Come è nata l’idea della rivendicazione
dello scudetto del 1945 del Campionato di pallanuoto, vinto legittimamente in
acqua dalla Lazio ma poi misteriosamente revocato, salvo poi essere nuovamente
assegnato 76 anni dopo? Bisogna partire da lontano…
Il Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento
è una associazione culturale fondata nel 2010, libera, apolitica e senza scopo
di lucro, che si propone di valorizzare e diffondere il patrimonio storico e
culturale della Società Sportiva Lazio, nata a Roma il 9 gennaio 1900.
Nel corso degli anni ha creato un archivio
digitale formato da qualche centinaio di migliaia di immagini, documenti e
giornali riguardanti tutte le Sezioni del Sodalizio biancoceleste. Un’opera
mastodontica che conserva le pagine più importanti dei 123 anni di vita della
Lazio.
Una delle Sezioni biancocelesti più
importanti è, senza ombra di dubbio, la Sezione Nuoto, che può vantare
l’affiliazione (certificata) alla Federazione fin dal lontano 1° luglio 1900,
oltre a ben cinque campioni olimpici, un campione mondiale, sei campioni
europei, un record europeo e decine di titoli nazionali (individuali e di
squadra).
Lo studio dei periodici e dei quotidiani
dei primi anni del 1900 fece emergere che la Lazio, all’epoca denominata
Società Podistica, veniva indicata come vincitrice dei Campionati Italiani di
Water-Polo dal 1906 al 1909, organizzati Federazione Italiana di Nuoto Rari
Nantes, che nel 1930 cambierà la denominazione in Federazione Italiana Nuoto.
La Federazione, però, riportava (e riporta)
nell’albo d’oro solo i titoli conquistati a partire dalla stagione 1911/12,
omettendo di considerare quelli disputati in precedenza, a partire dal 1901.
Inoltre, nel corso di una riunione del
Consiglio Direttivo del Centro Studi, il Presidente Generale Antonio Buccioni –
al quale stanno molto a cuore le sorti della Lazio Nuoto – fece presente che
anche il campionato di pallanuoto del 1945, vinto dalla Lazio sul campo (anzi,
in acqua) risultava privo di assegnazione.
Ma come si era articolata questa vicenda? Già nel ’35 la Lazio Pallanuoto aveva fallito per un soffio l’assalto al titolo. In porta – pensate un po’ – si esibiva un giovanissimo Massimo Girotti, destinato a diventare, di li’ a poco, una stella del cinema.
Dieci anni più tardi, nel ’45, con la Guerra appena finita e i crateri della città appena ricomposti, la Lazio aveva festeggiato in acqua lo scudetto, il primo della sua gloriosa storia.
Al termine di una fase a gironi le calottine biancocelesti (Caselli, Tamagnini, Ghira, Ognio, Bitetti, De Giovanni, Baccini, Mainetti, Catalani) batterono infatti la Rari Nantes Napoli, uno dei circoli storici del capoluogo partenopeo. In quell’anno vi giocava ancora Gildo Arena, uno dei pallanuotisti piu’ forti del mondo, inventore della cosiddetta “beduina”, ovvero quel colpo, sferrato spalle alla porta, con la palla che filava come un missile dall’alto verso il basso.
Arena, la stagione successiva, avrebbe iniziato a giocare con la Lazio. E’ infatti uno degli undici Campioni Olimpici del Sodalizio in virtu’ della medaglia d’oro che si cinse al collo ai Giochi di Londra del ’48, insieme agli altri due compagni biancocelesti, Ognio e Ghira, due degli artefici del Campionato 1945.
Senza contare che i tre, sempre colorati di biancoceleste, avevano vinto l’anno prima la medaglia d’oro degli Europei a Montecarlo. Testimonianze palpabili di come, allora, la Lazio Nuoto (anche nei tuffi dal trampolino e dalla piattaforma) fosse una luccicante realtà del panorama nazionale, vantando atleti di straordinario valore, destinati a caricarsi sulle spalle, nelle discipline natatorie, l’intero movimento azzurro.
La Rari Nantes Napoli era circolo che, a Napoli, contava, appollaiato sulla scogliera di Santa Lucia: era il luogo prediletto di Farouk e Vittorio De Sica, che vi giocava lunghissime sfide di poker. Pure Toto’ vi indugiava spesso. Carlo Pedersoli, dopo aver militato nella Lazio, indossò proprio la calottina della Rari.
Bene, accadde che in acqua la Lazio battè la formazione napoletana, vincendo cosi’, a conti fatti, lo scudetto. La soddisfazione, pero’, duro’ lo spazio di pochi giorni. La Rari, infatti, presento’ reclamo asserendo un non meglio specificato errore arbitrale. Allora il grado di giudizio era unico e la Rari potè vantare amicizie altolocate per sovvertire l’esito della vasca.
La Lazio così si arrese, non potendo
neppure presentare un contro-ricorso agli organi deliberanti. Avrebbe dovuto
attendere altri undici, lunghissimi anni (fino al 1956) prima di fregiarsi di
quell oche era il primo, meritatissimo titolo tricolore.
Che adesso, però, alla luce dell’assegnazione postuma dello scudetto del 1945, è cronologicamente diventato il secondo scudetto collocato in bacheca.
L’opera di ricerca delle fonti e di ricostruzione documentale di quelle stagioni sportive, confluita nel dossier che è stato poi presentato alla Federazione Nuoto, è stata lunga, laboriosa ma inoppugnabile. Portata avanti con passione e certosina pazienza. La Federazione ha approfondito, come era giusto che fosse, quella mole di riscontri sancendo poi – vista l’indiscutibilità del materiale fornito – l’assegnazione alla Lazio del tricolore 1945 di pallanuoto. Forse lo scudetto della storia – rispetto a tante discipline sportive – più lungamente atteso. E, per questo, forse il più romantico da ricordare…
G.Bi.