Cari fratelli Laziali,

dire che siamo tornati da Napoli con le ossa rotte è dire poco. Nella notte magica dedicata a Maradona tutto è girato per il verso giusto a Mertens &. Co. Il Napoli ha giocato da grande squadra e molto probabilmente, solo pochi club europei sarebbero usciti indenni dal Maradona – San Paolo. Detto ciò, pur non essendo dei tecnici, ci sentiamo di dire che il processo di rivoluzione iniziato con Sarri ad inizio estate è stato fin qui assai problematico. Da tifosi, speriamo che la rotta si possa invertire presto, perché vanno bene gli esperimenti, vanno bene i cambi di modulo ma occorre trovare continuità. Abbiamo vinto il derby, battuto i Campioni d’Italia, “quasi” battuto l’incredibile Atalanta. Per contro, abbiamo perso malamente a Bologna, a Verona ed infine a Napoli. La matematica non è mai un’opinione e quindi, la Società, il tecnico, il DS e la Squadra, meritano tutti un 5. Il 10 in pagella lo meritano i tifosi, specialmente i Settecento del Maradona-San Paolo. Coraggiosi, corretti, fedeli fino in fondo, da prendere come esempio.

Fortunatamente avremo modo di rifarci tra poche ore, perché Lazio-Udinese è già alle porte. Per il ricordo di oggi torniamo indietro al 26 febbraio 2000, la 23° giornata del Campionato di Serie A 1999- 2000: non è affatto un bel momento e ci stiamo rassegnando ad un “comodo” secondo posto.

Sven Goran Eriksson schiera Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Conceição, Stankovic, Veron, Nedved, Salas e Ravanelli. A disposizione ha quasi un’altra squadra: Ballotta, Couto, Gottardi, Lombardo ed un trittico di futuri grandi allenatori: Roberto Mancini, Simone Inzaghi e Diego Pablo Simeone.

L’Udinese è allenata da De Canio, un tecnico tra i più gettonati di fine millennio. Manda in campo Turci, Bertotto, Sottil, Gargo, Alberto, Jorgensen, Giannichedda, Fiore, Manfredini, Sosa e Muzzi. Anche lui dispone di una lunga panchina: De Sanctis, Appiah, Locatelli, Van der Vegt, Zamboni, Warley e Margiotta.

Da quando abbiamo perso il derby sembriamo come smarriti. Tuttavia, restiamo in corsa per tutte le competizioni; per il campionato ci affidiamo alla matematica, dal momento che l’anno precedente eravamo arrivati secondi nonostante avessimo giocato meglio di quest’anno. Comunque, si capisce subito che Veron è in palla, perché smista palloni invitanti con lanci millimetrici. Uno di questi raggiunge Ravanelli: è il 6’ quando Penna Bianca resta a terra per una testata in uno scontro aereo con Manfredini. Taglio al sopracciglio destro e vistosa fasciatura alla Piola.  Al 18' andiamo in vantaggio: lancio di Veron a smarcare Ravanelli, Fabrizio si libera della marcatura di Gargo e passa la sfera a Negro (ritratto con la maglia più vincente della intera storia della Lazio) che tira un diagonale preciso e potente che s'insacca in rete per il meritato 1 a 0. I friulani arrancano e soltanto Muzzi appare in grado di impensierire Marchegiani. Il primo tempo si chiude sonnolento, come il pigro sabato pomeriggio che obbliga i Club italiani impegnati nelle Coppe ad anticipare di un giorno il loro turno. Nel secondo tempo raddoppiamo quasi subito: Salas, imbeccato da Veron, scatta sul filo del fuorigioco, evita l'uscita di Turci e deposita in rete. Rallentiamo i ritmi e l'Udinese si impossessa del centrocampo senza però riuscire mai a tirare in porta. La partita è praticamente finita, al 91’ qualche frettoloso è già per le scale, per evitare il traffico del Lungo Tevere ed immergersi nel sabato sera. Locatelli buca la rete dopo un breve batti e ribatti, ma non c’è più tempo. La classifica della domenica sera vedrà la Juventus prima con 50 punti, seguita da noi e dal Milan con 45, più staccata l'Inter a 43.

Quel sabato, a tifare la ricca e - fino a quel momento - deludente Lazio di Sergio Cragnotti, accorsero in 43.000. Quanti saremo giovedì sera?

Piove, c’è crisi, c’è il Covid, c’è una Società che sembra non aver saputo apprendere nulla dai propri errori; insomma c’è un po’ di tutto tranne i punti in classifica. Niente di definitivo, ma il mood della stagione appare tracciato. Forza Lazio!

Ugo Pericoli