Cari fratelli Laziali,

soffia un vento di delusione sulla squadra come non si respirava da parecchio tempo. Dobbiamo ringraziare Danilo Cataldi che domenica sera ci ha messo il fritto ma soprattutto la Sora LHellas, che ha servito tre pandori che hanno addolcito quel tanto che basta l’amara serata del tifoso laziale.

La classifica è ancora corta, abbiamo perso i primi due punti nella corsa Champions ma altri ne hanno persi tre. Tuttavia, intravediamo un minor equilibrio rispetto alle stagioni precedenti e preventiviamo che la classifica potrebbe allungarsi già nel giro di quattro turni. Per questo motivo vogliamo tenerci stretto questo punticino piccolo piccolo, sperando che il vento cambi in fretta, che i giocatori possano iniziare ad arrivare sul pallone un istante prima dell’avversario e che concludano a rete con maggiore frequenza e precisione. 

Il leitmotiv del momento è il seguente: “Ci vuole tempo”. Tempo per vedere i risultati del 4-3-3 di Sarri, che al momento sono inferiori rispetto a quelli sognati dalla tifoseria laziale nel corso dell’ultima estate sarriana.             

Sarà determinante riuscire a rimanere coerenti fino alla fine. Non come quella volta che era l’11 ottobre 1970 e per la terza giornata del campionato di serie A 1970-71 la Lazio di J.C. Lorenzo si recava a Torino per incontrare il Toro di Cadè.

Un Torino fortissimo, che da lì a qualche tempo avrebbe vinto e convinto, fino ad illudere gli italiani di poter rivedere i fasti del Grande Torino che fu. Cadè mise dentro i migliori: Castellini, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Agroppi, Sala, Ferrini, Petrini, Maddè e Pulici.

Tutto sommato, anche Lorenzo mandò in campo i migliori. Sotto un cielo tinto d’azzurro (una rarità per l’autunno torinese) l’undici con l’aquila sul petto era il seguente: Moriggi, Wilson, Legnaro, Governato, Polentes, Marchesi, Massa, Morrone, Chinaglia, Ferruccio Mazzola e Dolso.

Erano le 15 in punto quando il signor Michelotti di Parma fischiava il calcio d’inizio.

Dicevamo del beneaugurante cielo azzurro ed infatti la Lazio passava in vantaggio già al 3' minuto: tiro di Massa, Castellini non tratteneva, Dolso arrivava per primo sul pallone ed al volo lo spediva in rete dopo una carambola sulla parte interna del palo. Il Torino accusava il colpo e sembrava in balia dei nostri. Chinaglia si divorava due gol nel giro di dieci minuti. Il trittico di centrocampo, composto da Morrone, Governato e Massa, sviluppava una manovra brillante e continua. Chinaglia si liberava con disinvoltura del suo marcatore ma si rivelava assai impreciso sotto porta ed anche Ferruccio Mazzola non sembrava essere troppo ispirato: insomma le occasioni fioccavano ma rientravamo negli spogliatoi in vantaggio di una sola lunghezza. Ma ci sentivamo su di giri mentre Lorenzo suonava la carica. In campo c’era anche un ragazzo biondo con un sorriso timido appena accennato sul volto che emanava un senso di educazione ormai dimenticata. L’esatto contrario del prototipo dello strafottente calciatore di oggi. Anche il suo nome – Avelino - suona antico e ci riporta oggi ad un romanticismo d’altri tempi. Avelino Moriggi faceva il suo esordio in Serie A, per una domenica aveva scavalcato nelle gerarchie Michelangelo Sulfaro, reo di aver battibeccato col suo uterino allenatore nel corso della settimana. Emozionato e titubante, si dimostrava reattivo neutralizzando le conclusioni di Pulici e Sala che nel finale del primo tempo avevano condotto attacchi pericolosi. Negli spogliatoi Cadè strigliava i suoi e il Toro si ripresentava in campo con un piglio molto diverso. I granata erano sospinti dai propri tifosi, ma noi sembravamo più pericolosi nelle nostre incursioni di contropiede. Al 7' Chinaglia partiva in un coast to coast ma una volta giunto a tu per tu con Castellini, gli calciava addosso una pappina permettendo il recupero al portiere in verde-granata. Quattro minuti più tardi Poletti stendeva platealmente Dolso e Michelotti lo spediva in anticipo sotto la doccia. Lorenzo già se la sentiva calla mentre Cadè rimproverava aspramente il suo calciatore. Gettava nella mischia il tredicesimo Rampanti al posto dell'evanescente Petrini. Proprio Rampanti serviva al centro dell'area un cross tagliatissimo sul quale interveniva Puia che con un potente colpo di testa fulminava l’incolpevole Avelino Moriggi. La partita s'infiammava e ci divorammo varie occasioni per tornare in vantaggio: Chinaglia, Mazzola e infine il subentrato Chinellato. Quest’ultimo, con una stupenda conclusione al volo, costrinse Castellini all'intervento più difficile dell'incontro.

Per il Toro solo un pericoloso colpo di testa di Pulici che sbucciava la parte superiore della traversa. Finiva così una partita che avremmo meritato di vincere. Sembrammo superiori al Toro sia tecnicamente che tatticamente, e gettammo al vento cinque occasioni solari. Il calcio è dispensatore di molte illusioni e qualche certezza. Quel campionato partimmo con proclami e obiettivi irrealizzabili ed infatti arrivammo penultimi, collezionando figuracce memorabili, spesso ridicole prima ancora che tragiche. Tornammo in B con molti rimpianti. Tutti, tranne Avelino Moriggi che, a giugno, sali’ su un treno per Arezzo dove gioco’ la stagione successiva per tornare a Tor di Quinto l’estate dopo. Nel giro di venti lune sarebbe diventato Campione d’Italia con Lazio, nel silenzioso ruolo di secondo portiere, senza giocare nemmeno un minuto del campionato 1973-74

Torino-Lazio è un ex grande classico del calcio italiano e l’inimicizia tra i due attuali presidenti fotografa alla perfezione le incongruenze di questo calcio moderno, sempre più in mano alle televisioni e alle tecnologie che quest’anno, sembrano anche remare contro.

Domenica pomeriggio i nostri tifosi, i soliti ventimila dello zoccolo duro presenti allo stadio, hanno sospinto i giocatori verso il pareggio, evitando la resa e la crisi. Un tifo assordante e convinto che ha rappresentato il segnale più bello in questo momento un po’ così.

Il Toro ha vinto molto bene col Sassuolo e Cairo surriscalderà l’ambiente da par suo. Dopo 72 ore, ci attenderà un’altra sfida, alla quale sarà meglio non pensare durante la partita col Torino. Forza Lazio!

Ugo Pericoli