Cari fratelli Laziali,

alle ore 15 di sabato scorso avremmo tutti sottoscritto un pareggio al Gewiss Stadium. A partita conclusa (e a completamento della giornata di campionato), la sensazione è quella di aver perso il primo treno per il quarto posto. Certo non mancheranno altre “stazioni”, perché non siamo neanche ad 1/3 del campionato e i nostri hanno mostrato spunti più che promettenti come mai accaduto in questo scorso di stagione.

Oggi, più che un ricordo vissuto in prima persona, rivivremo l’esperienza di un campionato inconsueto, un lontanissimo Lazio-Salernitana che venne disputato nel Campionato della Divisione Nazionale girone Centro-Sud “misto serie A e B” 1945-46.

Un campionato particolare, perché disputato all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale. Si provava a ritrovare la normalità perduta anche grazie alla passione per il Calcio. La guerra era appena terminata e le società non erano ancora in grado di programmare un campionato così come lo concepiamo oggi. La difficoltà nei trasporti, con ferrovie, strade e ponti distrutti, rendevano impossibili gli spostamenti delle squadre e pertanto si decise di dividere in due fasce le squadre di serie A. Furono stabiliti due gironi, uno Nord e uno Centro-Sud, formati rispettivamente da 14 e 11 squadre. Le prime quattro classificate di ogni girone si sarebbero poi incontrate nel girone finale. Noi venimmo assegnati al girone misto Centro-Sud (misto perché vedeva anche la presenza di squadre di serie B) insieme al Napoli, Bari, Roma, Pro Livorno, Fiorentina, Pescara, Palermo, Salernitana, Siena e Anconitana. Non venne ammesso il Pisa per motivi economici e nemmeno la MATER, acronimo di Motori Alimentatori Trasformatori Elettrici Roma, un’altra squadra di calcio fondata a Roma nel 1936 che rimase in attività tra gli ultimi anni Trenta e l’inizio del 1945.

Ed eccoci dunque a quel Lazio-Salernitana, al 27 gennaio 1946, la tredicesima giornata del Campionato della Divisione Nazionale girone Centro-Sud serie A e B 1945-46.

Già dal ‘43 avevamo perso il più prolifico centravanti delle Lazio di tutti i tempi, Silvio Piola - che con l’aggravarsi della situazione bellica aveva deciso di riavvicinarsi a casa. Era una squadra, ritratta nella foto tratta da Wikipedia, in completa ricostruzione la Lazio affidata alla guida tecnica di Anton Cargnelli, un allenatore di calcio viennese con passaporto italiano. Noi con Uber Gradella, Carton, Ferri, Alzani, Gualtieri, Del Pinto, Puccinelli, Manola, Koenig Lombardini e Modesti.

La Salernitana rispondeva con Mosele, Lomi, Amenta, Tori, Saracino, Jacovazzi, Colaneri, Volpe, Margiotta, Valese e Onorato.

Diresse l’incontro il signor Catalucci di Firenze e giova ricordare che all’epoca non erano consentite sostituzioni.

È la Salernitana ad affacciarsi per prima in avanti. Azione iniziata da Margiotta, proseguita da Valese, non sfruttata da Onorato, che mancava l’ultimo passaggio per arrivare a conclusione. Subito dopo anche noi mancavamo un’occasione per passare in vantaggio: i salernitani si addormentavano ma Koenig, solo davanti a Mosele, esitava facendosi respingeva il tiro.

Seguitavamo ad attaccare mentre la Salernitana raramente si faceva viva dalle parti di Gradella. Verso la fine del primo tempo Colaneri mancava un’importante occasione. Si chiudeva così la prima frazione. Nella ripresa nuovamente la Salernitana mancava il vantaggio: fuga di Colaneri che metteva al centro, Onorati riceveva il pallone ma mandava alto di testa. Poi si faceva male Amenta e la Salernitana rimaneva in dieci. Solo verso il sessantesimo minuto la Lazio provò a scrollarsi di dosso un torpore che aveva reso la partita lenta e noiosa. Ma si trattava di una pressione quasi impalpabile che non impressionava più di tanto i salernitani, sempre più convinti di potersi portare a casa il punto del pari: al 73' Carton respingeva corto, il pallone terminava al centro dove Lombardini, spalle alla porta, effettuava una sorta di capriola, toccava la palla con la punta del piede ed insaccava tra la meraviglia di tutti. Qualcuno trovava il coraggio per definire la marcatura un gol “internazionale” ma l’espressione non raccolse molte approvazioni, visti i tempi. Pochi secondi più tardi il signor Catalucci di Firenze assegnava una punizione per noi, molto distante però dalla porta campana. Batteva Koenig, un tiro d’inaudita potenza che s’insaccava alle spalle di Mosele. Tiro forte ma certamente non imparabile: grave l’ingenuità dei campani! A questo punto però la Salernitana si scuoteva e otteneva calci d’angolo in serie. Su uno di questi, ben battuto da Colaneri, interveniva Volpe che ne deviava di quel tanto la traiettoria per superare l’incolpevole Gradella. Nel vecchio stadio gli ottomila infreddoliti presenti si attendevano un finale incandescente tra le due contendenti invece le squadre ritornarono a trotterellare con scarsa voglia nelle zone di centrocampo, non costruendo più nulla di interessante ai fini delle emozioni e del risultato. La Lazio superò la Salernitana per 2 a 1.

Una vittoria, la prima in assoluto contro la Salernitana, non bella e nemmeno particolarmente utile ai fini della classifica finale. Terminammo il girone centro-sud in settima posizione con 17 punti, a pari merito con il Palermo, mentre il Napoli e il Bari ne totalizzarono 28, la Roma 27 e il Pro Livorno 26. La Lazio disputò un campionato assai mediocre, incassò 19 reti e ne mise a segno altrettante. Vinse 6 partite, ne pareggiò 5 e ne perse 9. Perse entrambi i derby. Il cannoniere fu Henglebert Koenig che mise a segno undici reti. Visti i brutti risultati non si classificò al girone finale nazionale, che venne vinto dal Torino che precedette, nell'ordine, Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma, Pro Livorno e Bari. Dunque, lo scudetto venne vinto dal Torino, quel Grande Torino che quattro anni più tardi si sarebbe trasformato in leggenda.

Prima di Lazio Salernitana la squadra dovrà vedersela con il Marsiglia. Una partita che è stata vietata ai supporters laziali attraverso uno scarno comunicato. "Sono violenti e fascisti": questi gli aggettivi utilizzati dal Ministro degli Interni francese Darmanin (o, più verosimilmente, dal suo entourage) che ha firmato un’ordinanza di divieto per la partita di giovedì sera.

Ad essere sinceri, sappiamo che giovedì sera sarebbero stati ben pochi i laziali presenti nell’intrigante città del sud della Francia. Ma non è questo il punto. La SS Lazio ha più volte censurato determinati atteggiamenti che non hanno nessuna affinità con i bei gol di Ciro Immobile o con le brillanti azioni d’attacco messe in mostra contro l’Atalanta. Da parte nostra, vogliamo ribadire ancora una volta come la politica di qualunque colore debba restare fuori dal mondo delle curve, tanto nella forma quanto nella sostanza. Forza Lazio!

Ugo Pericoli