Cari fratelli laziali,

non stiamo trascorrendo una settimana serena e preferiamo andare diritti al ricordo che precede il prossimo Atalanta Lazio. Riportiamo le lancette alle ore 15 del 25 settembre 1977. È la terza di Campionato e siamo partiti decisamente maluccio. Alla sconfitta d’esordio col Genoa ha fatto seguito un misero pari interno col Verona. Bruno Giordano e Andrea Agostinelli sono finiti dietro alla lavagna, messi in punizione da Vinicio, il quale li ha giudicati assai molli durante la sfida con gli Scaligeri.

L’Atalanta è guidata da un signore vecchio stampo. Ha un nome lungo e un soprannome breve: Giovan Battista Rota detto Titta. Manda in campo Bodini, Andena, Mei, Vavassori, Marchetti, Tavola, Manueli, Rocca, Paina, Festa e Libera. In panchina insieme a lui ci sono Pizzaballa, quello della figurina introvabile, Mastropasqua e Scala.

Dicevamo che Vinicio è uno che non te la manda a dire e dunque Lazio rivoluzionata lì davanti: Garella, Ammoniaci, Martini, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Lopez, Clerici, D'Amico e Badiani. In panchina vanno i baffi di Avagliano, il soldato Ghedin e uno stranito Brunetto Giordano.

L’Atalanta è una neopromossa. La prima palla gol è nostra ma la sprechiamo banalmente. È il 13' quando Ciccio Cordova batte una punizione, Badiani arriva per primo sul pallone respinto dalla barriera ma nonostante la porta sia vuota calcia come peggio non potrebbe in fallo laterale. Dopo il nostro errore da matita blu si fa viva l'Atalanta. È il 24', azione Rocca-Tavola-Paina che quest’ultimo indirizza all’angolino. Al 25' gli Orobici potrebbero passare in vantaggio ma Andena pecca d’egoismo effettuando un tiro improponibile non servendo Libera e Paina ben piazzati sotto porta. Poi tocca a noi divorarci un’altra occasione, al 37’: bella intesa tra Lopez e Garlaschelli e gran tiro al volo di D'Amico che finisce altissimo da non più di otto metri. Prima dell’intervallo, una parata di Garella ci salva dal tiro di Marchetti. Rientriamo in campo imbambolati e al 50' andiamo in svantaggio. Scambio in velocità con Paina e Libera, Pino Wilson non riesce a fronteggiarli entrambi e Libera scappa via, supera in dribbling Ammoniaci e batte imparabilmente col destro. Lio Manfredonia si protende fino quasi a stirarsi ma il pallone è nel sacco. Per l'Atalanta, neopromossa, due punti contro la Lazio sono un tesoretto da difendere fino al 90’. I bergamaschi si chiudono a riccio e noi piano piano iniziamo a giocare. Il loro giocatore più brillante, Libera - dopo aver segnato s’infortuna. Entra Mastropasqua che è un illustre sconosciuto. Nell’ultima frazione spingiamo solo noi, l'Atalanta si è chiusa nella sua area. All'81' Bodini rinvia troppo corto, la sfera finisce tra i piedi di Lopez, che avanza, si allarga sulla destra e crossa al centro un bel traversone. Il Vincenzino D'Amico del 1977 è un peso piuma, interviene di testa con esatta scelta di tempo, pallone alle spalle di Bodini, 1 a 1.

Mancano dieci minuti. I 30.000 spettatori, tutti atalantini, riprendono a tifare impetuosamente ma a quel punto siamo noi a non avere più la testa per cercare il gol della vittoria.

Era un calcio assai diverso da quello attuale, fatto di grandi discese lungo le fasce, palloni alti lanciati dai portieri verso i lontani attaccanti. Un calcio che sembrava fatto su misura per chi aveva grandi capacità di corsa. Per i giocatori come Roberto Badiani, ripreso nella foto scattata quel giorno, in un contrasto di gioco con il difensore atalantino Gabriele Andena.

Oggi si gioca palla a terra, in alcune fasi della partita le due squadre occupano (esclusi i portieri) non più di 20 metri di campo. Da quella sfida con l’Atalanta sono trascorsi esattamente 45 anni e un mese, e si vedono tutti.

Domenica saremo senza Ciro Immobile e tutti ci aspettano al varco desiderando una nostra scivolata. Sarri ha poche ore davanti a sé per individuare – scusate il termine – un "falso nueve". Forza Lazio!

Ugo Pericoli