Cari fratelli Laziali,

in un periodo come questo, fatto di scarsi risultati e poche soddisfazioni, emerge forte la nostra Lazialità. I festeggiamenti a Piazza della Libertà del 9 gennaio, le celebrazioni per il 122° anno di vita del Sodalizio biancoazzurro, quest’anno non hanno coinciso con i risultati sperati in estate.

Non eravamo più abituati a fasi come queste, ad un momento che ciclicamente si ripropone e che precede un inevitabile cambiamento. Continueremo come abbiamo sempre fatto, guardando con fiducia al futuro, a cominciare dalla finestra europea che a breve potrebbe regalarci una grande soddisfazione. Avremo modo di riparlarne.

Oggi vi proponiamo non uno ma due amarcord: due Lazio in trasferta a Salerno, in anni lontanissimi, a cavallo tra l’inizio e la fine della Seconda Guerra Mondiale. Vi racconteremo anche un aneddoto che ha dell’incredibile e che certamente vi stupirà.

Iniziamo con un’amichevole: torniamo indietro al 27 novembre 1932, una domenica pomeriggio in cui giocammo al Campo Littorio di Salerno. Il presidente Remo Zenobi, l’inventore della cosiddetta "Brasilazio" è sull’orlo delle dimissioni dall’incarico: troppe le critiche alla sua Lazio, che a volte ha regalato spettacolo ma non ha mai assicurato buona continuità e senso di gioco. Prima di dimettersi, conclude un affare con la Salernitana, anzi, con Unione Sportiva Fascista Salernitana: il terzino Armando Bertagni, classe 1907, passa alla Lazio in cambio di una cifra da quantificarsi solo successivamente. Viene organizzata un’amichevole ad hoc, il cui incasso sarà da riconoscere interamente alla U.S.F. Salernitana.

Queste le formazioni: la Salernitana, che gioca nell’odierna Serie B, con Albizzani, Bolzoni, Zamboni, Bugna, Brioschi, Cucciolini, Sudati, Finotto, Miconi, Panella e Pilato.

Noi con Pizzetti, Del Debbio, Bertagni, Serafini, Furlani, Fantoni II, Guarisi, Bisigato, Fantoni I, Castelli e il brasiliano dal nome esotico Alejandro Demaría.

Poco si sa di questo incontro: le cronache sono scarsissime e frammentarie, ci dicono che fu “velocemente ben giocato da entrambe le squadre”, anzi giuocato, come si usava scrivere e pronunciare in quegli anni. Sappiamo che terminò con tre reti per parte, che vennero segnate da Fantoni I, da Sudati, e nuovamente da Fantoni I. Ed ancora da Miconi, da Castelli su calcio di rigore e in ultimo da Finotto. Mancano i minuti esatti delle marcature così come mancano i nomi degli arbitri.

Ma era soltanto un’amichevole, probabilmente dal risultato già concordato per tempo, nel nome dello spettacolo e di un incasso che doveva essere il più alto possibile.

Una partita ben diversa in un contesto assai più drammatico il Salernitana – Lazio di cui stiamo per parlarvi. È la prima volta che le due squadre di incontrano in una partita di campionato. È un campionato misto A e B, perché è appena finito il secondo conflitto e soldi e mezzi sono una rarità per pochi eletti.   

Corriamo a domenica 28 ottobre 1945, dove a Salerno lo stadio non si chiama più Stadio Littorio ma Stadio Donato Vestuti. È la seconda giornata del Campionato della Divisione Nazionale girone Centro-Sud serie A e B 1945-46

La Salernitana gioca con Ricci, Lomi, Amenta, Saracino, Piccinini, Jacovazzi, Colaneri, Tori, Volpe, Valese e Punzi. Noi con Gradella-Cuore-di-Lazio in porta, poi Valenti, De Pierro, Gualtieri, Alzani, Manfrè, Koenig, Manola, Lombardini, De Andreis e Puccinelli. Ci allena Anton Cargnelli, detto Tony, un austriaco dall’aria nobile che viene da Vienna. Non che gli austriaci vadano particolarmente di moda nell’immediato dopoguerra, ma il calcio danubiano esercita tuttora il suo immutato fascino, specie nel vuoto dettato dalla fame e dalla polvere delle macerie. L’arbitro arriva da Taranto e si chiama Scotti: registrerà due nomi sul suo taccuino, quelli dei marcatori. Entrambi vestono una maglia color amaranto: Tori e Colaneri, autori dei due gol – uno per tempo – con i quali i campani ci mandano a casa con una sonora sconfitta sul groppone. E non sarebbe stato un rientro facile. I nostri tornarono a casa con lo stesso mezzo con il quale erano giunti a Salerno: un vecchio camion scomodo e polveroso, perché la Società Sportiva Lazio non possedeva ancora un pullman che sarebbe stato acquistato solo successivamente.

Pensate che la Salernitana colpì anche due pali e che il nostro portiere Uber Gradella risultò il migliore dei suoi. Considerate che la nostra storia è passata da qui. Oggi siamo la quarta squadra italiana per titoli vinti. Ripartiamo. Forza Lazio!

Ugo Pericoli