Cari fratelli Laziali,

non dimenticheremo facilmente la settimana che precede Lazio-Venezia. La scomparsa di Pino Wilson ha addolorato l’intera comunità laziale, una famiglia che si è ritrovata più unita che mai, raccolta intorno alla figura del suo Capitano, della Lazio del primo scudetto, la Lazio più bella della nostra vita.

La partita con il Venezia, posticipata al lunedì sera, diventerà la partita della fascia rossa. Il fatto che la S.S. Lazio, abbia dovuto fare domanda in “carta bollata” per ottenere il permesso dalla Lega Calcio, la dice lunga sul livello di assuefazione raggiunta dal tifoso medio. Tra orari e calendari cervellotici, maglie horror, numerazioni improbabili e prezzi vampireschi, il tifoso ha perfino perso la voglia di reclamare. Ma vi sembra possibile che per indossare una fascia rossa sia necessaria un’autorizzazione speciale? A noi no. Abbiamo una mentalità da vecchi Ultras, quelli che quasi cinquant’anni fa intonavano fieramente “Wilson, Chinaglia, Re Cecconi”. Amiamo quel tipo di calcio, fatto di giocatori e uomini come Pino Wilson, che era nato per vincere e sapeva farsi rispettare.

Meglio andare al ricordo di oggi.

“Non mollare mai”, recitava il coro inventato dagli Ultras di una ventina d’anni fa. Nel giorno che stiamo per ricordare, non ci credeva più nessuno. Molti, come noi che vi scriviamo, avevano mollato già da qualche domenica.  

Pertanto, ci avviamo allo stadio con passo lento, sicuri di vincere ma altrettanto certi di restare lontani tanto dalla prima quanto dalla terza. All’Olimpico c’è più gente del solito. Oltre ai tantissimi abbonati (quasi quarantamila) e a qualche occasionale, ci sono anche 11.000 tifosi entrati gratis per aver acquistato il biglietto per Lazio-Marsiglia della Champions League.

Siamo a fine stagione, è il 30 aprile del 2000, splende un sole caldo. Mancano solo tre partite, siamo delusi dall’ennesima stagione buttata alle ortiche. Un passo indietro rispetto allo straordinario campionato precedente, dove lo scudetto si era fermato a Empoli.            

Eriksson può contare sulla Corazzata Cragnotti: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Conceição, Simeone, Veron, Nedved, Inzaghi e Mancini. A disposizione c’è la Lazio2: Ballotta, Gottardi, Couto, Lombardo, Salas, Sensini e Stankovic. Il Venezia è allenato dal papà di Massimo Oddo, Francesco. Schiera una squadra disperata, con un piede e mezzo nella fossa della B: Benussi, Bilica, Pavan, N'Gotty, Ibertsberger, Maldonado, Berg, Pedone, Valtolina, Ginestra e Maniero.

È una partita nata stanca. Prevale la noia, lasciamo l'iniziativa ai lagunari che si rendono pericolosi e sfiorano il vantaggio. “Tanto, cosa cambierebbe? La partecipazione alla prossima Champions è comunque assicurata”, sussurra un nostro vicino di posto accendendosi una sigaretta. Al 39’, alla prima vera occasione, passiamo in vantaggio con il minimo sforzo. Simeone ci ha preso gusto e insacca di testa un cross teleguidato da Pancaro. Neanche 5 minuti e arriva il raddoppio: ancora Pancaro, che crossa in modo plastico, dalla sinistra; Benussi è pressato da Simoncino Inzaghi, sbaglia il rinvio facendo arrivare la sfera a Mancini. Il Mancio è appostato sul secondo palo ed appoggia per Simoncino che segna di destro. Un’azione vista e rivista, che riusciva facilmente a quella squadra di mostri quando – bontà loro - si decidevano a giocare. Ci stiamo alzando per guadagnare le scalette, farci una birra e una telefonata, quando un boato improvviso fa tremare lo stadio. Perfino i giocatori in campo si fermano per leggere il tabellone che sta per illuminarsi. Appare la scritta: "Verona-Juventus 1-0, 45° Cammarata".

Durante l’intervallo nessuno è più disposto a sostenere quanto spergiurava solo un’oretta prima. Nel secondo tempo guardiamo più l’orologio che la partita. Negro salva sulla linea un tiro di Valtolina e poco dopo è Pedone, sempre su cross di Valtolina, ad insaccare alle spalle di Marchegiani.

I nostri sono imbambolati, dagli spalti arriva addirittura qualche fischio ma un altro boato fa sobbalzare l’Olimpico da curva a curva: sul tabellone appare la scritta "Verona-Juventus 2-0,  61° Cammarata".

A questo punto incitiamo e basta. Perfino Eriksson inizia a scomporsi: effettua dei cambi per coprire la difesa. Stiamo assistendo ad una delle peggiori partite da due anni a questa parte, manca la convinzione e la voglia di crederci fino in fondo. All'83', sul solito corner battuto da Mihajlovic, Maniero infila nella sua porta. Ma cosa ci importa? Alla fine di Verona-Juventus manca ancora una vita. L’indifferenza per quanto avviene in campo contagia anche i nostri giocatori e quando al 93' arriva la rete di Ganz in pochi se ne accorgono, presi come sono dall’ascolto delle radio. Un minuto più tardi il terzo boato, definitivo e liberatorio: la Juventus è riuscita a perdere nella fatal Verona ed è vicinissima, a soli due punti.

Ci avrebbe atteso una settimana di fuoco: la domenica successiva saremmo andati a Bologna a giocarci le speranze residue contro Signori Beppe-Gol. E avremmo pagato di tasca nostra, perché il Parma di Tanzi avesse giocato alla morte. Un favore tra fratelli di latte: “con affetto, da Calisto a Sergio”.

Pensierino finale: il campionato 2021-22 è stato fin qui piuttosto deludente. Potremmo ancora cambiare le cose, vincendo le prossime due partite. Forza Lazio!

Ugo Pericoli