Cari fratelli Laziali,

mancano ancora 180 minuti al termine di questo campionato e non è questo il momento per stilare bilanci. Certo, con una vittoria col Parma, domenica sera avremmo potuto giocarcela con “la pipa in bocca”. Invece, anche un pareggio potrebbe andarci stretto.


Fa un certo effetto sentirsi “arbitri” dello Scudetto quando non lo si è nemmeno del proprio destino. Questo perché non abbiamo una differenza reti positiva e gli scontri diretti sono sfavorevoli. Ma quel che è fatto è fatto.


Nell’attesa di questa partita difficilissima, vi riportiamo ad una bella Lazio di tantissimi anni fa.Esattamente a domenica 23 aprile 1967, quando per la 29° giornata di Campionato andavamo a far visita ad un Inter impegnata su più fronti.


Quell’Inter era sì al comando della classifica ma era anche reduce dal mercoledì di Coppa dei Campioni.

I nerazzurri hanno ottenuto un ottimo risultato, un 1-1 contro i fortissimi bulgari del CSKA di Sofia.

Helenio Herrera manda in campo qualche seconda linea: Miniussi, Burgnich, Facchetti, Bicicli, Guarneri, Picchi, Domenghini, Cappellini, Vinicio, Suarez e Corso.

Maino Neri schiera obbligatoriamente i migliori: Cei, Masiello, Adorni, Carosi, Pagni, Castelletti, D'Amato, Marchesi, Morrone, Burlando e Bagatti.


Dicevamo del turn over interista. Con Sarti, Bedin, Jair e Mazzola in tribuna, Herrera rispolvera l’anziano Luis Vinicio nel ruolo di centravanti. Con Dotti squalificato, Neri concede fiducia al giovane Giovanni Masiello, un classe ’46, all'esordio nella massima serie. I neroazzurri partono in quarta con l'intenzione di chiudere al più presto la pratica-Lazio. Angolo di Domenghini, deviazione volante di Cappellini e girata di Vinicio, Cei alza sopra la traversa.


Dopo un'azione di alleggerimento conclusa da un innocuo colpo di testa di Burlando, Suarez supera Carosi e piazza una gran botta a cui Cei risponde in modo superbo. Ancora Suarez si rende protagonista con una punizione, controllata ancora una volta da Cei. Al 26', beneficiamo finalmente di un calcio d’angolo. Cross di Morrone, Bagatti - ostacolato da Burgnich, per un soffio non incorna sull'invitante pallone. L'Inter riprende ad attaccare e intorno alla mezz'ora costruisce due palle goal. Prima con Vinicio, con un velenoso colpo di testa e poi con Corso, al quale non riesce la “foglia morta” ma obbliga Cei ad un’affannosa respinta, perdipiù proprio sui piedi di Domenghini, che calcia al volo. Il tiro è forte ma centrale e Cei fa in tempo ad opporvisi.


Secondo tempo


Al 51', gran tiro di Cappellini e risposta in tuffo di Cei. Cinque minuti più tardi, break laziale con Marchesi, che tira dalla distanza un pallone che si perde fuori di poco dalla porta di Miniussi. Al 62', Guarneri colpisce bene di testa, non trovando il bersaglio per pochissimo. Al 75', l’episodio chiave della partita: Morrone scappa via a Guarneri, superandolo con un tunnel proprio sulla linea di fondo. Lo stopper nerazzurro sgambetta platealmente il Gaucho appena entrato in area. Un rigore sacrosanto ma il signor De Robbio di Torre Annunziata non interviene.


Su San Siro è calato il silenzio mentre Morrone protesta animatamente. Negli ultimi minuti, forcing interista e laziali a testuggine a difesa del prezioso pareggio.


All'85' Cappellini si libera di Pagni e calcia un diagonale che attraversa tutto lo specchio della porta perdendosi a fil di montante. A una manciata di secondi dal termine, azione Suarez-Corso e bolide del numero 11 che Cei alza magistralmente sopra la traversa.


Una stagione non fortunata quella del Campionato 1966-67. Una Lazio dalla maglia meravigliosa, realizzata in lanetta e artigianalmente cucita a mano, che potete ammirare nella foto articolo. Un ritratto in biancazzurro che sembra un olio su tela.


Ecco a voi la Lazio del 1967: da sinistra, in piedi: l’allenatore Umberto Mannocci (esonerato all'ottava giornata e sostituito da Maino Neri), Paolo Carosi, Sergio Castelletti, Diego Zanetti, Idilio Cei, Rino Marchesi e Piero Dotti. Accosciati: il massaggiatore Tessiroli, Vito D'Amato, Romano Bagatti, Arrigo Dolso, Can Bartu e Juan Carlos Morrone. Forza Lazio!

Ugo Pericoli