Cari fratelli Laziali,
continua in nostro percorso nell’amata Coppa Italia. Abbiamo
superato, con un gol di Ciruzzo nostro, un’agguerrita Udinese.
Vogliamo parlare del gioco? Abbiamo visto qualcosa di
interessante, triangolazioni veloci, sincronismi in via di miglioramento,
verticalizzazioni più frequenti ma, una volta terminata la partita, siamo subito
rientrati nel mood di quest’anno. Ci sentiamo depressi, non tanto per il gioco
o per l’attuale classifica, quanto per un futuro che, sempre riferito al
momento, appare quanto mai incerto. Gennaio, eccezion fatte per le prime della
classifica, è il mese in cui si fa mercato. Da qualche anno per noi laziali, la
parola “mercato” profuma vagamente di beffa. Questa volta abbiamo detto anche
troppo e sarà meglio calarci nell’amarcord che precede Lazio Atalanta.
Caliamoci, è proprio il caso di dirlo, in Serie B.
Torniamo indietro al 19 ottobre 1980 quando per la 6a giornata
del Campionato di Serie B 1980 - 81 incontriamo l’Atalanta che è una diretta
concorrente per la corsa verso la Serie A.
Avremmo quel che serve per competere alla pari con tutti nel
1980. Abbiamo una rosa competitiva e anche un olandese abbastanza
volante. La Società si è assicurata la
competenza di uno dei migliori allenatori in circolazione, Ilario Castagner, ritratto nella foto, nonché quelle di uno dei più promettenti portieri italiani, Maurizio Moscatelli.
La formazione è quella tipo: Moscatelli, Spinozzi, Citterio, Perrone, Pochesci,
Mastropasqua, Viola, Sanguin, Garlaschelli, Bigon e Greco. Le riserve sono
Nardin, Ghedin, Pighin, e i giovani Albani e Cenci.
C’è una situazione a Tor di Quinto che spazia tra il
surreale e il patetico: per tutta la settimana si allenano anche Giordano e
Manfredonia, i due elementi più forti, costretti a non giocare la domenica, solo
per colpa loro. È vero, manca il “bello de casa”, l’ex golden boy ceduto
al Torino per 1 miliardi di lire - cresciuto – sotto il profilo umano e
professionale – più negli ultimi disperati tre mesi che in tutta la sua vita alla
Lazio. Ci sono Albertino Bigon, un giocatore
di gran classe, c’è il promettente Citterio al posto di Mauro – Ninetto
Davoli – Tassotti. Romanticamente, timbra ancora il cartellino l’ultimo
superstite della Lazio di Tommaso Maestrelli: il prode Renzo Garlaschelli da
Vidigulfo. A luglio è arrivato dal Bologna anche l’arcigno difensore Arcadio
Spinozzi: proprio alla partenza per le vacanze estive, gli sono state date
rassicurazioni direttamente dal suo allenatore, sul fatto che avrebbe giocato
in Emilia anche la stagione successiva”. E invece è lì anche Arcadio Spinozzi: sono
le 14 e 30 in punto, all’Olimpico, come i suoi compagni indossa uno dei
completi più affascinanti – pur nella assoluta semplicità – che la Lazio abbia
mai vestito in ottanta anni di storia. Un completo con lo sponsor tecnico che è
ancora oggi, probabilmente, quello più iconico nell’immaginario
dell’appassionato di calcio.
L’Atalanta è un’altra che ha fretta di ritornare in Serie A.
Bolchi ha disegnato una bella squadra: Memo, Mandorlini, Reali, Filisetti,
Baldissone, Vavassori, De Biase, Bonomi, De Bernardi, Rocca e Messina.
Arbitra il signor Prati della sessione di Parma, lo stadio
non è. Ci sono soltanto 22.000 spettatori, noi siamo tra quelli. Abbiamo preso
l’insana abitudine di ascoltare gli aggiornamenti sulla serie A attraverso la
radiolina. Ci interessa solo che la Roma non vinca, hanno acquistato un
brasiliano dalla faccia un po’ anemica che non ricorda per nulla, nell’aspetto
e negli atteggiamenti, il prototipo di calciatore sudamericano. La asRoma sta
andando forte e a noi non rimane che tirargliela.
Giochiamo abbastanza contratti nel primo tempo, l’Atalanta è
squadra tosta e non sembriamo affatto convinti di riuscire a batterla. Anzi,
temiamo di non farcela e quando l’arbitro fischia la fine del primo tempo ci
sentiamo abbastanza sollevati. Sarà che la Roma è sotto di due gol a Napoli, e ci
sentiamo alquanto baldanzosi. Certo, di gioco se n’è visto poco: le tre uniche
emozioni sono state al 17', tiro di Garlaschelli parato da Vavassori. Poi, al
21', Citterio, su passaggio di Sanguin, batte a rete con forza, il tiro viene
deviato involontariamente con un braccio da un atalantino. In ultimo, a fine
primo tempo, scambio volante tra Viola e Garlaschelli che impegna Memo con un
tiro poco pericoloso.
Anche l’Atalanta indossa un completo meraviglioso, una
maglia in lanetta fatta con la semplicità di un nero e blu che ce la fa
sembrare l’Inter. Bigon effettua una rovesciata alla brasiliana che ci regala
l’illusione del gol. Si arriva al 53' e arriva un gol vero, colpo di testa di
Albani - che non sarà Giordano e nemmeno D’Amico - ma almeno stiamo vincendo 1
a 0.
Sfioriamo il raddoppio al 61' ma a cinque minuti dal termine,
Bertuzzo - su calcio di punizione, ci fa vedere le streghe. A due minuti dalla
conclusione Citterio viene sgambettato da Baldizzone, probabilmente sulla riga
dell’area di rigore: gli atalantini protestano, Scala viene espulso mentre
Citterio si prepara a sfoderare un forte sinistro, un preciso rasoterra per un
dolce 2 a 0 finale.
Fu una bella domenica: secondi in classifica dietro al Milan
e lanciati verso la A. La Roma avrebbe subito uno dei più pesanti cappotto
della stagione, 4 a 0 col Napoli. Il nostro rientro a casa fu allegro, guardammo
90° Minuto con distensione, fu un bel momento.
Uno dei pochi in quella che resta una delle stagioni più
stregate della nostra storia.
A confronto, la Lazio di oggi è il Real Madrid. All’andata abbiamo
visto la migliore Lazio del campionato. E se provassimo a batterli a Roma? Forza Lazio!
Ugo Pericoli