Cari fratelli Laziali,

ben ritrovati su “Mi ritorni in mente”, il consueto tuffo nella Lazialità dei tempi andati, giunto al suo quarto anno di vita. Vi scriviamo mentre il calciomercato è ancora nel vivo e non sappiamo ancora che Lazio vedremo il 14 agosto. Tra poche ore partirà una stagione tra le più anomale di sempre. Iniziare il torneo la vigilia di Ferragosto non è il massimo della vita. Oltretutto nessuno si attendeva la seconda eliminazione consecutiva degli azzurri dai mondiali e quindi ci toccherà sorbirci sia il debutto con clima sahariano sia la noia di veder giocare gli altri i Mondiali del Qatar. Se il 14 agosto le temperature dovessero essere quelle del momento in cui vi scriviamo, dovremo subirci 34°C all’apertura dei cancelli. I giocatori, al calcio d’inizio, correranno in una fornace prossima ai 31°. Insomma, se prima della partita voleste fare un salto a Ponte Milvio, sarà meglio che ordiniate una cedrata fresca al posto della solita birra.

Nel corso dell’estate abbiamo percepito un clima di grande curiosità intorno alla figura di Maurizio Sarri. È lui il nostro valore aggiunto. Ma Sarri è anche un comune mortale. Non è certo paragonabile a Paulo Dybala la Joya, per il quale gli organi di stampa, specie quelli cittadini, hanno evidenziato come, già nella sua prima settimana romana, abbia compiuto tre miracoli! Qualcuno giura di averlo visto camminare sulle acque del Tevere e di aver imposto al fiume sacro di ascendere al cielo per poi ricadere sui tanti, troppi incendi, che hanno afflitto la nostra città. C’è chi giura che il nuovo stadio della asroma verrà edificato in tre giorni e che il Mou vincerà due Champions da qui a quattordici mesi.   

E va bene, stiamo scherzando. Noi Laziali siamo fatti così, piccoli Davide che giocano a farsi trovare pronti. Andremo avanti a fari spenti, ci siamo abituati. E ora, sotto col Bologna.

Per il ricordo di oggi abbiamo scelto una sfida di 44 anni fa. È il 10 dicembre 1978 e per l’undicesima giornata biancazzurri e rossoblù tornano ad incrociare le armi all’Olimpico.

Bob Lovati, confermatissimo dopo la salvezza conquistata l’anno prima, ha a disposizione la formazione tipo: Cacciatori, Ammoniaci, Tassotti, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Martini, Giordano, Nicoli e D'Amico. In panchina vanno Fantini, Cantarutti e Baffo Lopez.

Anche Bruno Pesaola dispone dei migliori: Memo, Roversi, Sali, Bellugi, Bachlechner, Maselli, Tagliaferri, Paris, Bordon, Castronaro e Vincenzi.

Il signor Barbaresco è giunto da Cormons la sera prima. La sua giacchetta nera di tessuto lucido riflette i raggi del sole, che colorano il cielo di Roma di un azzurro da fine estate. Sono le ore 14 e 30 esatte.

Il tepore pomeridiano non sembra giovare alla Lazio, che parte mantenendo la stessa andatura per tutto il primo tempo: un piccolo trotto noioso che invita i più alla pennichella. Pesaola sembra aver studiato bene l’ambiente: ha schierato un Bologna in versione «provinciale», senza Colomba di punta, per rinforzare il centrocampo con il tornante Tagliaferri. Dopo dieci minuti, la partita è bella che addormentata. Sono quasi le tre, sugli altri campi si è cominciato a segnare, mentre all’Olimpico il Bologna sta controllando sia la Lazio che la gara. A Giordano e Garlaschelli non arriva un pallone che è uno, perché sia Bachlechner che Roversi stanno francobollando assai bene le nostre punte. Pigramente si assiste ad una partita con tanti sbadigli e l’intervallo è accolto da una bordata di fischi assai rumorosa. Lo spettacolo è stato avvilente: un solo tiro in porta, un palo, ma in evidente fuorigioco.

Ripresa: partiamo leggermente più decisi ma non riusciamo a scrollarci di dosso i nostri fardelli. Attacchiamo verso Curva Sud: al 58' Renzo Garlaschelli spedisce sopra la traversa una possibile palla-gol e due minuti più tardi Memo blocca una bomba di Bruno Giordano scagliata da fuori area. Dopo un affondo di Tagliaferri, bloccato con difficoltà da Cacciatori, il Petisso manda in campo anche l’esperienza di Ennio Mastalli, schierandolo al posto di Bordon con il preciso intento di blindare la difesa. D’un tratto però, un sussulto scuote l’Olimpico: è il 71’ quando Galdiolo porta in vantaggio la Fiorentina sulla asroma.

Che volete farci, noi della Lazio ci siamo sempre accontentati di poco.

Nicoli è costretto a lasciare il posto a Lopez. Cresciamo sia in dinamismo che nella ricerca della profondità, perché Baffo Lopez ama effettuare lanci lunghi e rasoterra. Da una di queste verticalizzazioni nasce l’azione decisiva. È il 77': il pallone arriva a Garlaschelli che ha però di fronte due avversari. Con un tocco fortuito, forse un tacco involontario, un pallone vagante si trasforma in un assist perfetto per capitan Pino Wilson, che ha seguito l’azione sganciandosi dalle retrovie. Sfera sul sinistro, Pino tira ad occhi chiusi. Un boato, poi la sua corsa a braccia levate verso la Sud, le mani portate al volto e quel numero 4 ripreso di spalle, e poi quella fascia rossa, ad abbracciare tutto il suo pubblico. Mentre Wilson è sommerso dai compagni arriva anche il raddoppio della Fiorentina.

Fu così che la nostra domenica sonnacchiosa assunse un altro sapore, e ci sentimmo svegli, vivi.

Siamo della Lazio, orgogliosi del nostro passato e fiduciosi riguardo al futuro, seppur da affrontare – come dicevamo – a fari spenti.

Abbiamo voluto aprire la stagione proprio con questo Lazio Bologna per ricordare il nostro Capitano Pino Wilson, alfiere di quella Lazio indimenticabile e già eterna. Per accompagnare l’articolo, abbiamo invece scelto un’immagine del presente, ripresa nel ritiro di Auronzo il mese scorso. Un’immagine che sembra affacciarsi sul futuro: i due bambini con le maglie di Ciro e del Sergente sono l’immagine riflessa di chi siamo, di chi siamo stati e di chi saremo!

Guardiamo con fiducia alla stagione in partenza e riempiamo lo stadio. Forza Lazio!

Ugo Pericoli