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Ci sono foto che bisognerebbe ammirare senza confezionare alcun commento a corredo: quella che pubblichiamo oggi è decisamente una di quelle. La memoria scorre fino a oltre quarant'anni fa: alzi la mano chi - complice i biglietti che, all'epoca, andavano a ruba - non si mai inerpicato sulla collina di Monte Mario che sovrasta l'Olimpico per sbirciare, regolarmente gratis, almeno tre quarti di campo?
Guardate la magia di questa foto, non solo perchè è in bianco e nero, dunque sorretta dal fascino che solo queste istantanee sanno emanare. Si scorgono appassionati che salgono sugli alberi per gaudagnare pochi centimetri di visuale migliore. Sotto ecco un Olimpico pieno come un uovo, in cui non entrerebbe manco uno spillo.
Sarà stata scattata, questa foto, durante una partita di cartello, una delle tante, in quelle stagioni folgoranti, giocate dalla nostra Lazio.
Si guardava la gara a centinaia di metri, immaginando chissà quale fraseggio in campo. E quelle maglie celesti che si muovevano come zanzare assomigliavano ai battiti del cuore. Si portava anche la radiolina, ovvio, sopra la romantica collina, accompagnando gli sguardi con la voce di Ameri, Ciotti, Luzzi, Ferretti. Semplicemente per capirne di piu'.
Un Olimpico che forse non tornerà piu', fagocitato oggi dalle pay-tv, da orari e da un tipo di vita profondamente diverso rispetto a quarant'anni fa. Soprattutto una nostalgia canaglia per quella collina e per quelle amicizie - di Lazio e di vita - consumate lassu', impazzendo a distanza per un gol di Long John o una sgroppata di Cecco Netzer...
G.Bic.
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