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Nel novembre del ’74, mentre la Lazio di Maestrelli si apprestava a mettere assieme una collana di vittorie consecutive, guadagnando la testa della classifica, moriva a Firenze Zeffiro Furiassi. Una morte precoce, sopraggiunta a soli cinquantuno anni. Lui, Zeffiro, pesarese di nascita, aveva legato la sua sagoma di terzino ad alcune della più ruggenti Lazio del Dopoguerra.
Cinque stagioni in biancoceleste, centoventi presenze complessive, allenandosi alla Rondinella e abitando nel quartiere Africano, dividendo ore e trasferte con grandissimi interpreti della nostra storia: i fratelli Sentimenti (Lucidio, Primo e Vittorio), Remondini, Alzani, Puccinelli, Fuin, Bergamo, Montanari, Vivolo, Malacarne, Burini, tra i tanti. Anni, dal ’49 al ’54, in cui Roma era bellissima, il ‘boom’ economico dietro l’angolo dopo le ferite della guerra mentre la Lazio, intesa come Polisportiva, mieteva successi a raffica nel nuoto, vincendo pure gli scudetti del baseball, prenotando pure il tricolore (l’unico) nella pallanuoto.
Stagioni pirotecniche in cui Furiassi (ritratto in una bella chiusura difensiva, retaggio degli archivi del Centro Studi) compose con Remondini e Alzani una diga insormontabile, diventando uno dei beniamini del pubblico biancoceleste. Arrivò nel ’49 e, al termine di quel campionato, venne convocato – assieme ad altri due compagni biancocelesti, Remondini e Sentimenti IV – per i Mondiali del 1950 disputati in Brasile. La Federazione, ancora scossa dalla tragedia aerea di Superga, decise di raggiungere il Sudamerica in piroscafo e Furiassi, nei venti giorni di navigazione, fu uno dei più mattacchioni, nel tentativo di spezzare la monotonia.
La Lazio lo acquisto’ dalla Fiorentina: proprio viola e biancocelesti furono i grandi amori sportivi di Zeffiro, ricordato anche dalla sua città natale, Pesaro, perché nazionale azzurro e vanto sportivo del capoluogo marchigiano. A Furiassi, che incrocio’ Presidenti come Zenobi, Annunziata e Tessarolo, sono legati racconti di una Lazio fiammeggiante, capace – nei primi Anni Cinquanta – di togliersi belle soddisfazioni, piazzandosi per tre anni di fila al quarto posto, alle immediate spalle degli squadroni del Nord.
Doveroso riannodare il racconto della sua vita biancoceleste. Gia’, perche’ Furiassi – in oltre cento anni di calcio – e’ stato uno dei nostri terzini più apprezzati e più bravi. Applaudito in maglia biancoceleste e in maglia azzurra. Eredità per pochi eletti.
G.Bic.
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