Cari fratelli Laziali,

la stagione sta volgendo all’epilogo. Potremmo dire tante cose a riguardo ma ci sarà tempo, specialmente nel corso dell’estate – quando avremo modo di sentire nuovamente la mancanza del Calcio. Potremmo dire che avremmo dovuto vincere a Firenze, ma forse sarebbe più corretto ricordare la sconfitta interna contro l’Udinese o la mancata vittoria col Benevento. Abbiamo disputato un ottimo finale di campionato e quindi, per il momento, ci limitiamo a sottolineare che per la seconda volta consecutiva siamo arrivati “prima” di altri, stavolta con ben tre turni di anticipo.

Magari, direte voi, che è un atteggiamento un po’ provinciale il nostro, in stile anni Settanta e Ottanta, tuttavia il prossimo derby avrà il sapore antico di una stracittadina old fashion, quando si combatteva per il primato cittadino e nulla più.

Oggi vi riportiamo ad una delle più avvincenti partite della storia della Lazio! Era il 31 marzo del 1974 e per la 23° giornata del campionato, la Roma aveva studiato a fondo la strategia più efficacie per arrestare la corsa della prima della classe, la Lazio.

Sono allenati da un gran signore, Nils Liedholm. Il tecnico svedese schiera il suo miglior undici: Paolo Conti, Negrisolo, Rocca, Morini, Santarini, Batistoni, Orazi, Domenghini, Prati, Cordova e Spadoni.

Anche Tom può mettere in campo i migliori, quella formazione che per tutti i Laziali è diventata una sorta di preghiera laica: “Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico”

Faceva freddo e aveva piovuto dalla notte precedente. La coreografia è caratterizzata dagli ombrelli “all blacks” che accomunano le due tifoserie in un manto grigio-scuro. Noi ce ne stiamo tranquilli, consci di essere in testa al campionato e dunque decisamente più forti di Juve, Milan e – per quella proprietà transitiva che nel calcio viene spesso sconfessata – della Roma stessa. Sono di più e ci guardano in cagnesco. Giorgione li ha sfottuti più volte, è dal 1972 che ha iniziato ad irritarli parecchio. Oggi vorrebbero vendicarsi della sconfitta dell'andata e scendono in campo col coltello fra i denti. L’Olimpico è esaurito: sul campo alita il tifo di 73.000 spettatori. Noi siamo concentratissimi ma alla prima azione giallorossa (che Oddi sventa in angolo), loro vanno in rete in modo fortunoso: Spadoni ha ricevuto palla da Cordova e dal vertice destro fa partire un cross. Il tiro è uno di quelli farlocchi e compie un’inattesa parabola: invece di dirigersi verso il centro area schizza verso l'incrocio dei pali sul lato sinistro. Felice, forse in un eccesso di sicurezza, o forse semplicemente sorpreso, cerca di respingere il pallone; lo afferra pure, ma quando è finito oltre la linea. Wilson prova a fare il vago e ricaccia il pallone lontano, ma l'arbitro concede la rete tra l'ovazione della curva sud. Accusiamo il colpo e in curva nord ci sembra di sentire ancora più freddo. La mattina, all’oratorio, un ragazzino ha cambiato la figurina di Desolati con quella di Cordova, sulla quale uno sconosciuto bontempone ha disegnato, chissà dove e chissà quando, un bel paio di corna nere. La cosa ha divertito assai quel giovanissimo tifoso, un aquilotto di non più di dieci anni! Questi non si preoccupa affatto della Roma che gioca sulle ali dell'entusiasmo e continua a sorridere spavaldo, molto di più di alcuni adulti che gli stanno intorno, incupiti dall’impazienza e dai gol che sembrano non arrivare. Al 16', su contrasto con Re Cecconi, si fa male Orazi, che deve uscire in barella sostituito da Peccenini. L'azione non viene fermata dal Signor Gonella e Giorgione, di testa - su cross dello stesso Cecco - sfiora il pareggio mandando alto sopra la traversa. Pochi minuti dopo Petrelli viene falciato da Domenghini, ma Sergio Gonella fra proseguire: capovolgimento di fronte, stavolta è Oddi a entrare duro su Spadoni, accendendo un parapiglia in campo.

È la volta di Peccenini ad entrare sulle gambe di Re Cecconi, senza nessuna conseguenza per il nostro Angelo Biondo. La partita però si è ormai surriscaldata in modo insanabile: su un tentativo di incursione in area, Long John finisce a terra contrastato da Santarini e vuoi per l’inerzia della corsa, vuoi per il terreno fradicio di pioggia, sbatte su una valigetta di un fotografo a bordo campo, procurandosi un vistoso livido. Immaginatevi la rabbia di Giorgio! Prende la valigetta e la scaglia lontano, fin sulla pista di atletica! Verso la fine del primo tempo Gonella annulla una rete a Rocca per un fallo di mano solare, con i nostri già immobili per il gioco fermo. Morini vorrebbe provocare Chinaglia, che appare un po’ confuso, ed è Cecco che va a calmare le acque per evitare il peggio. Accorrono anche Rocca e Oddi che si scambiano qualche colpo proibito. Su questo squarcio polemico finisce un primo tempo fatto soprattutto di falli e gioco spezzettato. I giocatori escono dal campo tra le bandiere giallorosse al vento, mentre la delusione serpeggia fra la tifoseria biancazzurra. Non è così per il ragazzino con la figurina del Cordova cornificato, che dall’alto dei suoi dieci anni, sa che la Lazio non potrà non vincere, perché “è l’anno suo e poi c’è lui a tifarla!” Il secondo tempo inizia con uno squarcio di azzurro nel cielo e con Chinaglia che, battuto il calcio d'inizio, scarta gli avversari come birilli e arriva al vertice sinistro dell'area giallorossa, tirando all'esterno della rete. Un minuto dopo Petrelli, contrastato da Rocca, cade al limite dell'area e l'arbitro concede la punizione, che Frustalupi batte con uno spiovente in area intercettato da Spadoni che respinge, la palla arriva a Chinaglia che tira istintivamente, al volo, ma anche stavolta un difensore respinge mandando la sfera sui piedi di D'Amico che, senza pensarci due volte, manda la palla alle spalle di Conti. Roma 1 Lazio 1, e questa volta è la curva nord ad esplodere come una santabarbara. Il ragazzino è sommerso dagli adulti che sembrano sconvolti, e non comprende il perché di così tanta apprensione. Ora siamo noi a guidare il gioco con maggiore tranquillità, ma al 49' sono nuovamente i giallorossi, e proprio con Ciccio Cordova, a sfiorare la rete e a colpire il palo dopo uno slalom tra le nostre maglie, troppo rilassate dal pareggio appena conseguito. Qui viene il bello: sulla respinta è Nanni a partire in contropiede e mentre sta entrando in area, viene atterrato alle spalle da Morini. Rigore! In campo è il putiferio, i giocatori giallorossi protestano asserendo che il fallo è iniziato fuori area, Chinaglia invece mima l'arbitro e indica il dischetto saltellando in area di rigore romanista. I romanisti vorrebbero sparargli! Giorgione lasciò partire una delle sue ciavattate, spesso centrali e con poco rispetto dell’estetica, ma spiazzò ugualmente Conti, fra la gioia dei giocatori in campo e dei tifosi sugli spalti. Il ragazzino della figurina assistette all’ennesimo “balletto biancazzurro”, danzato dal suo idolo Long John, da Wilson, da Petrelli e da Oddi, che saltellavano gioiosamente sul prato davanti alla panchina di Tommaso Maestrelli.

La Roma è frastornata, quasi impotente quando 50 secondi dopo concede nuovamente un contropiede, alimentato da Chinaglia che è placcato da Morini con un fallo alle spalle. L’arbitro decretò la punizione dal limite. Lo stadio era ormai una polveriera! Iniziano i tafferugli sugli spalti, un tifoso entra in campo sciarpa (giallorossa) al collo, tentando di aggredire Gonella, ma Kawasaki Rocca riuscì a fermarlo in tempo. Ci vorranno oltre due minuti per portare fuori il corpulento tifoso e la successiva (ed ennesima) punizione di Chinaglia sfiorò il palo alla sinistra di Conti. I giallorossi cercano di riprendere a macinare gioco ma Peccenini, con un tiro-cross, non impegna Pulici più di tanto. Al 60' Garlaschelli, in slalom, viene atterrato da Cordova e la punizione viene deviata in angolo, sotto la tribuna Tevere, ma passano oltre 3 minuti prima di poterla battere per via del continuo lancio di oggetti da parte dei tifosi giallorossi all'indirizzo dei giocatori laziali. Al 75' è la Roma ad usufruire di una punizione dal vertice destro dell'area, quasi all'altezza della bandierina di calcio d'angolo. Lo spiovente viene colpito da Negrisolo che centra la traversa con la palla che ricade tra le braccia di Pulici che viene caricato fallosamente da Prati. L'arbitro sospende il gioco mentre Rocca insacca. I giocatori giallorossi reclamano il gol, mentre Felice, senza aspettare, batte la punizione e allontana la palla dall'area. All'80' punizione per la Roma: batte Domenghini per la testa di Prati, che Pulici para in due tempi distendendosi sulla sua destra. Pochi minuti dopo su cross di Morini, Prati manca la palla di testa a pochi passi dalla porta. Pulici smanaccia la sfera, raccoglie Spadoni che, a porta vuota, spara alto la più facile delle occasioni. Ripartiamo ancora con D'Amico, che crossa per Chinaglia che, da posizione defilata, preferisce non tirare e dopo essersi portato a spasso un difensore, appoggia su Frustalupi che tira cogliendo in pieno il palo sinistro. Un minuto dopo, con la Roma sbilanciata in avanti alla ricerca del pareggio, è Nanni ad involarsi tutto solo in area, ma il tiro colpisce la traversa e rimbalza fuori dalla linea di porta. Si gioca in una bolgia, sono saltati tutti gli schemi: all'87' è D'Amico ad entrare in area e crossare un tiro teso dalla linea di fondo per Chinaglia che, a porta vuota, in spaccata non riesce a centrare il bersaglio e si stira. La Roma si lancia disperatamente in avanti e Felice deve fare un doppio miracolo per evitare il gol del pareggio uscendo di pugno su un tiro di Spadoni. Un minuto dopo è ancora la nostra maglia nera n.1 a salvare la situazione, bloccando un pallone assassino indirizzato in porta. Non è ancora finita: volata di Garlaschelli che tira di poco al lato. Neanche il tempo di rimettere il pallone in gioco che Gonella fischiò la fine. Vedemmo i nostri uscire dal campo, dalla lontananza, seminascosti dagli scudi dei Carabinieri che li circondavano per proteggerli dalla sassaiola ordita dagli imbufaliti avversari. Nel decennio degli anni di piombo, l’opinione pubblica era “abituata” alla violenza gratuita. Si contarono oltre 200 milioni di lire di danni allo stadio (oltre 1 e mezzo di euro al cambio di oggi), moltissimi feriti, macchine di privati distrutte o danneggiate. La caccia al Laziale proseguì per ore fuori lo stadio dove un folto gruppo di teppisti tentò di sfondare il blocco della Polizia proprio davanti gli spogliatoi. L'arbitro Gonella dovette uscire a bordo di un cellulare, scortato dai Carabinieri in un luogo sicuro. L'intero incasso servirà al presidente Anzalone a coprire i danni procurati dai propri tifosi. Con questa vittoria volammo a quota 32, la Juve a 29 e il Napoli a 28. Verso le sei del pomeriggio il bambino con la figurina di Cordova rincasò. Trovò ad attenderlo una tazza di latte caldo e tre cucchiaini di Nesquik, la nuova bevanda al sapor di cioccolato che rendeva il latte prelibato, che nel 1973-74 impazzava tra noi ragazzini, proprio come l’inarrivabile Lazio targata Tommaso Maestrelli.

Come sono lontani quei tempi! Che fortuna averli vissuti. Ma adesso bando alle nostalgie, perché il derby è solo prosa, non v’è spazio per la poesia.

Forza Lazio!
Ugo Pericoli