Cari fratelli laziali, in questi giorni sembra di essere ritornati negli anni ’80. Iniziamo ad essere abbastanza stanchi e andremo dritti al sodo. Vi ricordate cosa voleva dire, cosa significava essere tifosi della Lazio all’alba del 1981? La nostra squadra appena retrocessa, la Roma lanciata in orbita (ovviamente sempre con il supporto di propulsori aggiuntivi messi a disposizione) una situazione societaria disastrosa e disastrata. In quei giorni a Roma esisteva una squadra soltanto. Queste sarebbero state le settimane finali del campionato, saremmo ad un passo dalla partita della vita contro il Napoli, altra data fatidica, altra location per laziali doc, quelli che hanno vissuto le quindici stagioni memorabilmente agitate tra il 1973 e il 1987. Senza questo stramaledettissimo virus saremmo stati in dirittura d’arrivo. Per qualche fratello laziale più ottimista (una rarità che è quasi un ossimoro), saremmo stati campioni già forse da domenica prossima, perché quella col Brescia sarebbe stata obiettivamente una partita facile e la Juventus l’avremmo battuta a domicilio durante il ponte del 25 aprile. Ed invece? Ed invece stiamo assistendo a questa ridda di voci, di dichiarazioni, di contro-dichiarazioni, di smentite, che mettono a repentaglio non solo la situazione presente ma anche quella futura. Che mettono a rischio l’intero sistema calcio. Ogni volta che s’intravede la possibilità di ripartire salta fuori un nuovo contagiato. Non ci addentreremo in questioni che non ci competono e proveremo a restare nel nostro orticello. Ad oggi, se esiste una società che è ragionevolmente sicura di poter “reggere la botta” dei mancati introiti dovuti a una mancata ripartenza, quella è proprio la Lazio. Per i seguenti motivi: - È saldamente al secondo posto e quindi qualificata per la Champions League. - Ha una rosa di giocatori affezionata e motivata. - La rosa dei giocatori ha triplicato il proprio valore negli ultimi 12 mesi. - Nessuno di loro percepisce ingaggi scriteriati o quanto meno, immotivati. - Ha sei Top player molti richiesti dalle big. - Gode di una esposizione finanziaria che è la migliore delle serie A. - Ha lo scontro diretto a favore sulla squadra che la precede ed è in parità su quella che la segue. - Al momento dell’interruzione, i rapporti all’interno della squadra e tra la squadra e la società erano idilliaci. Pertanto, ragionando a freddo e accantonando per un momento la corsa al titolo, crediamo di non scrivere cosa falsa affermando che la Lazio, l’unica cosa che rischierebbe veramente di perdere con uno stop definitivo al campionato, sarebbe quella di perdere la possibilità di lottare per la conquista dello scudetto. Perché potrebbe ripartire dalla 1a fila alla prossima stagione, senza troppi scossoni tecnici e finanziari. Con la medesima onestà intellettuale e per mera logica consequenziale, potremmo riconoscere quanto segue: - L’Inter, e nemmeno la stessa Juventus, potrebbero affermare di trovarsi nelle stesse condizioni tecniche e finanziarie, per tacere di quelle ambientali. Le polemiche in seno alle due squadre non sono mai mancate, e la ricerca di alternative tecniche da parte societaria nemmeno, il loro calcio-mercato ad oggi è in continuo movimento, segno di insoddisfazione per quanto riguarda il lato tecnico. - Escludendo la meravigliosa Atalanta, la squadra che maggiormente ci ha messo in difficoltà, capace di sviluppare un gioco a tratti irresistibile anche al di fuori dei confini nazionali, a parte squadre molto lontane in classifica quali Verona, Sassuolo e Parma, è veramente difficile trovare - tra le partecipanti al campionato in corso - compagini che possano ritenersi soddisfatte della propria classifica e con i “numeri” a posto. La classifica, cristallizzata alla prima settimana di marzo, parla di un Milan e un Napoli in forte ritardo ma soprattutto di una Roma da dimenticare, molto al di sotto delle aspettative e delle ambizioni - pompate, sette giorni su sette, dalla “straccalità giallorossa”, ciecamente baldanzosa durante ogni campagna acquisti, abile a soddisfare una tifoseria avvezza all’adulazione e abituata a risvegliarsi a primavera disillusa e frustrata, ma tuttavia pronta a ricominciare, ancora e ancora e ancora, l’ennesimo giro di giostra. Quest’anno no. Quest’anno stava capitando che la vituperata Lazio, la seconda squadra della Capitale come numero di tifosi, di lettori, di abbonati, ma anche di elettori e semplici cittadini, avesse sovvertito ogni regola. No, non era bastato che qualche mese prima avesse scalzato la Roma dal trono di squadra più vincente della Capitale, dalla fine di ottobre aveva iniziato ad esprimere un gioco scintillante, in dicembre aveva alzato l’ennesimo trofeo nazionale proprio contro la Juventus, sovvertendo nuovamente i pronostici, calando un nuovo tris d’assi ai pluridecorati campioni d’Italia nel breve volgere di tre settimane. Devono proprio essersela vista davvero brutta gli straccali di cui sopra, quando a febbraio la Lazio aveva inserito la freccia di sorpasso, con l’autorità e la consapevolezza di che “sente” di essere il più forte. Se dovessimo scegliere una similitudine per descrivere le disparità di trattamento tra la Roma e la Lazio, potremmo paragonarle a due studenti in concorrenza per la pagella migliore: il primo proveniente da una famiglia ricca e agiata, “il figlio di papà”, dal rendimento incostante e spesso insufficiente, ma utile alla scuola per i continui “contributi” elargiti per armonizzare il sistema scolastico. Il secondo, molto intelligente e umile, raggiunge con applicazione ogni compito assegnato; è un soggetto determinato e dal carattere “chiuso”: talvolta, andando oltre le aspettative, eccelle, mettendo in difficoltà il corpo docente. Quel che sta accadendo è più che evidente: nella nostra città c’è chi rema contro alla ripartenza del campionato perché la Lazio è troppo vicina alla conquista del suo terzo titolo italiano. Non importa che le finanze della asroma navighino in acque agitate, per adesso la priorità è quella di mantenere alto l’umore della tifoseria della “maggioranza relativa”, quella che più contribuisce al pil, proprio come la famiglia del ricco studente appena descritto. Non importa che il rating dell’obbligazione emessa a suo tempo dalla asroma sia stata declassato, il grande pubblico non deve saperlo, gli si deve poter far credere che perfino quest’anno le cose andranno come devono andare, secondo il flusso di una Storia già scritta, che ha stabilito a priori che deve vincere e chi non deve vincere mai. E quindi, proprio per tutta questa sequela di motivi, dicevamo che ci sembra di rivivere l’inizio degli anni ’80, quando a Roma c’era soltanto una squadra e tutto ruotava intorno ad essa. A tutto questo il tifoso della Lazio dice no! Noi accusiamo, chiunque trami i propri piani protetto dall’ombrello dell’ipocrisia e del falso moralismo. Chi agisce, sbandierando un nuovo rischio di contagio, sfruttando la convenienza del momento. Quei politici, che dovrebbero agire per il bene comune e non per quello che gli suggerisce la sciarpetta. Noi accusiamo, quella parte della stampa cittadina che non tutela gli interessi della Lazio e della sua tifoseria. Quegli opinion leaders, che al minimo accenno di ripartenza del campionato dichiarano che “tanto prima o poi ci si dovrà fermare nuovamente” Quei presidenti, che invocano (o lasciano che ad invocare sia la stampa) che si prendano in considerazione i play-off estesi a sei squadre. Quei presidenti, di squadre già tecnicamente retrocesse, che affermano di non voler far scendere in campo i propri giocatori e che il campionato in queste condizioni sia una buffonata da annullare. Noi accusiamo, quei media che non hanno l’onestà intellettuale di ammettere che lo stop definitivo al campionato comprometterebbe non solo l’esito della stagione in corso, ma anche di quelle a venire. In questi giorni di maggio il tifoso della Lazio ha tante crocette “felici” sul calendario appeso in cucina. Scudetti, Coppe, trofei internazionali. Il tifoso della Lazio non ha bisogno di favori o aiutini. Dall’alto della sua onestà intellettuale, preferirebbe rischiare di arrivare al quinto posto pur di continuare a chiedere – nel rispetto della sicurezza che il momento impone – che si porti a termine questa corsa che lo vede, al momento, “quasi” al primo posto. Che si riprenda, come sta accadendo in Germania e in Inghilterra! I tifosi della Lazio attendono di conoscere le norme che l'Esecutivo sta definendo in merito alla ripartenza di questo campionato. La speranza è che le soluzioni che il Governo ha in preventivo, contenute nella bozza di oltre 450 pagine del Decreto Rilancio vicino alla pubblicazione, siano eque e non danneggino la Lazio. La chiave è contenuta in un articolo specifico - il 211 - che affronta la questione della conclusione dei campionati in corso e delle norme per la stagione 2020/2021. I tifosi della Lazio siamo noi: siamo quelli che non mollano mai. Forza Lazio! Ugo Pericoli