a distanza di qualche giorno è forse più facile scrivere due
parole su Napoli Lazio di giovedì sera. Ebbene, riconosciamo le nostre mancanze
tecnico tattiche. Troppi errori in fase difensiva. Non faremo nomi, la partita
l’avete vista come e meglio di noi. Detto questo, riteniamo che l’incontro sia
stato indirizzato da una terna arbitrale (e da un responsabile VAR) sicuramente
non in giornata, che prima ha capovolto l’interpretazione di una regola
basilare del calcio (il gioco pericoloso), per poi sorvolare su un fallo da
ultimo uomo su Lazzari. E ben poco vorremmo dire su un direttore di gara che
non ha saputo (voluto?) verificare il tocco di mano di un avversario che avvierà
il contropiede che si rivelerà decisivo sia sul risultato finale sia sulla
differenza reti negli scontri diretti. Tutto questo sotto lo sguardo vigile e parziale
dei telecronisti Sky, sempre ben disposti nei confronti del Napoli tanto da
festeggiare, con ululati di giubilo, ogni prodezza realizzativa dei partenopei.
L’arbitro? A sentire i commentatori Sky, il suo operato è stato ineccepibile.
Peccato che questi sia stato fermato dai suoi diretti responsabili per un
turno.
Cerchiamo di voltare pagina. Stasera sarà una partita da
giocare con il massimo della concentrazione. Servirà un impegno speciale, ben
oltre il normale, non soltanto perché conosciamo la pericolosità del Milan ma
perché ci giocheremo praticamente tutto in una serata soltanto.
Per il ricordo di oggi, abbiamo pensato di riportarvi ad una
partita che, secondo noi, figura tra le 10 vittorie più importanti della nostra
storia: al Lazio Milan che si giocò il 30 dicembre 1973, per l’11° giornata del
campionato di Serie A 1973- 74.
Iniziamo col chiedervi: avete idea di cosa voglia dire uno
stadio pieno come un uovo e con una tifoseria pigiata sottovuoto spinto? Al
fischio d’inizio, alle 14.30, quasi 84.000 spettatori, oltre la metà dei quali
dotati di ombrelli neri e tutti uguali (esisteva un unico “black model”
cinquant’anni fa), occupavano ogni centimetro calpestabile dei gradoni di
marmo. In barba alle future norme FIFA (che oggi prevedono scalette libere e
spazi di smistamento logistico da affidare agli steward) lo stadio appariva
come un’arena ricolma di una marea umana. Pochissime le bandiere, rarissime le sciarpe,
di biancoazzurro quasi nessuna traccia. Nemmeno il cielo ci dava una mano,
perché era la classica domenica di inizio inverno, plumbea, che cadeva nel bel
mezzo delle vacanze natalizie, con i caldarrostai disposti in ogni angolo del
Centro e una Piazza Navona ricolma di ogni meraviglia e leccornia, per i fortunati
bambini di quell’epoca.
Gran parte dei tifosi erano arrivati intorno a mezzogiorno.
I cancelli vennero infatti aperti intorno alle 12, a cominciare dalle due curve
e dalla Tribuna Tevere. La gente non ne poteva proprio più di quell’acqua e
quando le due squadre entrarono in campo, alle 14 e 25, il freddo era davvero
pungente.
Maestrelli aveva tutta la sua Lazio a disposizione: Pulici,
Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia,
Frustalupi e D'Amico. Con lui, oltre all’indimenticabile dottor Ziaco, si
accomodarono sulla panchetta di legno Moriggi, Facco e Franzoni.
Il Milan era una squadra infarcita di ex campioni d’Europa e
di vicecampioni del Mondo. Tra l’altro, poteva contare su una coppia di
allenatori, una novità assoluta per l’epoca, dal momento che il presidente
Albino Buticchi aveva preferito affiancare al giovane astro nascente Cesare
Maldini un’altra bandiera rossonera, l’anziano Nereo Rocco, in qualità di
direttore tecnico. E allora, ecco apparire dal tunnel: Vecchi, Sabadini,
Zignoli, Anquilletti, Turone, Biasiolo, Sogliano, Benetti, Bigon, Rivera e
Chiarugi. In panchina l’uomo dalla figurina introvabile, il portiere Pizzaballa,
insieme a Dolci e a Bergamaschi.
La partita appare splendida fin da subito. La giornata e sì
fredda e piovosa ma il prato dell’Olimpico appare perfetto come un tappeto persiano.
Il bel gioco non tarda a farsi vedere: al 10 minuto è Garlaschelli ad impegnare
Vecchi che devia oltre la traversa. Poco dopo bombardino Nanni tira da fuori
area ma il portiere allontana di pugno. Al 28' un gol è annullato a
Garlaschelli su cross da calcio d'angolo; in effetti, Renzo si è aggiustato la
palla con la mano prima di segnare. Continuiamo a macinare gioco: al 30' una
punizione di Chinaglia rimpallata in area non viene sfruttata da Petrelli che
da un metro liscia a porta vuota. Si arriva al 43’: il Milan, nell’unica azione
d’attacco del primo tempo, va in gol con Bigon, ma l'arbitro Ciacci annulla
perché ha appena fischiato la fine del primo tempo.
Rientriamo negli spogliatoi abbastanza provati dallo
spavento.
La ripresa inizia con un Milan diverso, con un atteggiamento
tattico assai più offensivo. Pulici sventa in uscita un tiro di Bigon che sembra
tarantolato. Un minuto dopo Long John, su punizione, costringe Vecchi a volare
indirizzando la sfera oltre la traversa. Al 61' c’è un cross di D'Amico,
Petrelli tocca la palla per Nanni che tira al volo e Vecchi si supera nuovamente
alzando sulla traversa un gol praticamente fatto. Al 64' vediamo le streghe. Il
cielo è scurissimo, si stanno facendo le quattro e i riflettori non verranno mai
accesi. Punizione per il Milan orchestrata da Rivera e Bigon, pallone che
perviene a Biasiolo ma questi liscia a porta vuota, con Felice ormai fuori
causa. Capovolgimento di fronte: cross da sinistra di Garlaschelli, D'Amico
prende la palla ed effettua un paio di finte alla brasiliana prima di scoccare
il tiro sul quale Vecchi si oppone deviando in angolo sulla sua sinistra. Due
minuti dopo l'arbitro Ciacci espelle Benetti e Petrelli per reciproche
scorrettezze e Maestrelli preferisce guardarsi anche le spalle, sostituendo
l’esile D'Amico con il più massiccio Franzoni. Al 75' Bigon si libera di Oddi e
di Wilson e si presenta da solo davanti a Pulici, che si supera sventando un gol
ormai fatto.
Ci sono momenti nella vita di ciascuno di noi destinati ad
essere ricordati per sempre. Quando si è molto piccoli, il Calcio può
significare molto. A quell’età, tra gli 8 e i 10 anni, si incominciano a
fissare i ricordi. Tutti i bambini presenti quel pomeriggio all’Olimpico, quelli
che oggi viaggiano intorno alla sessantina, non potranno mai dimenticare
l’ultimo minuto di quel Lazio Milan. Faceva freddo ed eravamo tutti zuppi, e guai
a prendersi l’influenza sotto le vacanze! La partita sembrava dovesse chiudersi
sullo 0 a 0. Al Novantesimo c’è una punizione per noi. La sfera viene
posizionata sulla tre/quarti milanista. Tocco di Nanni per Frustalupi: trattenemmo
il fiato, aspettandoci l’ultimo traversone al centro. Un secondo che ci sembrò
un tempo infinito. Con una calma olimpica, Mario Frustalupi, a testa alta,
osservò il piazzamento dei suoi compagni. Anziché crossare nel mucchio, indirizzò
un rasoterra filtrante verso Re Cecconi. Dalla nostra lontanissima posizione, da
un angoletto della Nord appiccicato al vetro di separazione dalla Monte Mario, vedemmo
i capelli biondi di Luciano brillare nell’oscurità, come in un flash notturno; poi
lui entrò in area e tirò al volo. Infine, vedemmo la rete muoversi. Lo stadio
esplose in uno dei più lunghi boati mai uditi all’Olimpico (solo il salvifico
gol di Fiorini e quello di Chinaglia al Foggia possono reggere il confronto), Luciano
corse verso la Monte Mario, abbracciando prima un bambino che faceva il
raccattapalle e poi tutta la panchina.
In realtà, questo lo apprendemmo solo a sera, guardando la Domenica
Sportiva con un pezzo di panettone e torrone tra le mani. Perché dopo il gol di
Luciano Re Cecconi, tutti i bambini presenti, incluso il vostro scrittore, vennero
sommersi dagli adulti impazziti. Vedemmo qualche ombrello volare e poi
perdersi, ed eravamo talmente pigiati l’uno contro l’altro che mi sembra di poter
sentire ancora oggi l’odore stantio dei cappotti appesantiti dalla pioggia che
mi premevano sul viso quasi a soffocarmi. Ma ero felice, eravamo felici!
Avremmo trascorso il Capodanno con la Lazio prima in classifica, davanti alla
Juventus, una cosa troppo bella che ti metteva quasi ansia.
Stasera lo stadio sarà desolatamente vuoto. Riconosceremo il
rumore che fa il pallone quando va a cozzare su un tabellone pubblicitario, le
voci dei giocatori e dei tecnici che contestano una scelta arbitrale, subiremo i
commenti dei commentatori Sky, pronti a giurare che quel tiro è “incredibile”, quel
recupero “sensazionale”, quella parata “un volo impossibile”. “Non è vero
Fabio?”.
Non ci sarà nessun Angelo Biondo che entrerà in area all’ultimo
secondo segnando un gol che profuma di scudetto. Nessun temporale, nessuna
oscurità per mancata accensione dei riflettori. Se si potesse entrare allo
stadio, questo non sarebbe sottovuoto spinto. Saremmo tutti asciutti, comodi
nei nostri seggiolini blu e sotto una luce che illumina a giorno. Eppure, da
innamorati irriducibili, nonostante la disillusione dettata da questo calcio
moderno, tra qualche ora saremo anche noi in campo, pronti ad alitare su ogni
recupero dei nostri, su tutti i palloni contesi, tentando l’ennesima risalita
verso quel quarto posto che, effettivamente, equivarrebbe ad un piccolo
scudetto, visto come si sono messe le cose.
Ciro, Luis, Joaquín, Felipe, Sergente.. stasera dovete
pensarci voi.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli