Cari fratelli Laziali,

abbiamo vissuto una settimana carica di Lazialità. Domenica abbiamo dimostrato a tutti, compreso a noi stessi, di saper essere veramente una fratellanza, una comunità che ama e crede in valori comuni.

Quante bandiere, quante sciarpe. E quante splendide maglie biancoazzurre!

Abbiamo la possibilità di dare una raddrizzata a questo campionato - perché – anche se il “bel gioco” continua a latitare, i risultati sono invece arrivati. Sabato sera proveremo a strappare un pari all’Inter delle stelle. Oggi vi riportiamo ad un Inter Lazio vecchio di quasi un quarto di secolo. Vi riportiamo alle ore 20:30 di sabato 30 ottobre 1999, all’VIII giornata del campionato di Serie A.

L’Inter è targata Marcello Lippi. La formazione è quella titolare: Peruzzi, Panucci, Blanc, Domoraud, Zanetti, Di Biagio, Paulo Sousa, Jugovic, Georgatos, Zamorano e Vieri. In panchina Ferron, Dabo, Fresi, Cauet, Moriero, Recoba e Baggio.

Quanto a noi, mister Sven ha una Lazio “meravigliosa”, in tutti i sensi: Marchegiani, Pancaro, Couto, Mihajlovic, Favalli, Conceição, Veron, Almeyda, Nedved, Boksic e Salas. In panchina si accomoda una parata di stelle: Ballotta, Negro, Sensini, Simeone, Simone Inzaghi, Gottardi e Roberto Mancini.

Partiamo benissimo e dopo soli 20 secondi, il difensore greco Georgatos preferisce spazzare in angolo, temendo l'incursione di Salas, in agguato come un condor delle Ande. Poco dopo, lancio di Veron per il Matador, che però sbaglia maldestramente. Giochiamo meglio dell’Inter ma al 36' andiamo sotto. Lancio di Sousa per Zamorano, destro incrociato che fulmina Marchegiani. Si fa male Favalli ed entra Paolo Negro. È una fase-no e per poco Bobo Vieri - e te pareva! - non raddoppia. Bordata da oltre 30 metri, Marchegiani deve volare per posizionarsi sulla traiettoria di tiro.

Secondo tempo: dopo un possesso palla sterile e abbastanza prevedibile, al 52' finalmente Mihajlovic batte un corner preciso per Fernando Couto, gran colpo di testa del lusitano, pallone alto di pochissimo.

Risponde l'Inter, prima con Zamorano e poi con Di Biagio: accade al 9', nel giro di venti secondi, si mangiano un gol fatto, dividendosi equamente il demerito. Sull’azione successiva, è Nedved a sganciare un siluro che sibila sopra il montante.

Al quarto d’ora ci prova direttamente Mihajlovic su punizione, stavolta la mira non è delle migliori. Siamo sbilanciati, l’Inter ci scappa via in contropiede. Al 28', preciso cross di Zanetti che scavalca Marchegiani ma Zamorano, solitamente attento e spietato, si divora il 2 a 0 spedendo sul palo a porta vuota. Negli ultimi cinque minuti, Eriksson si gioca il tutto per tutto: c’è un fallo dal limite dell’area, molto contestato dagli interisti. Da quella posizione defilata, s’incarica della battuta Veron. Il suo è un cross arcuato e velenoso, Giuseppe Pancaro (ritratto nella foto) è prontissimo a sfruttare una piccola deviazione avvenuta in mischia, calciando - dal limite dell'area piccola - una puntata col sinistro che vale il gol del pareggio all’ultimo minuto.

Il signor Treossi di Forlì concede quattro minuti di recupero e proviamo a massimizzarli. Cerchiamo una vittoria che, per come si erano messe le cose, risulterebbe a quel punto davvero clamorosa. È il 92’, Mihajlovic scocca una traiettoria delle sue ma Peruzzi si supera, sfoderando quella che risulterà la parata più bella del week end.

Finì con un pareggio che ci consentì di mantenere la testa della classifica, seppur con un solo punto di vantaggio sulla Juventus, che avrebbe concluso il fine settimana superando il Piacenza per 1 a 0.

Quanto alla partita di sabato sera, crediamo sia inutile impegnarsi in calcoli e percentuali. Mancano soli 180 minuti, abbiamo qualcosa da perdere ma tantissimo da vincere. Proviamoci. Forza Lazio!

Ugo Pericoli