Cari fratelli Laziali,
ci avviciniamo alle prossime due partite con grande preoccupazione. La rosa della Lazio non è stata né rinforzata né rimpinguata nel corso dell’estate e durante la sosta per la Nazionale, contrariamente a quanto avviene di solito, è aumentato anche il numero dei frequentatori dell’infermeria. Ad un Rovella tentennante sull’operarsi o meno, ad uno Zaccagni spremuto come un limone e inavvertitamente mai risparmiato nonostante le tante sollecitazioni micro-traumatiche cui è spietatamente sottoposto ogni volta, si è aggiunto anche l’infortunio di Castellanos. Formazione tutta da inventare per Sarri, sia domenica sera a Bergamo che nel prossimo posticipo all’Olimpico.
Ma andiamo per gradi e cominciamo dall’imminente sfida all’enigmatica Atalanta di questo campionato.
Vi riportiamo indietro di 62 anni, al 3 maggio 1964, la quattordicesima giornata del campionato di serie A
L’Atalanta è allenata da Carlo Ceresoli. Una storia interessante la sua, una di quelle che fanno del Calcio una sorta di epica moderna. Era il portiere titolare per i mondiali del 1934 che si sarebbero disputati in Italia ma s'infortunò al braccio durante il ritiro. Venne colpito da un tiro di Pietro Arcari e fu costretto ad ascoltare da casa le radiocronache – vagamente militarizzate, visto il contesto storico - di Niccolò Carosio. Riprese il suo posto tra i pali il 14 novembre 1934 in Inghilterra-Italia 3-2, partita che passò alla storia del calcio come la Battaglia di Highbury, in cui parò un rigore a Eric Brook: Brook, specialista nei calci di rigore, fece partire dal dischetto un tiro angolato e potente che Ceresoli riuscì a deviare in angolo. La sua parata è considerata una delle più iconiche della storia del calcio mondiale.
Questa l’Atalanta del 1964: Cometti, Pesenti, Nodari, Nielsen, Gardoni, Colombo, Domenghini, Milan, Nova, Mareghetti e Magistrelli.
La Lazio è una delle tante Lazio un po’ naif partorite dal mago Juan Carlos Lorenzo: Cei, Zanetti, Garbuglia, Governato, Pagni, Gasperi, Maraschi, Mazzia, Rozzoni, Landoni e Giacomini.
Abbiamo definito i metodi di Lorenzo un po’ naif. In verità, era l’intero movimento calcistico ad essere sotto-strutturato. Dovete sapere che quel giorno Lorenzo era squalificato e a sostituirlo sulla panchina venne chiamato il dottor Renato Ziaco, ritratto in una foto del Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento.
Anche sessantadue anni fa la Lazio arrivava a Bergamo con gli uomini contati. Mancavano infatti Morrone e Galli. L'Atalanta passa in vantaggio alla prima occasione. È il 7' quando Milan serve Domenghini, il quale è in evidente posizione di off-side; Di Tonno lascia proseguire e lui tira come se nulla fosse: Cei si oppone con bravura ma nulla può sul secondo tentativo dello stesso Domenghini. Seguono le rituali e vibranti proteste che non fanno mai cambiar giudizio agli arbitri: goal irregolare convalidato e ammonizione ingiusta a Cei.
L’Atalanta insiste ma la Lazio c’è. Sul finire del tempo cominciamo a farci vivi in avanti. Rozzoni al 36' spreca malamente un interessante assist di Giacomini - il quale - poco dopo, sbaglia anch’egli sparando fuori di sinistro. Inaspettatamente, allo scadere arriva il nostro pareggio: Maraschi batte un angolo e il pallone respinto in tuffo da Gardoni colpisce la spalla di Pesenti rotolando in rete per un provvidenziale autogol.
La squadra rientra negli spogliatoi nelle migliori condizioni psicologiche anche perché da Roma arrivano buone notizie. Il Milan è in vantaggio sulla Roma. Le due romane sono entrambe in difficoltà di classifica ma i giallorossi si trovano davanti a noi.
È una corsa duplice, per la salvezza e per la platonica (e provinciale) supremazia cittadina.
Nel primo quarto d'ora del secondo tempo vedremo le cose migliori. Landoni è il più attivo ma le sue conclusioni a rete difettano di precisione. Una punizione di Maraschi finisce alta di poco. L'Atalanta reagisce e intorno al 60' torna a farsi pericolosa: un colpo di testa di Domenghini esce fuori di un nulla. Segue un ennesimo e vano tentativo di Landoni, poi l'Atalanta va vicinissima al vantaggio. È il 76': saetta di Nova da otto metri che costringe Cei alla parata della domenica. Nella fase finale ancora qualche brivido con le conclusioni di Rozzoni prima e di Nielsen poi.
La Lazio del dottor Renato Ziaco non sarà stata bella ma risultò concreta. Tornammo a Roma col punto che cercavamo.
Ci saremmo aggiudicati lo sprint finale per il primato cittadino. Quel pomeriggio a Bergamo iniziammo la rincorsa sulla Roma. La Lazio non solo colmò il ritardo ma superò i giallorossi in classifica. All’ultima giornata, infatti, il 31 maggio 1964, la classifica finale vedrà la Lazio ottava, con 30 punti e la Roma solo dodicesima, con un punto in meno.
Quest’anno la supremazia cittadina equivarrebbe a una lotta per qualcosa di molto più consistente. Allo stato attuale delle cose, in queste giornate dal meteo un po’ incerto tipico di un ottobre che già guarda a novembre, la Lazio che abbiamo sotto gli occhi ci appare ridimensionata assai, sia tecnicamente che numericamente.
Non vorremmo sembrare retorici ma domenica sera, chi andrà in campo, dovrà giocare per due.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli
