Per il secondo appuntamento della seconda stagione de “Il Laziale della settimana” abbiamo incontrato Fabrizio Santori, capogruppo Lega Campidoglio, ritratto nella foto, tifoso biancoceleste e amante della Polisportiva.

Nasce prima l’impegno politico o l’amore per i colori bianco celesti?
"L'amore per questi colori è una passione di famiglia che mi ha 'contagiato' fin da bambino: laziali si nasce e dunque poche cose possono precedere questo amore. Ero comunque giovanissimo anche quando al liceo - per i diritti degli studenti e nei comitati di quartiere - iniziai il mio percorso politico. Poi mi sono candidato e sono stato eletto prima in Municipio XII, poi al Campidoglio, quindi in Regione Lazio e ancora una volta in Assemblea Capitolina, dove sono oggi il capogruppo della Lega".

Sei appassionato di altri sport oltre il calcio e segui altre Sezioni della nostra Polisportiva ?
"Questa Polisportiva per me è un punto fermo, una splendida realtà e sono orgoglioso di essere tra i promotori per l'intitolazione dell'area verde di piazza della Libertà a Luigi Bigiarelli, grande atleta del passato e fondatore, nel 1900, della Polisportiva S.S. Lazio. Seguo il basket, il ciclismo, il nuoto. Cerco di trasmettere la passione per lo sport e i suoi valori anche ai miei tre figli, che sono iscritti ai corsi in piscina e il più grande ha iniziato con il pallone. Lo sport è salute, certo, ma anche uno stile di vita rispettoso delle regole, impegnato e solidale, forgia il carattere ed è per questo che soprattutto per i giovani deve rappresentare un costante momento di formazione e crescita. Sono anche il vicepresidente del Lazio Club Campidoglio: facciamo partite, certo, ma il Club è anche ulteriore occasione di partecipare alla realtà sociale quotidiana delle famiglie, delle imprese, dei quartieri di Roma. Noi ci divertiamo e riusciamo sempre a mettere qualcosa da parte per chi ha bisogno".

La tua più bella giornata da Laziale?
"Ho tantissimi bei ricordi, ma non ho dubbi su quale scegliere: rammento l'emozione del giorno in cui per la prima volta mio padre mi portò allo stadio a vedere la Lazio. Avevo sei anni. Il gioco, i calciatori, i colori, l'impianto, la gente, il tifo con i canti e i rumori, e tutta quell'atmosfera, insomma, che ti coinvolge e ti fa sentire parte di un gruppo, di una storia che corre e del destino di una parte della mia città. Fu un'esperienza indimenticabile".

Come può migliorare questa città dal punto di vista delle offerte per lo sport?
"Prima di tutto smettendo di negare alla città spazi preziosi sia per le attività sportive, agonistiche e amatoriali, che per i grandi eventi che vi si potrebbero organizzare. Eventi che porterebbero anche un notevole indotto all’intero territorio. Le squadre di pallavolo e pallacanestro romane sono senza impianti a disposizione, costrette a perdere tempo e denaro in assurde trasferte, mentre gli storici e prestigiosi impianti romani dormono il sonno infinito del degrado. Mi riferisco in particolare al Palatiziano, sul quale ancora nulla si muove concretamente. L’impegno è riaprirlo nel 2023 e speriamo sia mantenuto, senza ulteriori ritardi e colpevole lassismo. Da risolvere presto anche il nodo dello Stadio Flaminio, un altro spazio che deve essere restituito alla città e allo sport. Importante anche il recupero del campo Testaccio, dell’ex Velodromo, delle palestre nelle scuole. Lo sport deve entrare in tutti i quartieri, dal centro alla periferia, e per fare questo servono investimenti e serietà, gli utenti devono poter godere di impianti moderni e efficienti, in regola con tutte le direttive per la sicurezza e il controllo, con assistenza sanitaria e tecnico- sportiva qualificate".

L’atleta più rappresentativo tra i tanti campioni che hanno indossato la nostra maglia?
"Se devo fare un nome faccio quello di Diego Simeone, un centrocampista che ho ammirato moltissimo. Anch'io, anche se naturalmente a livelli molto più bassi, gioco in quel ruolo. I tempi d'oro di Cragnotti portavano in alto tutta la squadra, una bella squadra, e un giocatore come Simeone era l'uomo adatto, un atleta straordinario, con carattere e grande carisma. Per far muovere un gruppo, e non solo nel calcio, non basta essere solo bravi, bisogna saper trasmettere convinzione, entusiasmo, spirito di gruppo e voglia di vincere. Bisogna avere carisma, appunto".

La prima Lazio che ti ha fatto sognare e perché ?
"Quella che ha dimostrato di saper reagire, salvandosi dalla serie C fino a tornare in A. Un viaggio all'inferno, un periodo buio dal quale la squadra intera e tutti noi tifosi abbiamo saputo riemergere. Questa capacità, questa storia di fatica e di cuore, di tecnica e di intelligenza senza mollare mai, mi ha fatto sognare. Più ancora dello Scudetto o della Coppa delle Coppe".

Quali risultati potrà ottenere questa squadra nella stagione in corso?
"Io credo che ci saranno buoni risultati e che da gennaio si migliorerà. Con qualche ritocco, riportando Immobile ai suoi veri livelli, si può fare bene. Forse non si arriverà allo Scudetto, ma comunque il percorso iniziato con l'allenatore Maurizio Sarri è promettente e darà i suoi frutti. Sarri mi pare il tecnico giusto, è capace, attento e pacato, non trascura nulla e riesce a trasmettere alla squadra anche la necessaria tranquillità".

di Stefano Boccia