Cari fratelli laziali,
abbiamo atteso a lungo prima di ricominciare a parlarvi di calcio giocato, o meglio, del calcio giocato del verrà. Non avremmo voluto illuderci ed illudervi oltremodo. Tutti noi ci siamo sentiti offesi e irritati dalla continua ridda di voci che chiedeva – in prima istanza - la sospensione definitiva di un “presunto” campionato-farsa, salvo poi ritornare sui propri passi nel nome di una non meglio specificata “riformulazione” delle regole della Serie A, che avrebbe dovuto prevedere l’introduzione di sedicenti play-off estesi fino alla – guarda caso! – sesta squadra in classifica.
“Ma stiamo scherzando?” è insorto il laziale sdegnato, prima fermato sul più bello ed ora accomunato a squadre piazzate poco sopra il centro della classifica. Finalmente, dopo un’estenuante tira e molla protrattosi per oltre un mese, tra tre settimane la nostra Lazio sarà nuovamente in campo, tirata a lucido per quella che può essere considerata una vera e propria ripartenza. Tra tutte le pretendenti al titolo siamo l’unica che ha un solo obiettivo. Fatevi due calcoli fratelli laziali, tra Coppa Italia e competizioni europee saranno tantissime le “distrazioni” per il resto del gruppo. D’accordo, ci saranno ben 5 sostituzioni e taluna, come la Juventus e l’Inter, financo la stessa asroma, potrà cambiare senza colpo ferire un intero reparto in un colpo solo, forte di una rosa lunghissima e dai costi abbastanza ipertrofici. Sì, gli altri potranno “riposarsi” di più, ma alla fine – vedrete - varranno di più la determinazione, la concentrazione, la voglia, caratteristiche che la Banda Inzaghi ha mostrato di avere dal lontano pomeriggio del 19 ottobre scorso.
Comunque, cari fratelli laziali, non era questo che volevamo dirvi.
Nei giorni scorsi, prima ancora del “tana libera tutti” del Ministro per le politiche giovanili e lo sport Spadafora, e nel bel mezzo di una latitanza del Calcio dove regnavano incertezze e disillusioni, ci siamo imbattuti in un divertente siparietto tra due laziali intorno alla cinquantina. Eravamo ad Anzio, durante il pomeriggio di un altro weekend senza pallone.
Ebbene, il più giovane dei due amici si lamentava del fatto che il più piccolo dei suoi figli (di circa 9 anni, da quel che abbiamo capito) stesse diventando un “ossessionato” di Lazio e soprattutto di Ciro Immobile. “Capisco il sabato e la domenica, capisco la partitella con gli amichetti” - si sfogava il padre – “ma questa per Immobile sta diventando un’ossessione a tutte le ore del giorno! Il ragazzino è diventato monotematico!”.
Abbiamo rallentato il passo per poter continuare ad ascoltare questo colloquio. Il suo amico, forse più anziano di sei-sette anni, lo tranquillizzava: “è comprensibile che a quell’età cerchi un idolo in cui indentificarsi, anche tu da bambino eri infervorato per Giordano, come io - qualche anno prima - lo ero stato per Chinaglia!”. Ma il padre non desisteva e continuava lo sfogo “ma ti rendi conto che non gli è bastata la maglia di Immobile, non gli è bastata la tessera dello stadio, adesso come vede un pallone inizia a cantare Ciro-Ciro .. insomma .. non voglio che mi diventi un Ultras!”
A quel punto abbiamo lasciato i due amici ai loro discorsi e siamo ritornati alle nostre cose.
Nei giorni successivi, rinfrancati dalle notizie sulla ripartenza della serie A, ci sono tornate alla mente le parole “leggere” scambiate dai due amici laziali. Quel bambino sconosciuto ci ha parlato di una verità che è invece nota a tutti noi, l’immedesimazione con il campione, con il giocatore più forte. E ci è venuto in mente che erano anni che un calciatore della Lazio non diveniva così tanto popolare presso il grande pubblico. Dopo tanti anni, dopo decenni in cui i bambini di Roma cedevano al fascino di idoli con altri colori, dopo l’addio di Alessandro Nesta che aveva dovuto lasciare la Lazio alle prese con una delle crisi più profonde della sua storia, le magliette con il nome di un campione della Lazio facevano nuovamente apparizione per le vie della città.
Abbiamo approfondito questo gioco delle figurine, ponendo a confronto tutti i grandi numeri 9 italiani che hanno giocato in Serie A con la maglia con l’aquila sul petto, tessendone un profilo forse affrettato e sommario, ma certamente equilibrato e veritiero.
Ebbene, se Giorgione Long John Chinaglia era determinato ma testone, Giordano irresistibile ma discontinuo, Signori funambolico ma emotivo, e se Rocchi aveva avuto la sfortuna di arrivare da noi in un momento di down della nostra storia, da quattro anni Immobile si è ritagliato uno spazio speciale nel cuore di tutti i tifosi della Lazio, una passione transgenerazionale, per bambini dai nove ai novantanove anni.
Potremmo argomentare i tanti gol di Ciro Immobile in queste quattro stagioni, ma non avrebbe molto senso, perché dozzine di gol le hanno fatte anche gli altri. Certo, potremmo dire che quest’anno ci ha regalato i tre punti quasi da solo (pensiamo al gol fortemente cercato contro il Napoli), ma anche questi sono episodi che sono toccati in sorte anche ad altri. Potremmo allora fare accenno alla sua simpatia, ma anche tutti gli altri erano simpatici e a volte divertenti. E allora preferiamo richiamare l’attenzione sulla sua caratteristica più importante, probabilmente quella meno evidenziata e che invece – a nostro parere – lo rende unico e insostituibile: la modestia.
E quindi, se proprio dovessimo tessere un paragone, se realmente volessimo cercare un confronto con un grande italiano che ha vestito la maglia biancoazzurra, l’unico accostamento che ci sentiamo di fare, è con il grande Silvio Piola.
Sì, proprio lui, Silvio Piola, il figlio di un calcio che si dava per disperso e che invece sta tornando prepotentemente di moda. In un mondo dove conta più apparire che essere, Ciro Immobile corre controcorrente brillando per tecnica, abnegazione, e una modestia d’altri tempi. Mai una parola fuori posto, mai una polemica, solo incoraggiamenti, buone maniere, un vero modello virtuoso per il giovane tifoso che cerca un campione in cui rispecchiarsi e prendere esempio.
In questa stagione così bella, ma anche così particolare e difficile, che sembra non finire mai, auguriamo a Ciro di vincere tutte le classifiche per cui è in gara, come il titolo di campione d’Italia, di miglior centravanti italiano e miglior cannoniere in Europa.
La Bundesliga è ripartita da qualche giorno e Robert Lewandowski si è un po’allontanato, ma Ciro potrebbe agganciarlo nel giro di qualche settimana, chissà, proprio a cominciare dalla partita con l’Atalanta.
Noi ci fermiamo qui, mancano tre settimane a quel momento. Godiamoci questa ripartenza e cerchiamo di arrivarci nel miglior modo possibile.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli