Cari fratelli Laziali,

la nostra missione impossibile, in questo finale d’agosto appiccicoso e indolente, consiste nel dimenticare prima possibile la sveglia rimediata a Lecce. Non se l’aspettava nessuno. Adesso arriva il Genoa, una squadra apparsa in netto ritardo di condizione, indipendentemente dal risultato conseguito.

Un Genoa che con noi tende ad esaltarsi, sfoderando giocate che negli ultimi tempi ci hanno messo in seria difficoltà. I nostri dovranno cercare di ripetere una partita di vari decenni or sono: era domenica 17 aprile 1977, quando il Genoa di Gigi Simoni venne a farci visita per la XXV giornata del campionato di Serie A.

È finalmente primavera, dopo un lungo inverno più grigio del grigio, intristito all’inverosimile dalla tragedia di Luciano Re Cecconi. Abbiamo scoperto come Andrea Agostinelli, un diciottenne di Ancona già da qualche tempo in orbita Tor di Quinto, sia la sua copia sputata. Anche nel giorno che stiamo per raccontarvi, osservando dalle tribune le sue scorribande lungo-fascia, ci avrebbe preso un tuffo al cuore, perché avremmo creduto di scorgere, tra quelle chiome bionde, quelle dell’indimenticabile Cecco.  

Stiamo disputando un campionato altalenante. Abbiamo da poco perso il derby di ritorno, dopo averlo a lungo dominato. Ci siamo fatti segnare da Brunetto Conti, un ex Genoano, un gol davvero memorabile. La gente laziale attende più di una risposta dalla squadra di Luis Vinicio (nella foto, la formazione titolare nell’autunno del ’76, con Luciano ancora tra noi) - che quel giorno manda in campo questa formazione: Pulici, Ammoniaci, Martini, Manfredonia, Wilson, Cordova, Renzo Rossi, Agostinelli, Giordano, Viola e Badiani.

Simoni risponde con Tarocco, Secondini, Ogliari, Castronaro, Onofri, Matteoni, Damiani, Arcoleo, Pruzzo, Ghetti e Basilico.

È una partita delicata ed è stato chiamato il principe degli arbitri, il signor Rosario Lo Bello della sezione di Siracusa.

La nostra partita, condizionata dagli ultimi risultati, inizia all’insegna di un prudente tentennamento. Il Genoa si illude di poter agevolmente controllare la partita finché Ciccio Cordova, che l’estate precedente è scandalosamente passato dalla Roma alla Lazio, centra il bersaglio al 32' con un pallonetto, sorprendendo Tarocco fuori dei pali: 1 a 0.

Da quel momento Martini, Agostinelli e Badiani iniziano le loro discese lungo le fasce laterali, alternandosi in raid che mandano in tilt i genoani, incapaci di opporre la minima resistenza.

Con Pruzzo e Damiani annichiliti da Manfredonia e Ammoniaci, è il solo Basilico quello che prova a dar fastidio a Pulici, finché Wilson gli fa capire che non è giornata. A due minuti dalla fine del primo tempo, arriva puntuale il raddoppio: Cordova tocca lateralmente una punizione dal limite a Rossi, che fa partire un bolide imprendibile per Tarocco: 2 a 0.

Nella ripresa il Genoa ancora non ha capito verso quale porta deve attaccare, che già deve raccogliere nel sacco la terza rete: è il minuto 47, Cordova amoreggia col pallone per poi passare a Giordano, un gran gol di Brunetto nostro, un tiro al volo a mezza altezza giusto dal limite. Iniziamo a giocare sul velluto, a tratti sembra di essere tornati indietro di tre anni. Flipper Damiani non ci sta e alla mezz’ora trasforma rabbiosamente il calcio di rigore che il signor Lo Bello ha fischiato per uno spintone di Manfredonia a Pruzzo.

I genoani si scuotono, danno almeno l’impressione di farlo. Ma noi abbiamo un Giordano in stato di grazia, che in fuga solitaria infila il quarto pallone nella rete di Tarocco, una saetta che manda a picco la barcollante barchetta genoana, che si inabissa definitivamente per la gioia dei 35000 presenti.

Domenica sera saremo tantissimi. È tempo di vincere e di non sbagliare più. Forza Lazio!

Ugo Pericoli