Cari fratelli Laziali,
questa volta vogliamo riportarvi alla Lazio del '66.
Esattamente a domenica 15 maggio, quando per la 33° e penultima giornata del Campionato 1965/66 provavamo a resistere agli attacchi di un Inter estremamente arrabbiata.
Helenio Herrera manda in campo Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Domenghini, Mazzola, Peirò, Suarez e Corso.
Umberto Mannocci schiera Zanetti, Vitali, Governato, Pagni, Gasperi, Renna, Bartu, D'Amato, Sacco e Ciccolo.
L'Inter è delusa per l'eliminazione in semifinale di Coppa Campioni per mano del Real Madrid. Vuole dimenticare in fretta e soprattutto farsi perdonare dai suoi tifosi. Noi ci presentiamo con una formazione rimaneggiata, senza Rozzoni, Mari, Carosi e Dotti.Mannocci retrocede sulla mediana Governato e davanti Ciccolo.
H.H manda subito i suoi all’attacco per chiudere al più presto la pratica Lazio.
Ma il nervosismo e la buona tenuta dei nostri creano qualche problema ai neroazzurri.Suarez prende per mano la squadra, smistando di palloni e spronando gli attaccanti. La Lazio appare concentratissima e ci illude di poter rientrare negli spogliatoi sul risultato di parità.
Al 41' Bedin raccoglie un traversone di Mazzola ma si divora il goal. Si arriva al 45’. Gonella accorda una punizione per un intervento falloso di Governato. Corso fa finta di tirare, Suarez spara una cannonata che s'infila all’incrocio dei pali: 1 a 0.
In barba alla scaramanzia, durante l’intervallo molti interisti iniziano ad appuntarsi il distintivo con la stella che è stato messo in vendita già da qualche giorno. A Milano fa veramente caldo, la partita contro la piccola Lazio, dopo tutto, non è che una formalità.
Secondo tempo: l'Inter insiste, costruisce ma spreca tutte le occasioni. Quando il raddoppio appare vicino riusciamo a pareggiare. È il 58': Sacco calcia dalla bandierina, Renna salta più in alto di tutti e batte Sarti: 1 a 1. I neroazzurri devono ricominciare da capo. Sarà ancora Suarez a dare la sveglia ai suoi: al 61' sfiora la segnatura. Qualche istante più tardi, al 63', la triangolazione tra Bedin e Corso viene finalizzato da Sandro Mazzola (ritratto nella foto articolo) che con una girata a mezza altezza supera Gori. La Lazio che ha tenuto bene per un'ora si scioglie come neve al sole. Domenghini e Peirò vanno vicini al tris che arriva al 68'. Assolo di Suarez, che si accentra e tira; Governato sfiora soltanto il pallone che s'insacca. Sul 3 a 1 l'Inter riprende a controllare il gioco, lasciando al solo D'Amato un'occasione per accorciare le distanze. A un minuto dal termine Corso smista per Suarez che appoggia per Domenghini che scarica un bolide sul quale Gori non può intervenire. La partita si concluse al 90° minuto, con qualche centinaio di spettatori che aveva scavalcato le inferriate. L’Inter poté finalmente cucirsi la tanto agognata “stella”, inarrivabile segno di distinzione per le grandi del calcio: per averla, bisogna vincere dieci scudetti.
Quanto alla Lazio di quel campionato: si comportò bene e concluse la sua corsa in dodicesima posizione, insieme al Foggia e all’Atalanta.
Riguardo alla partita di domenica sera, sussistono analogie tra la Lazio di oggi e quella di sessant’anni fa. Entrambe si trovano a distanza siderale dall’Inter quanto a numero di Scudetti vinti. Macro-numeri a parte, colpisce il divario tecnico tra le due rose, che si direbbe addirittura ampliato, nonostante gli sforzi profusi dalle varie dirigenze biancocelesti che si sono succedute nel corso di sei decenni.
L’Inter è in piena corsa scudetto. Noi stiamo provando a puntare il sesto posto. Allo stato dell’arte, una qualificazione nella seconda o terza coppa europea sarebbe ancora teoricamente possibile. Nella realtà, queste prime dieci giornate hanno portato in superfice tutti i limiti tecnici ed anagrafici di una rosa ferma al 2024. Di una squadra incompleta e incompiuta, che sta giocando senza tre titolari da circa due mesi.
Merito di Maurizio Sarri e di chi va in campo, se occupiamo una casella nella colonna sinistra della classifica. Speriamo di fare bella figura anche domenica sera. Forza Lazio!
Ugo Pericoli
