Mi ritorni in mente - domenica 18 aprile 1993 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 0-0

Cari fratelli Laziali,

in questi giorni, molti fra noi si stanno chiedendo se preferirebbero il passaggio del turno in Coppa Italia o la vittoria nel derby. È una domanda sciocca solo in apparenza, perché sono proprio questi i pensieri del tifoso, pensieri che ti distraggono dai problemi “veri”, nonostante la contraddittoria prestazione fornita dai nostri giocatori nella gara d’andata di martedì sera.

Ciascuno è libero di pensarla come vuole e di fare gli scongiuri che più gli aggradano. Noi, nell’attesa, preferiamo riportarvi ad una domenica pomeriggio di trentuno anni fa, al 18 aprile 1993, alla ventottesima giornata del Campionato 1992/93.

Era il primo campionato dell’era Cragnotti. Sergio Cragnotti ha speso oltre Settanta miliardi di Lire in una campagna acquisti senza precedenti. La Lazio è una squadra nuova di zecca. La Roma invece ha un’ossatura più collaudata, è guidata da uno dei tecnici più esperti (e simpatici) di tutta la Serie A, Vujadin Boškov. Questa la sua Roma: Cervone, Garzya, Bonacina, Piacentini, Benedetti, Aldair, Sinisa Mihajlovic, Hassler, Carnevale, Giannini e Rizzitelli. A disposizione, il secondo portiere Zinetti, Comi, Salsano, Muzzi e Tempestilli.

Dino Zoff ha trascorso una settimana difficile. Oltre agli infortunati di lungo corso, Super-Dino dovrà fare a meno di circa mezza squadra titolare: non sono infatti arruolabili Bonomi, Gregucci, Soldà, Doll, Madonna e Kalle Riedle. La Lazio formato Derby sarà dunque: Orsi, Bergodi, Favalli, Bacci, Luzardi, Cravero, Fuser, Winter, Stroppa, Gascoigne e Signori. In panchina il secondo portiere Fiori, Corino, Marcolin, Sclosa e Neri.  

È domenica di Votazioni. Non si tratta di Elezioni Politiche ma di Referendum. Gli Italiani sono chiamati ad esprimere la loro opinione su ben otto questioni: Competenze USL, Stupefacenti e sostanze psicotrope, Casse di risparmio e Monti di pietà, Soppressione del ministero delle partecipazioni statali, Elezione del Senato della Repubblica, Soppressione del ministero dell'agricoltura e delle foreste, Soppressione del ministero del turismo e dello spettacolo e in ultimo, quello forse più sentito dal Popolo, l’Abolizione del sistema di Finanziamento pubblico ai partiti. Si voterà anche il giorno successivo e quindi i tifosi non sono stati condizionati, non hanno dovuto rivedere piani ed orari. Alle 15 in punto, mentre il Signor Sguizzato di Verona comanda l’avvio del gioco, ben 75.000 spettatori sono assiepati sulle tribune dell’Olimpico.

La partita parte molto lentamente e al quindicesimo ancora non si è vista un’azione degna di nota. Signori è troppo isolato all’attacco. Vista l’assenza di Riedle, Zoff ha chiesto ai centrocampisti di assistere il biondo centravanti. Stroppa sembra molto in palla, crea lo scompiglio lungo l’out di sinistra, poi converge al centro dove staziona Aldair, il quale, messo sul chi va là da Fuser e Gascoigne, per poco non causa un’autorete. Poi sarà la volta di Rizzitelli a girare fuori di poco. Un bell’assolo di Hassler illude i giallorossi ma sarà Signori a far gridare al gol: si accorge che Cervone è fuori dai pali e prova a scavalcarlo con un colpo balistico degno del miglior Vitale Terminator Nocerino, uno dei più grandi fuoriclasse di biliardo di tutti i tempi. Venti metri di traiettoria, una parabola mortifera che ammutolisce la Curva Sud. Il tiro di Beppe-Gol colpisce la traversa, sarebbe stato uno dei gol più belli mai visti nella Stracittadina. A quel punto la Curva Nord prende a tifare con maggior impeto, ci crede eccome! Ancora Signori obbliga Cervone ad un intervento decisivo, con un sinistro velenoso indirizzato giusto all’angolino. In una fase di gioco ristagnante concediamo troppo spazio ad Hassler. Lunga rimessa laterale del tedesco, sulla quale Nando Orsi per poco non combina una frittata: ostacolato dai suoi, sfiora appena il pallone che va a carambolare dalle parti di Carnevale. Orsi a terra, Cravero e Favalli fuori causa, Carnevale si addormenta sul più bello facendosi recuperare da Luzardi. Dopo questo brivido, la Lazio si ricorda di essere la favorita: Fuser, Stroppa e Winter avanzano e dialogano con Beppe Signori con maggiore convinzione. La Roma è finalmente ripiegata all’indietro, è il nostro miglior momento: proprio Beppe disegna un cross verso Cravero, gran colpo di testa, respingono i difensori e i centrocampisti romanisti, ne nasce un batti e ribatti, interviene Bergodi, il suo è un elegante avvitamento, ancora palo! Cristiano Bergodi (ritratto nella telefoto al calcio d’inizio insieme a Sguizzato e Giannini) si porta le mani agli occhi per la delusione. Sul finire, Boskov richiama Mihajlovic. Non ha affatto giocato bene Sinisa e il mago della Voivodina lo sostituisce con uno dei suoi più autorevoli “animali da Derby”: il teramano Antonio Tempestilli. Non manca molto al fischio finale: Tempestilli sta tentando un affondo ma ha intuito che Fuser è in anticipo; si lascia cadere in piena area, millantando di aver ricevuto un tocco da Fuser. Sguizzato non abbocca ma nemmeno lo ammonisce per (goffa) simulazione. Sul finire, Cravero si scontra con Luzardi su un pallone abbastanza innocuo ed è costretto ad uscire in barella. All’ultimo minuto sarà Giannini a mancare la grande occasione. Ma sarebbe stato un premio troppo grande per una Roma che si era difesa per 50 minuti, subendo ben undici calci d’angolo a quattro, sfruttati poco e male dai nostri battitori.

Un brutto Derby, un pareggio a reti bianche che però servì più a noi che a loro. Perché riprendemmo a vincere dalla domenica successiva, seppur con molta fatica, battendo un derelitto Pescara con un calcio di rigore trasformato da Signori solo al Novantesimo minuto.

Come vedete, cari fratelli Laziali, non si deve mai arretrare di un centimetro, tanto in Campionato quanto in Coppa Italia. Anche in quella stagione non brillammo. Tuttavia, dopo oltre quindici anni, ritornammo a riveder le stelle, conquistando la qualificazione in Coppa Uefa dopo 15 anni, il quinto posto con 38 punti, dodici in meno del Milan Campione ma cinque in più della Roma, che giunse solo decima. Forza Lazio!

Ugo Pericoli