
Marco Calleri è riuscito a metter su una formazione all’avanguardia, un
gruppo che già profuma di multinazionalità e che, con la presenza di Riedle
e di Doll, ha assunto una forte connotazione tedesca, la “nazionale” del
momento. La Germania di Franz Beckenbauer è l’espressione del rinascimento
della potenza tedesca, passata dalla riunificazione politica alla vittoria del campionato
del Mondo, nel giro di soli nove mesi. Una rinascita è invocata anche dai
tifosi laziali, i quali auspicano, alla Lazio di quel giorno, qualcosa di buono:
Fiori, Bergodi, Sergio, Pin, Gregucci, Bacci, Stroppa, Doll, Riedle, Sclosa e
Sosa. A disposizione di Zoff, Orsi, Melchiori, Neri, Vertova e Capocchiano.
Mentre il signor Sguizzato di Verona accompagna le formazioni verso il centro del campo, Gigi Radice e Dino Zoff si stringono affettuosamente in un abbraccio, in omaggio alle antiche rivalità sabaude
Si comincia: la Fiorentina parte molto bene, all'8', Branca
serve un preciso assist a Dell'Oglio, che però spreca, a porta vuota. Al
12’, Carobbi per Dunga, colpevolmente dimenticato dai nostri
difensori, ma il tiro del brasiliano termina fuori. Il nostro primo sussulto
arriva solo al 20’: Doll per Sergio, palla a Sosa, tocco furbetto
a superare Mareggini, palo! Dopo cinque minuti, Gregucci ferma
irregolarmente Batistuta. Siamo al 27', Sguizzato comanda calcio di
punizione. Si incarica della battuta Dunga, palla sul secondo palo,
testa di Pioli, poi testa di Orlando, a volo d’angelo. Anche Fiori
proverà a volare ma sfiorerà soltanto il pallone che s’insacca nella rete alle
sue spalle.
Andiamo in crisi, i trentamila del Comunale fanno un tifo
d’inferno, c’è la rivalità di sempre tra fiorentini e laziali. Dopo tanto
tempo, la Lazio viene nuovamente percepita come una grande.
Al 35', Branca indovina un corridoio per Batistuta,
che è sì in anticipo su Bergodi, ma sbaglia completamente la deviazione
di testa. Poco più tardi, al 39', Branca è in posizione favorevolissima
ma incoccia su Gregucci. Al 40' Batistuta viene atterrato, è per
tutti calcio di rigore tranne che per Sguizzato. I nostri fanno i vaghi,
mentre rientrano negli spogliatoi. Zoff guarda per terra, ignorando i
giornalisti che stazionano all’imbocco del sottopassaggio.
Nel primo tempo, a parte quel tiro sul palo, abbiamo
combinato assai poco.
Secondo tempo: la Lazio sembra più corta, più concentrata,
ma è la Fiorentina a procurarsi le occasioni migliori. Al 67’, Batistuta
parte in dribbling, scavalca anche Fiori ma poi, a porta sguarnita, appoggia
a lato. Il focoso pubblico fiorentino inizia a guardarlo torvo. Come avrà fatto
Bati-gol a mancare un’occasione così facile? Il dubbio lascia spazio alla
frustrazione al 70': Doll, che ha combattuto come un leone per tutta la
partita, si è involato in una discesa lungo fascia, è quasi sul fondo, è
fronteggiato da Iachini, entra in area di rigore, Orlando gli si
frappone tentennante, il tedesco ne intuisce l’incertezza e, al primo tocco, si
lascia cadere, proprio sotto gli occhi del direttore di gara. Palla sul
dischetto, nessuna protesta. Ruben Sosa – ritratto nella foto in un
siparietto di pre-campionato insieme ai due tedeschi - trasforma con sicurezza: 1 a 1, il
risultato che durerà fino al 93’, quando Sguizzato manderà tutti negli
spogliatoi.
Avremmo concluso un campionato in modo abbastanza anonimo ma quel giorno mantenemmo l’imbattibilità. In questo campionato, l’imbattibilità l’abbiamo persa immediatamente, nella scialba prestazione di mezza estate in quel di Lecce.
Questa volta non sarà sufficiente mantenere l’imbattibilità. Bisognerà segnare almeno un gol di più. Forza Lazio!
Ugo Pericoli