Cari fratelli laziali,
ora che anche questa sosta per la Nazionale si sta lentamente esaurendo, ritornano i pensieri per la nostra Lazio. Non che ci avessero abbandonato, quest’anno la situazione non è affatto semplice per i nostri colori. Preoccupa la questione del perdurante blocco del mercato mentre sul “versante Flaminio” si susseguono voci che sembrano ogni volta non portare mai a nulla di concreto.
Domenica arriverà il Lecce. Negli ultimi tempi i salentini ci hanno sempre fatto penare. Ricordate cosa accadde il 10 febbraio 1991? Era la XX del Campionato, era la Lazio di Dino Zoff. Quel giorno si presentava con Fiori, Bergodi, Sergio, Franco Marchegiani, Gregucci, Soldà, Madonna, Troglio, Riedle, Sclosa e Sosa. A disposizione di Super-Dino c’erano Orsi, Lampugnani, Vertova, Alessandro Bertoni e Saurini.
Il Lecce era stato affidato a un debuttante assoluto.
Ha solo trentacinque anni Zbigniew Boniek quando inizia la sua carriera da allenatore. Non se la sta passando benissimo ma proverà lo stesso a farci uno sgambetto. Schiera Zunico, Garzya, Carannante, Mazinho, Amodio, Giacomo Ferri, Alejnikov, Conte, Pasculli, Benedetti, e Morello. In panchina si porta Gatta, Virdis, Panero, Ingrosso e Moriero.
Noi siamo lanciati verso la zona Uefa ma nonostante i buoni risultati c’è ugualmente poca gente all’Olimpico.Aleggia un senso di tristezza, in settimana è mancato Giorgio Calleri, fratello di Gianmarco e vicepresidente della Lazio. Con il centrocampo decimato dalle assenze di Pin, Domini e Bacci, Zoff ha chiesto a Troglio di giocare molto basso. Marchegiani, Soldà e Sclosa saranno il motore del gioco. Boniek ordina ai suoi di mantenersi arroccati, noi partiamo subito all'attacco. A Troglio non pare vero di poter giocare senza un marcatore diretto e inizia a dispensare palloni interessanti. Al 34', Dal Forno comanda una punizione per noi per un vistoso fallo di Ferri su Riedle.Troglio appoggia verso Soldà che lascia partire un rasoterra forte e preciso che s’infila nella porta leccese. Morello sembrerebbe aver sfiorato ma il tiro del mediano sarebbe entrato lo stesso. Non passano due minuti che raddoppiamo: Dal forno ordina un’altra punizione. Sul pallone si presenta Sclosa. Cross teso, testa di Gregucci, gol!Ha toccato dall’alto verso il basso; dopo il rimbalzo, la sfera s’insacca sotto la traversa.Quando segnava Gregucci – qui ritratto nella foto articolo con l’elegante maglia firmata Umbro - il pubblico si esaltava. Angelo era infatti uno della “banda dei meno nove” che adesso è lì a giocarsi l’ingresso in Coppa Uefa. Nel secondo tempo ci limitiamo all’ordinaria amministrazione.Il Lecce prende a comandare il gioco ma senza riuscire a concludere. Riedle esce per infortunio e verrebbe da dire “era ora”, visto il suo apatico pomeriggio. Entra Saurini, eterna riserva e promessa mai sbocciata del tutto, che fallirà il tiro più facile della domenica. Non era mancato solo il tedesco insomma: non si erano fatti vivi nemmeno Sosa e Madonna. L’unica azione del Lecce in tutta la partita si presenta solo nel finale, cross di Carannante con deviazione di Mazinho e pallone di poco a lato. Troppo poco per impensierirci quel pomeriggio in cui dominammo pur giocando senza attaccanti.
Sono trascorsi più di trent’anni da quel pomeriggio e nella nostra Serie A, senza i goal degli attaccanti non si va da nessuna parte. Ne sappiamo qualcosa noi, che dalla partenza di Ciro Immobile non abbiamo ancora individuato un degno erede.
Se non battiamo il Lecce il nostro campionato diventerà ancora più mediocre. Siamo solo a novembre, per dare una svolta di tempo ce n’è. Però il tifoso si è stancato di aspettare. Ed ha ragione. Forza Lazio!
Ugo Pericoli
