Cari fratelli laziali,

oggi rivivremo un pomeriggio in compagnia della Banda Maestrelli. È domenica 14 ottobre 1973. Siamo alla seconda giornata del campionato di serie A 1973-74.

Tommaso Maestrelli sta modellando la forma più bella da dare alla sua creatura. Non è semplice migliorare l’exploit dell’anno precedente. Allo stadio sono accorsi più di 55.000 tifosi, è un incasso da grandi occasioni e siamo solo al primo turno casalingo.

Sarà una domenica particolare: faremo infatti conoscenza con uno dei calciatori laziali più amati di sempre. Stiamo parlando di Vincenzo D’Amico, che siede in panchina vicino al “maestro” facendo finta di non provare emozione. 

La Samp è allenata da un bravo e giovane tecnico, assai promettente: si chiama Guido Vincenzi.

Queste le due formazioni: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e Manservisi. Sull’angusta e stretta panchetta si accomodano Avelino Moriggi, il Gringo Petrelli e Vincenzino D’Amico.

Nella Samp giocano future tracce di Lazialità: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini, Lippi, Badiani, Boni, Maraschi, Salvi e Improta. Le riserve sono Pellizzaro, Arnuzzo e Cristin.

Dopo lo 0 a 3 conseguito a Vicenza la settimana precedente, la gente laziale si attende una messi di reti. La partita si mette bene, la prima occasione arriva già al 6': Manservisi sta intervenendo su una difettosa ribattuta di Cacciatori quando Lippi lo atterra. Siamo proprio al limite e Casarin ravvisa il fallo fuori dell’area. Sugli spalti borbottiamo, rimuginando sul fatto che lo scorso anno, nell'incontro casalingo pareggiato contro il Bologna, era stato proprio Casarin a negarci due rigori.

Col passare dei minuti realizziamo che le cose non sono come ce le aspettavamo. Chinaglia appare confuso, Frustalupi incerto, mentre Re Cecconi sta risentendo di un calcione rifilatogli da un compagno nell’allenamento del giovedì a Tor di Quinto. Al 24' Maestrelli lo sostituisce con D'Amico.

Vincenzino trotterella sulla trequarti, è magrissimo e con il volto quasi smunto. Nonostante la sua aria un po’ svagata la nostra manovra sembra giovarne. Qualche piroetta, un velo, una finta, due sporadiche occasioni, il grande possesso palla esibito nella prima frazione non ha però prodotto effetti. Si rientra negli spogliatoi con la sensazione della mezza delusione. Vicenza sembra già lontanissima, la Samp si è presentata con una difesa arcigna.

Il secondo tempo riprende sulla falsariga del primo. Giorgione è francobollato da Santin, i lanci di Frustalupi sono imprecisi, Vincenzino passeggia sul campo in punta di piedi.

In curva inizia a serpeggiare la paura di non farcela. Lippi e Maraschi presidiano le loro rispettive zone di competenza, Oddi deve fare gli straordinari: dopotutto, i Doriani sono anch’essi “primi in classifica”, avendo battuto il Milan alla prima giornata. Ci sono anche i Rossoneri tra i candidati per lo scudetto. Di noi, della settantatreenne Lazio nessuno parla, solo il Sor Umberto sembra l’unico a credere nel successo finale.

La Samp gioca bene, eccome. Ma “quella Lazio” non avrebbe mai mollato: proprio da un cross dell’indomito peggiore in campo – sì, lui, Long John Giorgio Chinaglia – prende il via l’azione che porterà all’importantissimo gol laziale: mancano cinque minuti e Pino Wilson si è stufato di attendere un risultato che non vuole arrivare. Da circa mezz’ora, indietro sono restati solo Pulici Facco e Oddi, il nostro è un arrembaggio continuo e pressante.  

Chinaglia, stressato dal sistematico raddoppio di marcatura, si è spostato all’ala destra. Mancano cinque minuti, Giorgio se ne è portati indietro tre, sotto la Tribuna Tevere. Una finta, poi ancora un’altra. I difensori gli “concedono” il cross, uno dei rari assist di un bomber nato per riceverli. Invece è un cross perfetto, alla Mario Frustalupi. La parabola è tesa, leggermente alta per la testa di Garlaschelli e per quella del suo marcatore. Il pallone sorvola mezza area e perviene esattamente sul punto del calcio di rigore. Su quella mattonella c’è capitan Wilson, libero, di nome e di fatto, in una partita dove la Samp ha praticato una irriducibile marcatura a uomo. Controllo di sinistro, bomba di destro e gol sotto la Curva Nord. Pino (abbracciato da Giorgione nella foto che pubblichiamo) ha segnato il suo primo gol con la maglia della Lazio nella prima partita casalinga del Campionato 1973-74.

Il gol della vittoria, la seconda consecutiva di quella squadra leggendaria. Sembrerebbe un segno del destino. E forse lo fu.

Vogliamo dedicare questo ricordo a Pino Wilson, a pochi giorni dalla ricorrenza della sua scomparsa. E ad Umberto Lenzini: il nostro Presidente del primo romantico scudetto. Il Comune di Roma qualche giorno fa, gli ha finalmente intitolato un’area verde situata nelle vicinanze dell’abitazione dove il Sor Umberto visse per tanti anni.   

Dopo Salerno, lunedì ci attende una partita apparentemente più semplice.

Ricordiamoci di quanto accadde all’andata, quei due punti dilapidati sul filo di lana. Con la Sampdoria, ci serve un solo risultato. Forza Lazio!

Ugo Pericoli