Cari fratelli Laziali,
la sconfitta in terra olandese non ci voleva. Non solo
per le complicazioni ad un eventuale passaggio al turno successivo della
Champions, quanto per l’aspetto psicologico di tutto l’ambiente-Lazio, storicamente
ipersensibile ai repentini cambi d’umore. Per tirarci su il morale, per il
ricordo di oggi vi parleremo di una delle più belle Lazio della nostra vita. Torneremo
alla Stagione 1994-95, esattamente alla 22ª giornata, che arrivava il 5 marzo
1995.
Sergio Cragnotti era
ormai issato da tempo al comando della Società ed aveva portato una ventata d’aria
fresca. La Lazio era diventata di punto in bianco una delle squadre più
iconiche e riconoscibili del Campionato, attraverso il gioco impressole dal
nuovo allenatore.
Il praghese Zdeněk Zeman era sbarcato a Tor
di Quinto un caldo giorno d’estate, annunciando che la sua Lazio avrebbe
adottato il suo modulo tattico preferito.
Sarebbe stato l’anno del 4-3-3, il modulo tipico del
calcio cecoslovacco degli anni Sessanta, offensivo e spettacolare. Il reparto
difensivo della Lazio avrebbe giocato in linea, muovendosi a ridosso della
linea mediana; i terzini, chiamati a sovrapposizioni a ripetizione, mentre il
centrocampista centrale avrebbe avuto un doppio compito: curare la regia e l’inserimento
nelle fasi di attacco. Anche gli altri due centrocampisti avrebbero partecipato
alla fase offensiva; le due ali invece, si sarebbero dovute spostare su tutto
il fronte d'attacco, senza dare precisi punti di riferimento agli avversari.
C’era una grande attesa intorno alla Lazio 1994-95: ed
in effetti, nel corso della stagione, l’Olimpico si sarebbe trasformato nel parco
dei divertimenti di Zemanlandia.
Quel giorno a Zemanlandia mancava Beppe
Signori, bloccato da un infortunio. A Zeman le alternative non mancavano di
certo. Sceglierà Marchegiani, Negro, Nesta, Di Matteo, Bergodi, Cravero,
Rambaudi, Fuser, Boksic, Winter e Casiraghi. A disposizione del boemo c’erano anche
Orsi, Bacci, De Sio, Di Vaio e Venturin.
La Fiorentina era allenata da un allenatore emergente,
Claudio Ranieri. Giovane e audace quel tanto che basta, schiererà Toldo,
Sottil, Luppi, Cois, Pioli, Malusci, Carbone, Tedesco, Batistuta, Rui Costa e
Baiano.
Al secondo minuto di gioco, praticamente al primo affondo, la Fiorentina ha subito una buona occasione per passare in vantaggio ma Tedesco e Batistuta non si fanno trovare pronti all’appuntamento col gol. Non passano che due minuti e siamo noi a passare. Anche per noi è la prima occasione e Casiraghi (ritratto nella foto) non la fallisce. È il minuto numero quattro. Continuiamo ad attaccare senza mai dare l’impressione di voler affondare il colpo. Tra Winter, Fuser e Di Matteo c’è un’alchimia magica, sembra che giochino a memoria. Di contro, la Fiorentina appare imbambolata, in balia di un avversario che le svolazza intorno come una farfalla. Una farfalla narcisa, che ama troppo guardarsi allo specchio. È talmente occupata a rimirarsi che si divora tre occasioni nel giro di una ventina di minuti.
Sappiamo bene com’è fatto il tifoso Laziale. Il suo è un pessimismo antico,
figlio delle tante amarezze vissute nel decennio precedente. Qualcuno in
tribuna già borbottava, poi Paoletto Negro andava a rete, interpretando
al meglio lo spirito del calcio totale zemaniano. Nemmeno il tempo di
guardare la classifica che Treossi ci assegnava un rigore. Sotto la Curva Sud, osserviamo
Cravero spiazzare Toldo, per un 3 a 0 che virtualmente chiudeva la
partita. Invece no, perché dopo due minuti ancora Treossi ravvisava un tocco falloso
nella nostra area. Batigol afferrava il pallone sistemandolo sul dischetto.
Tirava una sassata, molto centrale, che Marchegiani respingeva, sventando
il penalty senza troppi problemi.
C’è un clima incerto. Non è più inverno ma non è
ancora primavera. In città c’è aria di festa, c’è il Carnevale e c’è
voglia di cantare. La settimana precedente si è concluso il Festival di
Sanremo. Lo ha vinto Giorgia. Adesso la conosce l’Italia tutta, a
Roma, la conoscevamo già in tanti. Giorgia è una tifosa della Lazio:
fresca del trionfo di Come saprei, ha annunciato al grande pubblico di
essere una di noi. Lo stadio le riserverà un lungo applauso.
Il secondo tempo attaccheremo sotto la Curva Nord.
Non sarà una partita. Sarà una sorta di happening. Rambaudi, il
sostituto di Signori, non perderà l’occasione per far vedere quant’è bravo nel
dribbling. Quando parte in contropiede con Fuser sembra abbiano il turbo che
spazza via ogni ostacolo. Casiraghi e Boksic non devono fare altro che
correggere a rete. Lo faranno in bello stile, e porteranno il risultato sul 5 a
0.
Zeman in panchina sembra si stia annoiando, ci sembra
di scorgere un accenno di sbadiglio mentre Rui Costa accorcia le
distanze.
Poi lo vediamo nuovamente in piedi, intento a
togliersi un granellino dal suo blazer blu, proprio mentre Batistuta
trasforma rabbiosamente un secondo rigore, portando il parziale sul 5 a 2.
La Lazio ha avvertito solo una punturina, niente di
che, eppure ricomincia a tritare gli avversari come animata da una insaziabilità
che non ci appartiene.
Stefano Pioli, frastornatissimo dai raid delle ali
biancocelesti, rimedia il secondo giallo. La Viola in dieci perde petalo dopo
petalo: ogni discesa equivale a un mezzo gol. La Lazio, nei dieci minuti finali,
di attacchi ne avrebbe portati sei, cogliendone tre. Casiraghi, il
giovane Marco Di Vaio, poi ancora Gigi, autore di un poker,
regaleranno ai tifosi un 8 a 2 storico, roboante, inaudito.
Taluno, arrivò a definire il risultato “diseducativo”.
E in un certo senso lo fu, perché il tifoso laziale, che dieci anni prima si
arrabattava tra serie A e serie B, conobbe il significato della parola
esagerare.
Con Zeman, le esagerazioni erano una costante. In
rapida alternanza tra discese ardite e risalite epiche, la zemaniana Lazio del
campionato 1994-95, pur non vincendo nessun trofeo, si sarebbe rivelata una
delle più affascinanti di sempre. Dopo questo 8 a 2, in primavera inoltrata
avrebbe concluso il suo campionato al secondo posto, un risultato che
abbiamo raggiunto non molto spesso nel corso della nostra storia.
Lunedì sera arriva un avversario scomodo, l’indecifrabile Fiorentina dell’umile e futuribile Vincenzo Italiano. Dobbiamo stare molto attenti. Forza Lazio!
Ugo Pericoli