Cari fratelli Laziali,

stiamo attraversando una fase di calma piatta. Brutta la sconfitta contro la Juventus e dunque tutto da rifare. Non c’è sarrismo che tenga se ti manca uno come Ciro Immobile. Ciro logora chi non ce l’ha, purtroppo gli effetti di questa regola stavolta li abbiamo scontati noi. Tra Mosca e Napoli passerà molto della nostra stagione, non stiamo al meglio e in questa fase del campionato ci vorrebbe un po’ di quel che a Napoli viene chiamata “ciorta”. Cos’è la ciorta? Seguiteci e lo scoprirete. 

Oggi riporteremo le lancette dell’orologio alle 14:30 del 10 novembre 1974.

Siamo al San Paolo di Napoli e per la sesta giornata del Campionato di Serie A 1974-75 si sta per giocare Napoli-Lazio.

‘O Lione Luis Vinicio schiera un Napoli tutto d’attacco: Carmignani, Landini, Orlandini, Burgnich, La Palma, Esposito S., Massa, Juliano, Clerici, Canè e Braglia.

Tommaso Maestrelli prova a rimettere in campo la stessa magia delle due precedenti stagioni: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e il nuovo acquisto Badiani. In panchina l’immancabile Moriggi, la pistola spuntata del Gringo Petrelli e quella un po’ svogliata di Vincenzino D’amico.

Lo stadio ha un pubblico da finale di coppa del mondo! È ormai da un triennio che Napoli-Lazio non è più una partita come le altre – e non lo sarà mai più in effetti. Lo si scopre dal fatto che fin dal mattino, molti venditori di biglietti abusivi (acquistati in anticipo a prezzi normali per poi essere rivenduti in nero a prezzi triplicati) siano stati identificati dalla Polizia. Stiamo parlando dei vecchi bagarini, testimoni di un’epoca che non c’è più e della quale a volte sentiamo perfino la mancanza. Comunque, allo stadio sono presenti più di 83.000 spettatori che sperano di battere i Campioni d’Italia della Lazio. Il Napoli parte sparato e s'impadronisce subito del centrocampo. Carmignani gioca a ridosso della linea dell'area di rigore senza quasi mai retrocede verso la porta. Vinicio, che predica il calcio totale all’olandese, lo invita a restare alto visto il non gioco in attacco da parte nostra. Al 20' arriva il vantaggio partenopeo: Burgnich per La Palma, doppio scambio di quest’ultimo con Canè, che lascia partire un bolide sul quale Re Cecconi prova ad apporsi. Pallone che arriva a La Palma che la scaglia in rete: 1 a 0, ma manca quasi una partita intera. Noi sembriamo decisamente sulle gambe mentre il Napoli si chiude a riccio, deciso a sfruttare il contropiede. “La Lazio, prima o poi, dovrà aprirsi”: questa la strategia di Luis Vinicio

Passa un altro terzo di partita e si arriva a 66' minuto. Orlandini entra in area dribblando mezzo centrocampo laziale e Badiani per fermarlo lo strattona per un braccio. Sarebbe un rigore netto, a tutti sembra chiarissimo tranne che al signor Michelotti. Evidentemente ad Alberto Michelotti da Parma doveva stare simpatico il nostro Tommaso Maestrelli, fatto sta che il suo operato si sarebbe rivelato decisivo anche un mese e mezzo più tardi, nel corso della partita che avremmo vinto contro la Juventus e della quale abbiamo parlato la settimana scorsa.

Dopo dieci minuti altro giro, altro dubbio: siamo al 76' e ancora Orlandini entra in area e stavolta trova Wilson a stenderlo a pochi passi dalla porta. Anche qui sarebbe un rigore macroscopico (con le regole attuali sarebbe anche scattato il rosso diretto per il nostro capitano) ma Michelotti si gira dall’altra parte, fra i tumulti delle turbe inferocite. Un minuto dopo arriva il nostro pareggio con Renzo Garlaschelli (ritratto nella foto) che ammutolisce lo stadio per quasi trenta secondi. L'azione inizia da Badiani, l’ala opera un lungo centro sotto rete sul quale Chinaglia scatta pronto ma è ostacolato da Carmignani che gli ribatte il tiro; il pallone finisce dalle parti di Renzo che la deposita in rete. Dopo il pareggio temiamo che se un qualsiasi giocatore napoletano si lasciasse cadere in area o che scivolasse per un laccio slacciato, l'arbitro gli fischierebbe un rigore per compensare le due sviste precedenti! Siamo alla fine, all'89' Braglia semina nuovamente la nostra difesa ed entra in area: Wilson se lo vede arrivare davanti come un tir e non può far altro che fermarlo fallosamente.

Tutti gli occhi puntano all'arbitro convinti che questi fischi il penalty e invece estrae il cartellino giallo e ammonisce Braglia per simulazione. Pochi secondi dopo fischia la fine della gara e corre a gambe levate verso gli spogliatoi. Dagli spalti non piovono solo lacrime napulitane, in campo arriva di tutto, dalle arance alle monete da cento lire. Per Michelotti, un’ambulanza come via di fuga verso un posto più sicuro del quartiere di Fuorigrotta. Per noi un altro punto fortunato. Dopo due mesi, eravamo tutti consapevoli come il gioco armonioso delle precedenti stagioni fosse solo uno sbiadito ricordo. Indubbiamente quel giorno avemmo una grandissima “ciorta”.

Come cantava Pino Daniele nel suo indimenticabile brano Napule èOgnuno aspetta “a’ ciorta”. Cosa significa questa parola nel dialetto napoletano? In realtà vuol dire tante cose: fortuna sfacciata o anche destino beffardo o complice, fato o futuro sconosciuti. Ma com’è possibile che un’unica parola significhi così tante cose? Il dialetto napoletano ha capito che la “ciorta” è una sola, perché comune a tutti. Un termine dall’ambiguità semantica che in italiano si risolve con la differenziazione fra Fortuna nel senso di “sorte felice” e Sfortuna, il suo tragico opposto. Ma la “ciorta” è anche qualcosa di più: rappresenta quel disegno divino a cui chiunque è assegnato. Ciò che in italiano chiameremmo semplicemente Destino. Tutti i tifosi della Lazio sanno bene cosa accadde alla nostra squadra nel decennio 1975-1985, per tacere del biennio successivo: dovemmo attendere il salvifico gol di Giuliano Fiorini che scoprire che quella “ciorta”, quel destino, non era poi così malevolo.

Domenica sera giocheremo nuovamente a Napoli, a poche ore dall’anniversario della scomparsa del dio del Calcio Diego Armando Maradona, un personaggio che abbiamo amato tutti, il calciatore più forte e più antidivo del mondo. Giocheremo nello stadio che oggi porta il suo nome. Speriamo di avere nuovamente un po’ di.. ciorta. Sappiamo delle antiche ruggini che scorrono tra le due tifoserie. Da parte nostra, le riteniamo del tutto anacronistiche. I tifosi Laziali hanno simpatia per quelli napoletani e viceversa. Non crediamo ai gemellaggi ma alla lealtà e all’amicizia tra chi condivide la passione per il Calcio. Forza Lazio!

Ugo Pericoli