Cari fratelli laziali,
abbiamo archiviato nel faldone delle “pratiche negative” gli
incontri con Galatasaray e Sassuolo. Come promesso, ci fermiamo a fare due
conti:
1 - Siamo definitivamente fuori della corsa per un posto in
Champions League.
2 – Abbiamo non più del 25% di possibilità di superare il
play off con il Porto.
3 - Siamo ancora in corsa per un posto nella prossima
edizione dell’Europa League.
Su quest’ultimo punto gioverà rilevare che – almeno secondo
noi – risulterà determinante riuscire ad ottenere sei punti dalle prossime due
partite.
Fatto questo preambolo, per l’amarcord di oggi ci è tornato
in mente un vecchio Lazio-Genoa di Serie B, quando una Lazio piccola piccola
tentava la risalita nella massima serie dopo aver toccato con mano il baratro
della C per ben tre volte nel giro di quindici giorni.
Siamo nel 1988, esattamente all’8 maggio: per la 32°
giornata del Campionato di Serie B 1987-88 Lazio e Genoa si incontrano in un
Olimpico accaldato, sia per l’ansia di non riuscire a concretizzare una lunga
corsa che per l’afa inattesa e decisamente fuori stagione.
Eugenio Fascetti manda in campo Martina, Marino, Beruatto,
Esposito, Gregucci, Savino, Caso, Acerbis, Rizzolo, Muro e Monelli. Resterà
seduto solo nei primi minuti accanto a Salafia, Camolese, Piscedda, Galderisi e
Biagioni. Per il resto dell’incontro, gli vedremo fare su e giù davanti alla
panchetta di legno.
Il Genoa è allenato da Attilio Perotti, una vita come
allenatore delle giovanili del Grifone. Conosce l’ambiente rossoblù come pochi altri.
Schiera Gregori, Torrente, Trevisan, Pecoraro, Caricola, Mastrantonio, Rotella,
Eranio, Marulla, Di Carlo e Signorelli. Sulla panchina genoana siede anche un
vecchio cuore biancazzurro, Andrea Agostinelli, alla sua ultima stagione tra i
professionisti.
Noi iniziamo in attacco: dopo 33 secondi Beruatto scende sulla sinistra e crossa al centro per Monelli che al volo impegna Gregori in una difficile parata a terra. Poi però sopraggiunge la Lazio “dal freno a mano tirato”. Ci consuma un’ansia derivante da una insicurezza sopraggiunta a fine inverno. Qualche sconfitta inattesa, qualche mancata vittoria, quella col Genoa rappresenta un crocevia senza più appelli. Perotti ha disposto i suoi molto bene, si intuisce già nei primi minuti che non se ne staranno chiusi a difendere lo 0-0 e impostano minacciose azioni d’attacco. A centrocampo ci manca il nostro giocatore più forte e rappresentativo, Gabriele Pin - e il terzetto dei centrocampisti rossoblù ci sovrasta in tecnica e velocità. Il Genoa replica sette minuti più tardi, quando Di Carlo è atterrato in area da Esposito. In curva nord siamo rassegnati al peggio ma il signor Cornieti di Forlì fa segno di continuare. Al 24' andiamo vicinissimi al gol: il baby Rizzolo - un regalo piovuto dal Cielo per quella Lazio in fase di ricostruzione - è bravo ad addomesticare un pallone volante in area genoana e a sparare al volo un gran tiro che termina di poco alto sulla traversa. Al 26' assistiamo ad un’altra sortita dei liguri: Signorelli supera tutta la nostra difesa ma al momento di entrare in area viene placcato da Esposito in un fallo da color arancione. Siamo in difficoltà, non vediamo l’ora di rientrare negli spogliatoi, c’è da riordinare le idee ma subiamo ancora un ultimo attacco. Martina esce di testa fuori dall’ area di rigore e Di Carlo, sempre lui, sulla respinta prova a sorprenderlo, ma trova le gambe di Marino che salva in corner. Ripresa: la partita sembra non avere sussulti, stiamo incollati alla radiolina in attesa di buone notizie dagli altri campi. Muro non sembra ispirato e questo ci limita in fase di costruzione. Al 59’ Signorelli è ad un passo dal gol del vantaggio ma crolla sul più bello. Al 74' Muro ha un sussulto d’orgoglio e finalmente impegna Gregori, il quale respinge in tuffo, palla nei pressi di Monelli che tira immediatamente, centrando in pieno il palo con una puntata dal vertice sinistra dell’area piccola.
La partita si è incendiata e all'82' si fa ancora avanti il
Genoa: Mastrantonio lascia partire un tiro che è quasi un cross, Caso tocca con
la mano, probabilmente con volontarietà: per l'arbitro è nuovamente tutto
regolare, per la malcelata rabbia degli uomini di Perotti. Tre minuti dopo è
Monelli a cercare l'angolino ma Trevisan devia in angolo. Siamo al forcing
finale, è l’ultimo minuto: Esposito si libera bene sulla destra e riesce a crossare
al centro. La palla è troppo alta per Monelli ma Gregucci, ritratto nella foto, ha mollato gli
ormeggi della difesa e si è stabilmente piazzato in attacco. Si tuffa alla
disperata, incornando di testa sotto la curva Nord, che esplode letteralmente
in un boato. Poi corre sotto la Curva e noi, in quel momento, sentimmo che avremmo
potuto farcela. Certo, mancavano ancora partite difficilissime ma avevamo
un piccolo vantaggio, un tesoretto da custodire fino alla fine. In tutto ciò, i
genoani perdono la testa e Caricola rimedia un’espulsione da frustrazione a
tempo praticamente scaduto.
Una partita non bella in una domenica da incorniciare.
Oggi è cambiato tutto. Giocheremo di venerdì. Questa volta avremmo puntato sul portare più gente possibile allo stadio ad una settimana dal Natale. Magari chiedendo solo 1 € al tifoso, per sospingere la squadra alla vittoria contro un avversario già abbastanza disperato, che certamente si chiuderà a riccio. Una cornice degna di una coreografia formato magnum, per ricordare a tutti gli spettatori neutrali che la Società Sportiva Lazio e tutti i suoi tifosi attendono che la FIGC si pronunci in merito allo Scudetto del 1915, lo Scudetto Negato, una ingiustizia clamorosa contro la quale continueremo a batterci, fino alla fine. Forza Lazio!
Ugo Pericoli