Riparte “Il Laziale della settimana”, rubrica giunta alla
seconda stagione. Ospite di turno è la Consigliera Capitolina, Segretaria
d'Aula e Vicepresidente Commissione Pari opportunità di
Roma Capitale, Claudia Pappatà, ritratta nella foto
Come è nata la tua passione per i colori bianco
celesti?
“Sono nata in una famiglia di laziali, i miei
nonni laziali sono entrambi nati a Roma prima del 1927: mio padre e mia madre
erano entrambi abbonati allo stadio già dalla stagione dello scudetto del '74.
Mio zio, tra l’altro, è l'autore della targa in Piazza della Libertà che
ricorda la nascita della S.S. Lazio il 9 gennaio del 1900. In questo contesto è
stato naturale innamorarsi dei colori biancocelesti: però da bambina non ero
particolarmente appassionata. C'è una canzone della Lazio che dice "Sarà
che con la Lazio dentro ce so' nato, ma che da quel momento m'ha stregato":
per me il momento è arrivato nel settembre del 2001, dopo lo scudetto della Roma,
quando mi sono ritrovata ad iniziare la prima media in una classe di 25 alunni
di cui 24 tifosi giallorossi. Da quell’anno ho chiesto alla mia famiglia di
portarmi allo stadio e dal 2002 sono abbonata ininterrottamente”.
La Lazio che ricordi con maggiore affetto?
“La prima che ho vissuto da tifosa allo stadio, ovvero
la Lazio di Roberto Mancini in panchina e Claudio Lopez e Bernardo Corradi in
attacco. Quella è stata la prima Lazio che mi ha fatto emozionare, stare male e
festeggiare. E’ stata anche la Lazio delle mie prime trasferte”
Puoi farmi il nome di un laziale del passato e uno
del presente per te più significativo?
“Del passato sicuramente Tommaso Maestrelli, un
uomo che solo a nominarlo mi fa commuovere, il protagonista di una storia che
ci identifica come laziali. Negli ultimi anni non sono riuscita ad
appassionarmi particolarmente a qualcuno: mi sento di dire però che, ad esempio,
Radu rappresenta l'evoluzione di cosa significhi innamorarsi della Lazio e
vivere da giocatore la passione per i colori biancocelesti”
Ti piace seguire anche le altre sezioni della
nostra grande Polisportiva?
“Assolutamente si. Soprattutto in questo ultimo
anno, anche per il ruolo da consigliera capitolina, ho seguito ancora di più le
altre sezioni della Polisportiva per ribadire il valore sociale che lo sport
grazie alla Lazio riesce ad avere per i cittadini di Roma”.
Quale figura di spicco ha contribuito al tuo
avvicinamento alla politica?
“Per gli esami di terza media ho scritto la tesina
su Ernesto Che Guevara, però in realtà il mio avvicinamento alla politica non è
stato favorito da nessun personaggio particolare quanto da tutte quelle persone
che - dal retro della vita di un partito - mi hanno insegnato cosa significa
mettersi a disposizione di una comunità in difesa di ideali comuni, anche
sacrificando la vita personale. Mi fa piacere ricordare, ad esempio, Spartaco
Zocchi, autista di Giorgio Amendola, tifoso della Roma con il quale litigavo
sempre il lunedì commentando le partite, ma che mi ha trasmesso tutta la
passione per la politica”.
Come si può far convivere il tuo impegno politico
con la fede sportiva?
“Non è semplice ma ci sono sempre riuscita
benissimo, nonostante le battutine da banchi di scuola alle quali rispondo con
il sorriso.
Ho sempre difeso in tutti i contesti i miei
valori, la nostra storia che viene trasmessa di generazione in generazione,
arrabbiandomi quando - davanti a episodi orrendi di persone che andrebbero
perseguite per reati previsti dal codice penale - si tende a generalizzare e
stereotipare, condannando un intero popolo”.
di Stefano Boccia